Il percorso attraverso il quale si giunge alla stesura del bilancio annuale e pluriennale dello Stato è percorso lungo e pieno di insidie, soprattutto in un periodo dominato dall’incertezza come quello attuale, dove un piccolo errore di valutazione può portare a grossi squilibri capaci di sovvertire le esigenze di spesa della Pubblica Amministrazione. Per questa ragione in molti sono stati colpiti dalla sicurezza con la quale il premier ha anticipato i punti salienti della prossima legge di stabilità ed illustrato i principi che ispireranno l’operato economico del Governo nei prossimi mesi. Così diventa un caso l’odierna discussione nel Consiglio dei Ministri di un documento, il Def, ancora incompleto o quanto meno non definitivo, vista la volontà da parte dei tecnici del Tesoro di presentarlo domani al CdM, allo stato attuale delle cose sembra inevitabile la discussione da parte del Consiglio di un documento di programmazione economica privo della parte programmatica, ennesimo ossimoro della politica italiana.

Motivo principale della stretta ai tempi è sicuramente la densità dell’agenda parlamentare per i prossimi mesi, con l’approssimarsi di una serie di scadenze, tali da aumentare le probabilità che l’ingorgo generatosi possa costringere l’esecutivo ad accantonare qualche progetto in attesa di tempi migliori.
Sull’aspetto programmatico del documento è intervenuto direttamente il premier durante la Direzione del suo partito, affermando come il rispetto dei parametri sia fondamentale per la credibilità del Governo, confermando il rispetto del parametro rapporto deficit/PIL al 3%.  Dal punto di vista programmatico però il Governo nel corso del consiglio EcoFin di Aprile 2014 aveva confermato la volontà di rispettare un margine ben più basso, pari al 2,3% del rapporto deficit/PIL, questo crea tra i due documenti programmatici presentati, uno scarto di sei decimi di punto percentuale, quantificabili in circa 10 miliardi di Euro in più da poter spendere.
EcoFin
A questi vanno sommati 5 miliardi di Euro risparmiati in conto interesse grazie alla dinamica dei tassi e 3 miliardi di Euro recuperati nella lotta all’evasione. Ciò garantisce al Governo un margine di 18 miliardi di Euro, con i quali coprire le istanze dei singoli ministeri più tutte le anticipazioni alla finanziaria fatte dal premier nei giorni scorsi. Così, giocando con le cifre e le previsioni, questo margine andrà a coprire l’istituzione di nuovi ammortizzatori sociali a favore di precari e Co.co.co. , per un importo di 1,5 miliardi di Euro, investimenti nell’edilizia scolastica per un miliardo, alleggerimento dei vincoli di bilancio per i Comuni per un totale di 1,5 miliardi e 2 miliardi di Euro destinati alla riduzione del costo del lavoro. In totale fanno 6 miliardi di euro, cui vanno aggiunte spese già programmate ed indifferibili per ulteriori 16 miliardi.
Ad occhio c’è uno scarto negativo di circa 4 miliardi di euro da coprire che, viste le smentite del premier sull’ introduzione di nuove tasse,  verranno ricavati attraverso tagli lineari alla spesa pubblica.

Marco Scaglione

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