Free Shots, nella musica un porto sicuro a cui fare sempre ritorno
Fonte: Sollevante Press Office

Sofisticati ed elegantemente retrò, i Free Shots ci riportano indietro nel passato in una sala da ballo dei ruggenti anni Venti, dove il turbinio dei beats dondolanti fa ondeggiare le frange di seta, le file di piume e/o gli svolazzanti ricami di perline in vetro che caratterizzano gli abiti da danza delle ballerine di quei bei tempi ormai andati, ma che tuttora vantano un notevole fascino tra le più disparate generazioni.

La peculiarità della proposta musicale dell’ilare combriccola genovese che, già da svariati anni, pratica con successo la filosofia del modern swing è proprio questa: il saper attingere in maniera impeccabile da elementi tipici del jazz e, più in generale, della musica americana della prima metà del secolo scorso al fine di miscelarli con frizzanti e coinvolgenti melodie pop contemporanee.

Le coordinate musicali del nuovo singolo dei Free Shots non sono troppo distanti dallo stimolante cocktail sonoro al quale il collettivo ligure ci aveva finora abituati: “Paolo” – questo il titolo del brano – conferma il mood energico e scanzonato divenuto marchio di fabbrica della swing band che finisce inevitabilmente con l’assurgere l’ascoltatore a vette più alte.

Per navigare nel mare tempestoso della vita, noi tutti necessitiamo un’ancora di salvezza al quale restare aggrappati in caso di estrema necessità ed urgenza. Che questo raggio di sole che, mentre risplende, illumina il miracolo dell’esistenza sia l’amore, uno stretto legame di amicizia, una passione o chi ne ha più ne metta è indifferente; quel che importa è che, all’occorrenza, ci sia un “Paolo“ di turno a farci dimenticare ogni qualsivoglia difficoltà del quotidiano, portandoci gioia e sorrisi.

A tu per tu con i Free Shot, tra le realtà musicali più innovative e di maggiore impatto nate ad di sotto della Lanterna:

Con un approccio alla musica leggero e disincantato e lasciandovi sedurre dal passato, senza trasfigurarlo troppo, siete riusciti a trovare una cifra stilistica originale e non del tutto convenzionale rendendo un genere di nicchia alla portata di tutti. Da cosa deriva il vostro modo di interpretare lo swing in chiave moderna?

«Nato nel 2014, il progetto Free Shots si prefiggeva inizialmente come obiettivo l’arrangiamento in chiave swing di alcuni tra i più grandi successi contemporanei. Tra un palcoscenico e l’altro, abbiamo avuto modo di interfacciarci con numerose realtà della scena electro swing internazionale, tra i quali possiamo citare i siculo-londinesi Swingrowers, i bolognesi Rumba de Bodas e i torinesi Sweet Life Society: i beat scanditi ed incalzanti degli artisti in questione hanno fatto sin dal primo impatto breccia nei nostri cuori, tant’è che nel giro di poco tempo siamo giunti anche noi ad abbracciare sonorità maggiormente elettroniche e ritmiche più quadrate all’interno di un rapido flusso sincopato. Se il nostro disco “Vorrei tanto dir” è la felice descrizione di uno stadio di transizione, l’incontro con Wolfgang Lohr ha segnato decisamente la svolta nelle nostre produzioni: la collaborazione con il produttore berlinese ci ha fornito numerosi spunti a livello testuale e soprattutto sonoro, quali l’ausilio di una batteria con suoni elettronici marcati, l’impostazione pop nel groove, l’utilizzo di synth sia in sottofondo che in primo piano nei riff e l’inserimento di hook molto catchy

In questo periodo difficile dettato dalla pandemia, voi Free Shots avete messo in campo l’energia che vi contraddistingue per dar luce ad una serie di inediti tra cui possiamo annoverare “Paolo”. Come è nata la canzone e quale messaggio si prefigge di trasmettere?

«La musica è stata per noi lo snodo essenziale di questa fase di cambiamento e ricerca di un nuovo equilibrio. È da una riflessione in merito la perenne tensione umana verso dei punti fermi, capaci di dare sostegno e protezione, che è scaturito il brano: in un mondo incerto e di difficile comprensione, noi tutti abbiamo bisogno di far fronte a questa insopprimibile esigenza e di liberarci da qualsivoglia bisogno imposto che, volenti o nolenti, ci tocca. Come è lecito che sia, probabilmente vi starete chiedendo chi è e cosa c’entra il nostro beneamato Paolo che dà il titolo alla canzone con quanto enunciato: egli è un amore, una certezza e, più in generale, un qualcosa al quale aggrapparsi. Il nostro invito è che, in base alle vostre inclinazioni, diate una libera interpretazione al singolo e che stabiliate voi stessi chi o cos’è Paolo.»

In riferimento alla tematica trattata nell’ultimo degli inediti da voi pubblicati, nella vita le costanti assumono un ruolo di vitale importanza in quanto ci consentono di avere dei punti di appoggio sull’ignoto. A quali appigli saldi vi attaccate per procedere nelle vostra scalata della montagna?

«A nient’altro, se non al suonare insieme! Dal punto di vista musicale, ciascun membro dei Free Shots ha il proprio Paolo, un mentore al quale si ispira: Paolo è Louis Armstrong con la sua inimitabile maniera di suonare la tromba, è Beyoncè con il suo modo di interpretare e vivere il palco, è Cleopatra dei Lumineers con la sua storia travagliata, è Johnny Cash che pochi anni prima di morire si reinventa interpretando brani di altri artisti, è Tom Waits con la sua splendida voce swing sporca e roca, è un assolo di Mark Knopfler, è De Andrè che scrive di Genova, è un groove di Jaco Pastorius, ecc. In estrema sintesi, Paolo è per noi un cuoco ambulante che soffrigge musicae, così facendo, incanta la piazza.»

Lo scorso dicembre, attraverso l’associazione Scena Unita, siete stati protagonisti di una serata live a favore dei lavoratori dello spettacolo tenutasi sul palco de La Claque. Ci raccontate qualcosa in merito questa iniziativa benefica? Avete in programma altri eventi simili?

«Dal 2015 a questa parte, puntualmente in data 23 dicembre, siamo soliti organizzare a La Claque di Genova – la sala concerti del Teatro della Tosse – un evento per porgere i nostri migliori auguri al calorosissimo pubblico di casa dei Free Shots. Vista l’impossibilità stavolta di organizzare e presa consapevolezza delle ingenti difficoltà in cui tuttora versa il settore dello spettacolo, composto non solo da artisti ma da tanti professionisti dietro le quinte, ci è parso doveroso dare il nostro contributo a supporto di una categoria che ne sta, purtroppo, passando di cotte e di crude. Nonostante sia venuto a mancare il contatto fisico, gli sguardi, le mani alzate e gli abbracci, possiamo senza ombra di dubbio definirlo un momento a dir poco emozionante: anche se a distanza, il calore delle persone si è fatto sentire alla grande! Attualmente, non abbiamo in cantiere nulla di simile; senza fornirvi ulteriori spoiler, non vi nascondiamo però di essere impegnati nella realizzazione di altri singoli che usciranno nei prossimi mesi. Stay tuned!»

Vincenzo Nicoletti

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