Ormai la parola immigrazione è divenuta un termine ricorrente nella nostra vita quotidiana. Un termine che si ascolta ovunque e divenuto, quasi, di casa. Chi è il protagonista di tutto ciò e delle dure traversate in mare ancora oggi, nel nostro paese, non riesce a sentirsi a casa. Tanti sono coloro che arrivano con il pensiero che sia questa terra un punto d’arrivo, una fine gloriosa, un meraviglioso finale, lasciando a mamma africa il cuore e tutte le cattiverie. Invece, si ritrovano davanti un punto d’inizio, una strada tortuosa. Un’altra traversata non molto diversa da quella africana. La guerra ideologica, gli ostacoli, i numerosi cartelli alle frontiere con scritto “io qui non posso entrare”. Nottate di vagoni, ritorni e tende. Dimenticandoci che se anche poi nel suo sfogo dell’Eurabia la scrittrice Oriana Fallaci aveva ragione per noi restano comunque fratelli.

Sono in tanti però, quelli che non riescono a varcare l’arrivo, il percorso europeo per loro resta soltanto un sogno: un immaginario. Molti di loro restano li, nella cura del mare. L’unico posto uguale per tutti gli uomini, l’unica terra di tutti, l’unica cosa, a quanto pare, che ci fa sentire uguali. Il mediterraneo che fa sperare ed il mediterraneo che trascina con sé, la strada che fa più morti al mondo.

Secondo un report stilato dall’UNHCR (Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati)  si denota una netta diminuzione del numero di morti dall’inizio dell’anno ad oggi. Tutto ciò è dovuto anche alla revisione avvenuta dopo il consiglio europeo e dopo la grande strage dei migranti. Dall’inizio dell’anno, infatti 150.000 persone sono arrivate sulle coste europee tramite il mediterraneo, la metà solo in Italia. Il numero di morti, in questa traversata, dall’inizio dell’anno è nettamente diminuito. Tra gennaio ed aprile sono stati 1750 i decessi, nel mese di giugno solo 12. Sicuramente a favorire questo numero sono le condizioni climatiche estive, ma anche dal cambio di approccio dell’Europa difatti, come dice l’UNHCR le azioni di ricerca e salvataggio si sono intensificate. Il tutto è stato confermato da Ewa Moncure, portavoce di Frontex, la diminuzione del numero dei decessi in mare si deve anche alle misure più accurate messe in atto dal Consiglio Europeo del 23 aprile scorso, dove si decise di aumentare le misure umanitarie e logistiche per intensificare il programma “Triton”. Il risultato è soddisfacente, solo 1 migrante su 427 ha perso la vita dalla revisione del programma europeo, a differenza dell’1 su 16 di inizio anno. Stime confortanti anche se i naufragi però, purtroppo non sono ancora da escludere, il mare può sempre tutto.

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