“Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’                                                   e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.                                          Da quando sei partito c’è una grossa novità,                                                l’anno vecchio è finito ormai                                                                             ma qualcosa ancora qui non va.”

Questo è l’inizio di una delle canzoni più belle del Maestro Lucio Dalla, che tanto amava Napoli e, che probabilmente anche da lassù sta continuando a contemplare la bellezza di una città dai mille colori. Colori, proprio come quelli che rappresentano una delle squadre di calcio più seguite in Italia e non solo: il Napoli, croce e delizia per i propri tifosi (leggi anche: Se il Napoli fosse dei Napoletani).

Se provassimo a sostituire ai versi succitati la parola scudetto alla parola amico, il senso, ovviamente contestualizzato per non scadere nella blasfemia, resterebbe pressoché lo stesso; analizziamolo qui di seguito:

“Caro scudetto ti scrivo così mi distraggo un po’ e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò”: non è una novità che lo scudetto a Napoli manca da fin troppo tempo, con precisione da ben 24 anni. Per i tifosi del Napoli e non solo, lo scudetto è considerato un trofeo addirittura superiore rispetto alla coppa dalle grandi orecchie, quella della Champions League per intenderci. Lo scudetto a Napoli è un vero e proprio elemento mistico, che si fonde a tradizioni e scaramanzie radicatesi negli anni nella cultura popolare di una tifoseria gloriosa ma che, nel non più recente passato, ha potuto gioire a 360° soltanto negli anni d’oro di Maradona. Parlare di calcio, a Napoli, è una vera e propria distrazione, forse l’unica, da quelli che sono i problemi della vita quotidiana, i quali si mescolano a più riprese ad una situazione nazionale tutt’altro che rosea. Durante questi primi 10 anni di gestione ADL, lo scudetto è stato per più volte invocato a gran voce dalla tifoseria, che allo stato attuale, ha festeggiato parzialmente soltanto con il contentino delle 2 Coppa Italia e con la recentissima SuperCoppa Italia (leggi anche SuperCoppa Italiana: il Napoli vince ai rigori).                               
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“Da quando sei partito c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va”: l’ultimo scudetto è transitato all’ombra del Vesuvio nel lontano 1990 e, da quel momento, mai più nessun tricolore ufficiale è stato avvistato nei pressi di Napoli. Come ogni fine anno che si rispetti, è momento di fare bilanci di quel ch’è stato e di nuovi buoni propositi per l’anno che verrà. Purtroppo, in casa Napoli, nonostante bilanci sempre migliori rispetto alle precedenti annate, i buoni propositi sono sempre gli stessi che però puntualmente vengono disattesi. Sia ben chiaro, i tifosi non di certo pretendono i vari Messi/Cristiano Ronaldo o la vittoria immediata di uno scudetto che concretamente non è alla portata di una squadra ancora troppo distante dall’antagonista Juventus, ma sicuramente hanno iniziato a stancarsi di sentire sempre le stesse parole: progetto, crescita, realtà in progress, senza poter gioire per qualcosa di concreto. La società del Napoli, relativamente giovane, pecca ancora di quella pseudo-inesperienza sia a livello dirigenziale che in fase di mercato; ecco quindi che nonostante 10 anni di una più che buona gestione imprenditoriale ADL (leggi anche: S.S.C. Napoli: il bilancio dell’era ADL), ci sono ancora problemi, come ad esempio: la mancanza di chiarezza nei confronti della tifoseria. Lungi dal dire che una società calcistica debba commisurare le proprie scelte in base al sentimento comune dei propri tifosi, però male non farebbe, a definire una volta e per tutte quelle che sono le proprie intenzioni, sia a livello calcistico che dirigenziale. Fomentare la tifoseria con parole come: scudetto e vittorie, senza poi adoperarsi concretamente per il conseguimento delle stesse, è un po’ come voler demagogicamente prendere in giro tutti coloro che amano il Napoli e versano nelle casse della società centinaia di migliaia di euro, tra abbonamenti allo stadio, ticket e partite in pay-per-view. Giocare con i sentimenti non è mai una bella cosa.

E allora per il 2015 non ci resta che augurare il meglio ai tifosi del Napoli, alla S.S.C.N. ed al calcio italiano in toto, quello vero perché, in una realtà di crisi generalizzata, resta pur sempre un piacevole palliativo, e sarebbe un peccato se anche da questo dovessero nascere più delusioni che soddisfazioni.

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Fonte virgolettati: angolotesti.it

Fabio Palliola

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