“La lavanderia a gettoni di Angel” è un racconto che fa parte della raccolta “Manuale di una donna delle pulizie”- titolo tradotto dall’originale americano “A manual of cleaning women“- di Lucia Berlin. Questo breve racconto è il primo della raccolta scritta nel 1977 in America, la cui traduzione italiana è uscita soltanto nel 2015 ad opera della casa editrice Bollati Boringhieri. Il libro è un insieme di storie che narrano la metafora attraverso la quale l’autrice visse la sua intera esistenza, contornata dal sentore di un’America originale che si presenta con i suoi pregi e i suoi difetti. La storia è vissuta passo passo dall’interno attraverso una narrazione quasi autobiografica che ci riporta esattamente nel mezzo della vita di Lucia Berlin, che in età già molto matura esordisce nella scrittura di un libro completo. Infatti l’autrice, dopo aver inserito sporadicamente dal 1960 le sue brevi storie all’interno di importanti riviste come il The Nobel Savage, coglie l’opportunità di dare vita ad un’opera completa di racconti di cui “La lavanderia a gettoni di Angel” fa parte. In ciascuna di queste storie è presente quel tratto intenso della cultura multietnica americana visto dagli occhi di una nativa dell’Alaska che ha attraversato il continente fino al Messico per seguire il lavoro di suo padre. Dal suo viaggio attraverso gli stati del grande paese ha estratto questo simbolo della vita suddiviso in 43 racconti.
In “La lavanderia a gettoni di Angel” la protagonista è anche l’autrice stessa che si ritrova in un luogo frequentato da molti che racchiude in se stesso i significati più nascosti della vita di quei tempi, e non solo. La storia nasce da un confronto che Lucia Berlin ha con un vecchio indiano, sopraffatto dalla dipendenza da alcol, che racconta la sua vita ponendola a confronto con quella dell’ autrice. Attraverso la lavanderia a gettoni, custodita dal proprietario Angel, vengono filtrate le vite di chi quotidianamente frequenta il posto passandoci un breve ma intenso momento della propria esistenza. Qui si nascondono e si svelano allo stesso tempo le avventure quotidiane di chi passa per un lavaggio o una tinteggiatura, di chi affigge un annuncio che nasconde serenità o tragedia e, soprattutto, di chi si ferma ad aspettare che la macchina abbia completato il lavaggio incontrando e scontrandosi con la vita di chiunque, che sia parte o meno della società. Nella lavanderia a gettoni di Angel, dove l’autrice aveva passato il suo tempo si riscopre il fulcro dell’esistenza, che sia questa di dolore o di gioia, e si vedono gli alti e bassi di una comunità vasta e variegata.
La solitudine della vecchiaia affrontata dall’anziano protagonista di questa prima storia è solo una delle tante fasi che il corso degli eventi porta ciascun uomo ad affrontare. Questo basso momento dell’esistenza può avere risvolti funesti per alcuni, come nel caso dell’indiano, o essere di spunto per una nuova pagina della propria vita. Nel momento in cui l’esistenza di una persona che sta per concludersi, si scontra con il ricordo della giovinezza e dell’età adulta emergono i contrasti ed i rimorsi di cui la lavanderia a gettoni di Angel si fa testimone. In quell’esatto momento, mentre l’indiano racconta la sua storia, appaiono così evidenti le ferite che, solo chi avuto modo di affrontare una vita come quella di Lucia Berlin, è in grado di narrare. In un mondo non ovattato dove esistono buoni e cattivi e dove donne e uomini convivono affrontando senza sosta gli eventi quotidiani, la lavanderia rappresenta un luogo sicuro dove rifugiarsi e far rifugiare chi ha una storia da raccontare. Grazie ad essa verranno fuori tutte le vicende che costellano questa intensa raccolta.
L’esordio di questa raccolta è, infatti, la chiave per leggere ciascuna delle 42 storie seguenti che affrontano i diversi punti di vista attraverso cui l’autrice ha vissuto ogni singolo giorno: quello della Berlin nomade, quello della Berlin scrittrice, quello della Berlin madre, cittadina del mondo americano. Ciascuna narrazione racchiude in sé la vasta complessità della vita secondo cui in ogni casa, in ogni luogo, che fosse di passaggio o meno, come la lavanderia a gettoni di Angel, si celava una storia che Lucia Berlin sarebbe stata in grado di raccontare. Nel periodo in cui svolse il lavoro di donna delle pulizie, l’autrice era sopraffatta dalla gioia che comportava il frequentare diverse case tanto da dichiarare: «Amo le case, le cose che mi raccontano, e questo è uno dei motivi per cui non mi dispiace fare la donna delle pulizie. É proprio come leggere un libro». Ma lei non amava solo questo lavoro, amava ogni mansione che la vita le aveva permesso di svolgere, da quella di madre a quella di figlia o di operatrice al pronto soccorso. Amava anche le cose più crudeli e dolorose della vita, quelle che racchiudevano il lato oscuro di ciascuna storia e non si risparmiava di inserire anche queste nei suoi racconti.
Perché d’altronde la storia di ciascuno di noi racchiude in sé tante briciole di dolore e altrettante di gioia. Ogni vita è costellata da alti e bassi, da momenti di massima felicità e momenti di massimo sconforto; ma, allo stesso modo, è contornata dalla vita di altrettante persone che affrontano ciascun momento in un modo diverso. Della diversità che si cela nella quotidianità si arricchiscono questi racconti come quello di “La lavanderia a gettoni di Angel” e si fregiano di tutti questi volti dell’esistenza di Lucia Berlin e di ognuno nel mondo.
Francesca Scola