Max Weber nel suo Sociologia del Potere poneva l’accento sul ruolo dei Leader Carismatici e sulla loro autorità, che portava le persone a sottomettersi a queste figure quasi eroiche in maniera del tutto emozionale, senza riflettere effettivamente sui loro gesti o sulle loro parole. Ora è chiaro che paragonare gli scopi dei leader di inizio ‘900 a quelli di Cristiano Ronaldo – che sicuramente non è nulla più di un atleta professionista – ha ben poco senso, ma le sue parole hanno una risonanza tale da poter avere comunque un’influenza sulle persone che lo seguono. E quando le tue parole si diffondono così velocemente e così facilmente, puoi davvero permetterti di esprimere le tue idee sul Covid-19 attraverso il tuo profilo Instagram?

Dopo aver pubblicato la solita foto in cui affermava di esse in splendida forma, l’asso portoghese ha avuto la non brillantissima idea di scrivere “PCR is Bullshit“, ovvero che il tampone per rilevare la positività al Coronavirus è una stronzata, salvo poi cancellarlo quando ormai il danno era fatto e sotto il commento si era già scatenato il finimondo. Un parere che certamente abbiamo già sentito dalle schiere di negazionisti sparse in giro per il mondo, e per quanto sembra strano dover spiegare ancora una volta che stiamo vivendo una situazione reale, ognuno rimane comunque libero di pensarla come meglio crede. Però quando sei Cristiano Ronaldo, ciò che pensi e scrivi nei tuoi canali social non è solo una goccia in un mare di parole incontrollabile, ma è l’intero tsunami che si scaglia contro il mondo di internet.

Il post di Cristiano Ronaldo su Instagram, con il commento incriminato

Sia chiaro, questo è un discorso che va ben oltre la semplice questione Covid-19 e che va affrontato quindi relazionandosi anche a tanti altri argomenti. L’utilizzo dei social di Cristiano Ronaldo è sempre stato molto formale e poco comunicativo, difatti non c’è mai stato un messaggio che mostrasse il suo impegno nel sociale (che peraltro è da sempre encomiabile) o un qualche tipo di interesse su cosa accade nel mondo, e non è certamente obbligatorio fare né l’una, né l’altra cosa. La stranezza di questo scivolone infatti è tutta qui, e possiamo certamente capire la frustrazione di essere costretti a non giocare pur sentendosi al massimo della forma, ma non si può tollerare che 240 milioni di followers possano essere anche solo minimamente influenzati dalla scellerata idea che Cristiano Ronaldo si è fatto sui tamponi.

Perché per quanto possa sembrare assurdo, un personaggio famoso può avere un’influenza infinitamente maggiore sulle persone comuni, in particolar modo sui giovani. La chiamata di Giuseppe Conte alla coppia FerragniFedez ha scatenato una polemica del tutto inutile e superflua, perché dall’alto della loro popolarità (che è sicuramente maggiore sia dell’OMS che del Premier stesso) un messaggio che passa attraverso due “colossi dei social” ha certamente più chance di arrivare alle persone anche rispetto a un DPCM letto in diretta al Parlamento; la stessa pratica l’ha seguita anche la Regione Lombardia, con testimonial d’eccezione Zlatan Ibrahimovic, che attraverso la sua tipica autocelebrazione ha lanciato un messaggio con un impatto sicuramente più grande di quello che avrebbe avuto il solito susseguirsi di parole scritte su uno schermo.

Il gesto di Ronaldo non deve condannarlo per il resto della pandemia o anche solo dei giorni a venire per via di un errore stupido e probabilmente fatto senza pensarci troppo su, ma deve servire da monito per altri sportivi che possono godere dello stesso bacino d’utenza. I giocatori NBA si sono resi conto che loro potevano essere un mezzo per far capire che il razzismo negli USA è un problema vero, ed è ciò che hanno fatto scioperando dalle partite e partecipando alle manifestazioni dopo la morte di George Floyd, ma soprattutto con una continua campagna “social” fatta di messaggi anti-razziali e di continuo supporto alla causa dei manifestanti attraverso Instagram e Twitter. Non si tratta solo di quella moda tutta del 21esimo secolo di dover per forza dire la propria a prescindere, ma la consapevolezza di avere a disposizione una fetta di pubblico talmente grande da poter essere anche un minimo influente nei cuori della gente.

Un giusto modo di utilizzare i social e la popolarità, firmato Marcus Rashford

Non chiediamo di essere tutti i cestisti americani, o come Marcus Rashford che attraverso i suoi social si è battuto anche con Boris Johnson per offrire un pasto ai bambini poveri, ma solo di avere un po’ di buonsenso che Ronaldo purtroppo qui non ha avuto. Se non si ha un messaggio intelligente non è necessario parlare a tutti i costi e in questo caso Ronaldo poteva anche starsene zitto, perché instillare un’idea così stupida di questi tempi può solo peggiorare la situazione, perché avere un canale social attraverso il quale esprimerci non ci autorizza in alcun modo a dire tutto ciò che ci passa per la testa, ma soprattutto perché il silenzio è un’arte fin troppo sottovalutata.

Andrea Esposito

fonte immagine in evidenza: calcioefinanza.it

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