L'arte di Badiucao contro l'autoritarismo in mostra a Brescia
Fonte immagine: https://www.bresciamusei.com/detnews.asp?n=8&num=2279&t=La+Cina+non+%E8+vicina%0D%0ABADIUCAO+%96+opere+di+un+artista+dissidente%0D%0A

Badiucao è lo pseudonimo – scelto per proteggere la propria identità – di un fumettista, artista e attivista cinese ma residente in Australia in quanto, come egli stesso afferma sui propri canali, “Hated by Chinese Gov“, ossia “odiato dal Governo Cinese”. Una domanda allora sorge spontanea: perché?

Badiucao, giovane studente di Legge presso la East China University, s’imbatte per caso nella visione di un documentario intitolato “The Gate of Heavenly Peaceche racconta la strage di piazza Tienanmen del 1989, avvenuta per mano dell’esercito cinese che aprì il fuoco con i carri armati contro le manifestazioni di massa portate avanti da studenti e lavoratori. Essi rivendicavano una maggiore libertà politica e di stampa, riforme economiche volte a migliorare la qualità di vita, ma soprattutto un governo democratico. Dinanzi alla visione di immagini particolarmente forti, Badiucao decide di abbandonare gli studi e di impegnarsi in prima persona nel contrasto dell’autoritarismo e di ogni forma di controllo e repressione politica, sociale, culturale. Per far ciò, metterà a servizio del prossimo – in particolar modo attraverso i canali social – il proprio talento artistico. «Badiucao crede che la storia venga costantemente […] dimenticata quando la libertà di parola e la democrazia sono assenti. […] Crede che l’arte e Internet abbiano il potere di decostruire l’arroganza e l’autorità della dittatura come elemento costitutivo del risveglio individuale e della libera indipendenza.»

Trasferitosi in Australia, a Melbourne, realizza alcuni dei suoi primi disegni satirici senza mai render nota la propria identità, conscio del fatto che altrimenti il Governo Cinese avrebbe imposto la censura e preso seri provvedimenti nei suoi riguardi. «In Cina, se si veicola un’arte o un pensiero in netta contrapposizione con le autorità, scatta la censura, con dure repressioni nei confronti dei difensori dei diritti umani e delle persone considerate dissidenti.» Senza identità e sempre con indosso una maschera, molti cominciarono a definirlo “il Banksy cinese”. Tuttavia, ambientatosi col tempo in una realtà diversa e ben lontana da quella repressiva della Cina, Badiucao decide di svelare la propria identità nel 2019 e di impegnarsi anche nella realizzazione di mostre aperte al pubblico come quella attualmente in corso – fino al 13 Febbraio 2022 – presso il Museo di Santa Giulia di Brescia, intitolata “LA CINA (NON) È VICINA. Badiucao – opere di un artista dissidente.”

Il percorso espositivo

Suddivisa in cinque sezioni tematiche, la mostra permette all’osservatore di immedesimarsi nel vissuto dell’artista e di entrare in contatto con alcuni degli aspetti più taglienti della realtà rappresentata.

Nella prima sezione, “Cina“, è possibile osservare le diverse maschere che Badiucao ha negli anni realizzato al fine di celare la propria identità e il documentario “China’s Artful Dissident” nel quale sono presenti interviste a concittadini esiliati, testimoni di violazioni dei diritti umani. Tra le opere troviamo inoltre “Dream“, un letto segnato da circa 4000 matite dalla punta affilata, temperate a mano, simbolo del sonno tormentato dell’artista, in particolar modo durante il suo esilio in Australia. Altrettanto importante il “Covid portrait for Dr. Li“, il ritratto del Dottor Li Wenliang che tempestivamente aveva denunciato la presenza del Coronavirus e per questo era stato convocato dalla Polizia cinese per aver diffuso “commenti falsi su Internet”. Dopo qualche tempo, egli stesso contrasse il virus da un paziente infetto e morì in seguito ad alcune complicanze. A tal proposito, in relazione alle disposizioni di censura messe in atto dalla Cina nel corso dell’attuale pandemia, Badiucao illustra un uomo al quale viene forzatamente infilata nella bocca una mascherina appallottolata, accompagnato dalla scritta “Silence is health – How China controls Coronavirus“. Una censura, questa, che non guarda in faccia la realtà; una censura che, al contrario, pretende disintegrare le evidenze.

