Inutile girarci intorno: abbiamo vissuto il peggior anno che si ricordi nella storia (dello sport) e ci sentiamo di evitare di fare un elenco delle tragedie accadute in questo 2020 già – eufemisticamente – non proprio leggerissimo. Viceversa, sentiamo il dovere di ricordare ciò che di bello è accaduto in tutti quegli ambiti nei quali lo sport ha deciso di andare avanti, sia per il bene dello spettacolo che per la distrazione di coloro che erano costretti in casa dalla pandemia, e per i quali questa è stata l’unica maniera di evadere da questo mondo.

Il trionfo di Lewis Hamilton in Turchia
fonte immagine: REUTERS/Clive Mason

Lewis Hamilton, l’uomo dei record

Molti dicono che il merito debba essere dato soprattutto alla macchina, a quella incontrastata Mercedes che dal 2014 continua a dominare in Formula 1; altri dicono che non è paragonabile a coloro che guidavano prima dell’era elettronica, ma Lewis Hamilton ha vinto il settimo titolo mondiale della sua carriera nel Gran Premio di Turchia, il quarto consecutivo, ed ha battuto il record di Michael Schumacher per GP vinti nella storia della competizione. Oltre a questo, è anche l’unico pilota nella storia ad essersi aggiudicato una Pole Position e una gara per quattordici anni consecutivi. E per quanto possa non piacere (e sia chiaro che non capiamo il motivo), definire Hamilton con un termine che non sia Campione è quanto di più sbagliato si possa fare, specialmente dopo quest’anno in cui ha conquistato ogni record di questo sport e si è dimostrato icona anche fuori dalla sua monoposto.

LeBron James, il ritorno del Re

LeBron James con in mano il titolo NBA e il titolo di Mvp delle Finals
fonte immagine: Mike Ehrmann/Getty Images/AFP

Divisivo, attaccato, discusso e soprattutto totalmente dominante e accentrante. LeBron James si è preso il peso delle critiche del primo anno fuori dai playoff con la canotta dei Lakers senza cercare scuse, e con l’arrivo di Anthony Davis ha avuto quel supporto che era mancato nel 2019. Il ritorno al titolo NBA dei gialloviola dopo 10 anni di digiuno è passato soprattutto dalle mani del Re, non troppo lontano dalla tripla doppia di media nei playoff, nonostante 17 anni di carriera sulle gambe giocati tutti ad un livello impensabile; e dopo aver vinto un titolo anche partendo dalla Western Conference (vista come la più difficile dalla quale emergere) il Re vuole il suo rispetto, come ha dichiarato dopo il 4-2 contro Miami, e d’altronde non vediamo come sia possibile non darglielo, visto come ha cambiato realmente gli equilibri di questo sport dal 2004 ad oggi.

Barcellona – Bayern 2-8, lo shock delle final eight

La serata che ha consacrato il Bayern Monaco
fonte immagine: sportmediaset.mediaset.it

Eravamo tutti certi di trovarci di fronte ad un Bayern Monaco straripante e tranquillamente in grado di raggiungere la vittoria finale (come poi è effettivamente successo), e al tempo stesso sapevamo che il Barcellona, pur avendo ancora diversi campioni nella propria rosa era una squadra pessima sotto molti punti di vista (non che la situazione ad oggi sia diversa). Ma sicuramente siamo rimasti tutti attoniti quel 14 agosto nel vedere i bavaresi passeggiare senza troppe difficoltà sulle macerie della scellerata gestione Bartomeu, con tanto di beffa firmata Coutinho che ha segnato una doppietta e vinto una Champions League prima di tornare proprio in Catalogna con una medaglia sul petto. Il trionfo dei bavaresi sul PSG è stata la naturale conseguenza di questo match, dove Alphonso Davies si è consacrato come uno dei giovani più interessanti dell’attuale panorama internazionale e dove il Barcellona ha finalmente capito che qualcosa dentro di sé non va.

Rafa Nadal e il 20esimo Slam in carriera

Il trionfo di Nadal al Roland Garros
fonte immagine: Anne-Christine POUJOULAT/AFP via Getty Images

Nell’anno in cui Roger Federer si è dovuto fermare in anticipo per via dei suoi fastidi al ginocchio non potendo quindi partecipare a 3 dei 4 tornei Grande Slam, Rafa Nadal ha agganciato il record dello svizzero di 20 titoli Slam vinti e lo ha fatto ovviamente nel suo regno: il Roland Garros. Sulla terra rossa di Parigi, il maiorchino ha scritto un altro pezzo di storia del tennis, battendo Novak Djokovic e diventando il primo a vincere per 13 volte uno stesso torneo (con un record di 100 vittorie e sole 2 sconfitte) e il terzo a vincere uno Slam in 3 decenni diversi. Oltre a questo straordinario record, Nadal ha raggiunto anche le 1000 vittorie in carriera nel circuito ATP sconfiggendo Lopez nel torneo di Parigi Bercy e diventando il quarto tennista di sempre a farlo. L’ennesimo encomio di una carriera straordinaria che speriamo duri ancora per molti anni, e che speriamo ci regali ancora altri scontri contro l’eterno amico-rivale Roger Federer, per il bene di questo meraviglioso sport.

Lionel Messi supera Pelé nel buio di Barcellona

Lionel Messi con la maglia del Barcellona
fonte immagine: dailysabah.com

Lo abbiamo già detto: siamo davanti al peggior Barcellona degli ultimi anni, ben lontani da quello del 2015 targato ‘MSN’ o da quello guidato Guardiola e la posizione in classifica nella Liga lo dimostra, con la squadra di Koeman a -8 dalla vetta (ma con l’Atletico Madrid che ha ancora 2 partite da recuperare). Eppure anche nell’annus horribilis dei blaugrana, Lionel Messi ha scritto un’altra pagina all’interno del meraviglioso libro di storia del calcio, superando contro il Valencia il record di gol segnati con un singolo club di un certo Pelé che si attesta a 643 reti (anche se il Santos continua a ribadire che le reti di O Rei sono 1091). Un record sopravvissuto per 46 anni e che l’argentino ha raggiunto e battuto, aggiungendo nel suo Palmares l’ennesimo encomio ad una carriera che ormai ci racconta senza problemi e senza fatica dello straordinario talento di questo ragazzo che ha ben poco da dimostrare ormai, ma che comunque speriamo possa andare avanti in eterno.

Andrea Esposito

fonte immagine in evidenza: telegraph.co.uk

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