Sale, pane, caffè: Napoli e la superstizione a tavola
Fonte: https://mozzilifestyle.com/2019/06/27/attente-al-sale-iodato/

A tavola, per il buon partenopeo, la superstizione è una cosa seria! Sale, pane, caffè: sono tanti gli alimenti oggetto delle credenze napoletane. Del resto « Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male » .

Malvista dalla religione, la superstizione rappresenta nient’altro che l’espressione del bisogno di sicurezza dell’uomo nei confronti del futuro: ciò è ancor più vero a Napoli. Patria di tradizione e credenze popolari, tramandate di generazione in generazione e che uniscono sacro e profano, fin dai tempi più antichi Napoli ha rappresentato terreno fertile per la fioritura di molteplici superstizioni. Nel 1872, quando la città fu colpita da diverse sventure, la superstizione ha rappresentato il modo di combatterle: l’idea di fondo è la credenza irrazionale che determinati oggetti o comportamenti possano influenzare in positivo o in negativo i risvolti degli eventi futuri.

La Napoli del passato era un mondo fatto di rituali e strane tradizioni, dove per contrastare il “male” bastavano pochi gesti: ad oggi la sua anima resta profondamente superstiziosa, tant’è che è ancor presente l’idea che per evitare alcune situazioni basta ripetere alcune azioni.

Per i napoletani a tavola ci sono situazioni che non devono mai capitare, perché possono influire negativamente sul benessere di tutta la famiglia e, anche se considerate solo dicerie, vanno comunque evitate.

Un alimento oggetto di superstizioni a tavola è senza dubbio il sale, considerato un mezzo per scacciare la sfortuna. Far cadere il sale è uno dei gesti peggiori da compiere in presenza di persone superstizione: farlo causerebbe ben sette anni di sfortuna. Per questo motivo un napoletano che si rispetta non passa mai il sale di mano in mano: questo aumenterebbe a dismisura il rischio di farlo cadere. Piuttosto è meglio poggiare il sale sulla tavola e poi riprenderlo (anziché sollevarlo e correre il rischio). Se, tuttavia, si è talmente sbadati da far cadere comunque il sale, il rimedio c’è: lo si raccoglie e lo si lancia dietro di sé. Come per magia, la sfortuna sparirà immediatamente!

In alcune botteghe del centro storico di Napoli, inoltre, è ancora diffusa l’usanza di cospargere di sale l’intero pavimento del negozio. Oppure di spargerlo quando entra un cliente vestito di viola, presagio di sventura e malaugurio! Ma perché proprio questo alimento?

Per capirlo bisogna andare indietro nel tempo; ai tempi dell’antica Roma, il sale era considerato un prodotto talmente di lusso da essere utilizzato come forma di pagamento per i soldati. Sprecarlo significava perdere soldi: da qui ha origine anche il termine “salario”, ossia stipendio.

Un altro alimento oggetto di superstizione è il pane, che a tavola deve avere la sua esatta collocazione e soprattutto non va mai e poi mai messo capovolto. Si tratta di una credenza alle cui origini si intrecciano sacro e profano. È ben noto, infatti, che il pane secondo la religione cristiana rappresenta il corpo di Cristo, quindi capovolgerlo sarebbe come mettere Cristo a faccia in giù. Per quanto riguarda il lato profano, invece, mettere a rovescio il pane porterebbe sfortuna, oltre ad esser visto come un gesto di disprezzo. Questo perché i fornai francesi erano costretti da Carlo VII di Francia a nutrire i boia. In segno di protesta, i fornai offrivano del pane scadente e per riconoscerlo lo capovolgevano.

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Fonte: https://www.agrodolce.it/2018/05/02/superstizioni-legate-al-cibo/

Il pane sulla tavola partenopea dev’essere sempre abbondante: questo perché anche se non si riesce a consumare, il buon partenopeo si sa organizzare e trasformarlo in pane da tostare, per bruschette, per le polpette, per minestre, in pan grattato. Se si arriva al punto di buttare “un pezzo di pane” lo si fa dopo averlo baciato, quasi a chiedere perdono del gesto compiuto.

Vi è poi la credenza secondo la quale l’aglio sia un vero e proprio antidoto contro i vampiri. Secondo una diceria condivisa con altre città del sud, inghiottire l’aglio a digiuno porterebbe fortuna (e rappresenterebbe un vero e proprio toccasana per la salute). L’aglio, in virtù delle molteplici proprietà magiche che possiede, non può mancare in una casa napoletana.

E come poteva essere libero dalle superstizioni il caffè? Considerato la bevanda preferita dei napoletani, il caffè non solo è il più immediato rimedio al sonno, ma in passato era anche la bevanda ideale per somministrare veleni e filtri.

Alle origini da molti napoletani era addirittura considerato la bevanda del diavolo: la storia poi ha fatto il suo corso e ad oggi Napoli è la città del caffè. Addirittura, la smorfia gli dedica un numero: il 42. Addirittura i fondi del caffè possono essere letti per prevedere il futuro: la cafeomancia o caffeomanzia che era super diffusa nel Settecento e Ottocento.

Che dire poi del peperoncino, simbolo per eccellenza della scaramanzia napoletana, usato come amuleto portafortuna e ottimo rimedio contro il malocchio. I semi piccanti hanno la funzione simbolica di allontanare le malelingue!

Infine, anche a Napoli, badate bene a non essere tredici a tavola! Del resto anche all’Ultima Cena non è andata proprio bene…

Vanessa Vaia

Vanessa Vaia nasce a Santa Maria Capua Vetere il 20/07/93. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Classico, si iscrive a "Scienze e Tecnologie della comunicazione" all'università la Sapienza di Roma. Si laurea con una tesi sulle nuove pratiche di narrazione e fruizione delle serie televisive "Game of Series".

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