Mario Draghi, l’uomo che salvò l’Europa dalle banche ma non da se stessa
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Risale a qualche giorno fa l’addio di Mario Draghi alla presidenza della Banca Centrale Europea. Celebrato come l’uomo che ha salvato l’Europa dalla crisi finanziaria del 2009, Draghi ha concluso dopo otto anni il suo mandato con una conferenza di saluti dal grattacielo dell’Ostend.

L’avventura in Europa 

Mario Draghi si è distinto in Europa per la tenacia con la quale ha saputo destreggiarsi, insieme ai colleghi di board, nella risoluzione di più crisi economiche e finanziarie durante il suo mandato. Arriva a Francoforte nel 2011, in piena crisi, e decide di salvare l’euro a qualunque costo, il “Whatever it takes” che lo ha reso famoso. Decide, così, di attuare come provvedimento il finanziamento a tassi agevolati alle banche. Nel 2015 e nel 2016 la BCE vara altre due misure straordinarie, tra cui il quantitative easing (acquisto di titoli di Stato di nuova emissione e di altri titoli di debito) per evitare la deflazione e riportare l’inflazione al 2%, come previsto dallo statuto della Banca Centrale Europea. Il quantitative easing ha immesso nel sistema 2.600 miliardi di euro, pari al 20% circa del Pil dell’Unione europea.

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© L’Espresso

Nei suoi otto anni alla BCE, Mario Draghi è stato spesso oggetto di critiche da parte dei diversi governatori e media dei Paesi d’Europa. Tutti gli riconoscono il fatto di aver salvato l’euro, ma alcuni lo rimproverano di essere andato oltre il suo ruolo e di essere entrato nel campo della politica.

Secondo tali critiche, la BCE si è avvicinata molto al finanziamento dei disavanzi pubblici, permettendo ai singoli interessi nazionali di sovrastare quelli dell’Unione. In realtà, queste colpe sono spesso infondate. Lo stesso Mario Draghi ha più volte sottolineato che il compito della BCE consiste nel salvaguardare la politica monetaria dell’eurozona nel suo insieme, e non di guardare all’interesse di ogni Paese. Il presidente uscente della Banca Centrale Europea, nel corso del suo mandato, ha evidenziato che le politiche straordinarie attuate dalla BCE non sarebbero necessarie se i governi attuassero le adeguate politiche di bilancio. Infatti, l’unica buona pratica per risollevare le sorti dell’economia è che i paesi meno indebitati spendano di più, mentre quelli più indebitati di meno. 

L’ultimo ruggito di Mario Draghi

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© Il Corriere della Sera

Nel suo ultimo discorso, Mario Draghi ha confermato un andamento positivo, ma il suo successore dovrà stare attento a tensioni commerciali e ai rallentamenti di alcune economie. Draghi lascia a Christine Lagarde una grande responsabilità, ma come ha affermato lui stesso è sicuro della preparazione della neo presidentessa: «Ho piena fiducia che sarai uno splendido leader della BCE», ha affermato Draghi prima di consegnarle la campanella che sancisce simbolicamente il passaggio della presidenza. Alla conferenza hanno ringraziato Draghi per il suo operato anche il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron.

Mario Draghi ha concluso il suo operato in Europa con queste parole: «È il momento di avere più Europa, non meno. Ci serve un’Europa più forte. In un mondo globalizzato, condividere la sovranità vuol dire guadagnare sovranità. Nessun obiettivo fondamentale può essere raggiunto da un singolo Paese da solo. Il mio obiettivo è sempre stato quello di rispettare il mandato sancito dal Trattato, perseguito in totale indipendenza e portato avanti attraverso un’istituzione che è diventata una moderna banca centrale in grado di gestire qualsiasi sfida. È stato un privilegio e un onore avere l’opportunità di farlo».

Tuttavia, per risollevare le sorti dell’Europa non basta semplicemente salvarla dal tracollo economico, ma bisogna agire per contrastare quello morale e sociale in cui è precipitata da qualche anno. I conti sono in pari, le banche sono state salvate, gli investimenti sono stati incentivati. Contemporaneamente, però, si sono chiusi i porti agli immigrati e si è sbattuta la porta in faccia ai diritti umani. La popolazione che rientra nella soglia di povertà aumenta di anno in anno, e gli esseri umani abbandonati in mare muoiono. Tutto questo mentre i leader europei non riescono a concordare una soluzione comune che possa se non risolvere, almeno migliorare, le condizioni di chi scappa da guerre e terrorismo.

Mario Draghi sarà sicuramente ricordato per aver condotto l’Europa durante la terribile crisi finanziaria del 2009, rivoluzionando la politica monetaria e permettendo all’Unione di salvarsi dal tracollo finanziario, ma non certo da quello politico e morale. Non spettava a lui, certo, ma nessun altro ci è riuscito, e in molti non ci hanno nemmeno provato.

Federica Ruggiero

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