Badiucao
How China controls Coronavirus

Hong Kong“, la seconda sezione, è il riassunto di una pacifica rivolta che ha avuto luogo nel 2019 durante il governo di Carrie Lam. Migliaia di giovani studenti si sono uniti al fine di manifestare il proprio dissenso nei confronti della proposta di legge che prevedeva l’estradizione dal Paese degli accusati di reati punibili con più di sette anni di detenzione.

Badiucao
No China extradition

La terza sezione, “Uiguria“, mira a denunciare la situazione di sfruttamento e di “genocidio culturale” dell’etnia uigura dello Xinjiang. Solo qualche mese fa, alcuni marchi stranieri avevano preso la decisione di sospendere l’utilizzo del cotone dello Xinjiang nei loro prodotti in seguito ad evidenti prove che dimostravano come gli uiguri fossero sottoposti al lavoro forzato nella catena di produzione dello stesso. Essendo il lavoro forzato una violazione dei diritti universali ed inalienabili dell’essere umano, molti hanno voluto prendere le distanze da una simile realtà nonostante le autorità cinesi ancora continuino a giudicare tali supposizioni non veritiere.

Badiucao
Boycott Xinjiang cotton

Nella quarta sezione, “Myanmar“, l’attenzione si sposta sul regime dittatoriale del Sudest asiatico, teatro di un recente colpo di Stato e vittima di abusi di potere e censure derivanti da un rigido controllo da parte del Governo sulla stampa e sulle associazioni attiviste, limitando anche la libertà di culto ai fedeli che costituiscono la minoranza. Molti di questi, in particolar modo, sono stati puniti con la privazione del cibo.

Badiucao
#SaveMyanmar

Nell’ultima sezione, “Mao Nostalgia“, Badiucao azzarda con opere satiriche riguardanti la figura di Mao da molti “mitizzata”. Le sue immagini, della dimensione del libretto rosso, vengono difatti stampate come fossero dei santini, e vogliono rappresentare il ricordo della storia e degli esiti disastrosi derivanti da un governo incapace di regnare il Paese.

Happy birthday Mao

Può allora l’arte rappresentare uno strumento in grado di denunciare l’oppressione e l’abnegazione dei diritti umani? Può l’arte contrastare l’autoritarismo? La tortuosa strada da percorrere è ancora lunga, ma c’è chi – come Badiucao – ha deciso con coraggio di intraprenderla.

Come reagirà la Cina?

La reazione del governo cinese dinanzi alla notizia di una mostra riguardante il proprio Paese non si è fatta attendere. Con una lettera recapitata al Comune di Brescia, l’Oriente ha suggerito al Sindaco, Emilio Del Bono, di “agire rapidamente per cancellare le attività” ed annullarne dunque l’avvio, giudicando le opere di Badiucao «piene di bugie anticinesi […] distorcono i fatti, diffondono false informazioni, fuorviano la comprensione del popolo italiano e feriscono gravemente i sentimenti del popolo cinese, mettendo in pericolo le relazioni amichevoli tra Cina e Italia.» Brescia si è però detta contraria, prendendo le distanze dalla posizione dell’ambasciata cinese. Rossella Prestini, capo dell’ufficio stampa del Comune di Brescia, ha difatti affermato: «Pensiamo che il fine dell’arte sia anche quello di contestare, ma che allo stesso tempo crediamo che questa cosa non inficerà nel rapporto tra le due nazioni. Abbiamo sottolineato che non intendiamo sospendere la mostra e rimaniamo di questa idea. […] Capiamo che nella logica della Cina questo possa costituire un fatto grave, però crediamo che non lo sia abbastanza da mettere in discussione i rapporti con Brescia e l’Italia. Nel nostro paese la satira politica e la critica sono libere, quindi intendiamo applicare le norme vigenti. […] Non si tratta di un attacco alla Cina o di un atto di rottura, ma semplicemente della volontà di rappresentare una pluralità di voci attraverso l’espressione artistica

Non resta allora che godere di questa opportunità offerta a noi tutti dalla città di Brescia. Attraverso le opere di Badiucao è possibile conoscere una parte della storia e del vissuto quotidiano della Cina, ed è inoltre un modo per osservare quanto il passato in alcune parti del mondo sia ancora vivo, sia ancora presente.

Aurora Molinari

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