Europa

L’Europa è in crisi: crisi d’identità, di valori, di unità. L’Europa dovrebbe essere un sentimento identitario percepito in primis dagli europei nel reputarsi tali. Invece si antepone l’identità nazionale a quella sovranazionale. Invece aumentano gli euro-scettici.

Un sondaggio condotto dall’eurobarometro nel 2017 dimostra che
« il 43% degli italiani intervistati pensa che l’Italia abbia tratto beneficio dall’essere membro UE, il dato più basso di tutti i paesi europei». A fronte di questo sondaggio il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha dichiarato: «La percentuale di chi pensa che l’appartenenza all’Ue sia positiva è ancora troppo bassa » .

Del resto, il poco entusiasmo percepito dai cittadini d’Europa nel ritenersi europei non è da biasimare.

Un’Europa unita solo quando conviene

Dal trattato di Maastricht ad oggi il percorso per la libera circolazione di servizi, persone, merci e capitali ha avuto successo in chiave tecnico-economica, ma l’unità di valori e idee, la coesione solidale tra i vari Paesi, resta un’utopia e come ogni utopia è destinata a fallire.

Si chiama Unione europea: è unita quando in aeroporto non occorre mostrare il passaporto, è unita sugli accordi di libero scambio, sull’Erasmus, è unita quando si siede al tavolo della Corte per scrivere convenzioni per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e dell’individuo, ma quando si tratta di accogliere immigrati nelle proprie città, quando in ballo c’è il carico di problemi da dividersi e non il carico di soldi, poi l’unità europea diventa un tema bollente, inconveniente.

Se l’unità non conviene più, ci si può tirare fuori da questo girotondo di stelle gialle su sfondo blu: blu come quel Mediterraneo pieno di salme galleggianti che si sarebbero potute salvare se quelle stelle gialle non fossero rimaste immobili a guardare. La bandiera dell’Unione Europea, appunto.

Il nero, tuttavia, sembrerebbe una scelta iconografica più appropriata; il nero per il lutto dei migranti morti in Libia o in prossimità dell’Italia; il lutto per tutte quelle risoluzioni di cessate il fuoco (a partire dallo Yemen) rimaste lettera morta e annientate nella vendita occulta di armi dagli europei a Arabia Saudita, Emirati; il lutto per il silenzio e lo sviamento della Corte di Giustizia sul massacro di Srebrenica.

Il Garante della pace internazionale che non garantisce niente, però la CEDU ha un indiscutibile fascino, se non fosse che la linea dei capi di Governo che non stanno collaborando, ma si stanno omologando, procede nel verso opposto: nel verso del sovranismo belligerante.

Il dato caratterizzante l’Europa in questo momento storico è la preponderanza di governi di destra, conservatori, demo-cristiani e fascisti: in Germania A. Merkel è espressione del CDU (partito conservatore e demo-cristiano); in Italia la Lega (partito di destra e conservatore); in Polonia Duda appartiene al partito Diritto e Giustizia (destra, conservatore, clericale); in Finlandia Sipila esponente del KOK (partito di centro destra liberal-conservatore); in Ungheria c’è Orban con Fidesz (partito populista, conservatore e cristiano), quello stesso Orban che ha dichiarato «Noi non crediamo nell’Unione Europea, crediamo nell’Ungheria e consideriamo l’Unione Europea da un punto di vista secondo cui, se facciamo bene il nostro lavoro, allora quel qualcosa in cui crediamo, che si chiama Ungheria, avrà il suo tornaconto».

Dilaga il nazionalismo, la chiusura delle frontiere e governi che inneggiano la costruzione di muri e non si è ben capito quale valore abbia, ad oggi, quel trattato firmato nel 1992. L’Europa lacerata su mille temi, l’Europa smaniosa di delineare i confini al proprio interno: un habeas corpus nazionale. L’Europa sotto attacco, diffidente, che vuole proteggere gli usi e costumi nazionali dal nemico orientale e l’Europa smemorata quando non ricorda che dall’avvento del capitalismo è diventata la ruota di scorta degli USA.

La sfrenata deriva patriottica conduce nel baratro quel sogno della coesione tra popoli nello sviluppo materiale e morale. Tutti interessati al proprio tornaconto nazionale (Orban dixit).

L’Europa si dichiara guerra da sola: gli innumerevoli lati della barricata

L’entourage politico europeo è la vera spada di Damocle che ha tagliato la gola ai progetti dei Padri Fondatori. L’integrazione europea è andata a farsi benedire quando si è trasformata in unione doganale, interessata più ai bilanci economici che ai principi fondamentali. Comanda il Paese con l’economia più solida e alla Germania non dispiace di certo questo ruolo.

Tutti si sentono sotto torchio in questa unione forzata, ma di comodo. E il caso dei vertici del governo italiano i quali si destreggiano tra dichiarazioni del tipo “Il problema è l’Europa”, “Riformiamo l’Europa” e “Non vogliamo uscire dall’Europa” usate come jolly in base alle circostanze. Non è la coerenza che interessa ai governi, ma il mercato unico, la valuta stabile, il commercio. Ai cittadini è dedicata la parte della difesa dei diritti umani (impeccabile nella forma, apostata nella sostanza).

A Bruxelles emerge a chiare lettere l’identità dell’Unione: partiamo da Angelo Ciocca, eurodeputato della Lega che si sfila la scarpa e imbratta gli appunti di Moscovici; il Parlamento europeo contro l’Ungheria per “l’opzione nucleare”; Tajani contro Conte; Orban contro Soros e Juncker; Verhofstadt ( leader dei liberali dell’Alde) che accusa Conte di essere un burattino nelle mani di Salvini. Eccetera, eccetera, eccetera. Un casino, una taranta. Il ballo degli indemoniati. Oggi si chiama dialogo interculturale.

Toni aspri anche tra Italia e Francia: Di Maio ha trovato la causa dell’emigrazione africana ed è colpa della Francia e del suo “franco CFA”. Incredibile, gli africani fuggono da una moneta! Mica dai lager libici finanziati dall’Europa. Dunque i 5 stelle hanno subito espresso solidarietà ai gilet gialli per amplificare il dissenso contro Macron, il leader francese così caro ai piddini, ed è subito un veloce susseguirsi di scontri diplomatici nell’arco di pochi mesi. Perché tutta questa fretta e tensione?

23-26 maggio 2019: elezioni parlamentari europee. Alias mille escamotage per arruffianarsi l’elettorato.

Ubi maior minor cessat

L’Unione europea doveva essere una coalizione tra Stati tra due blocchi imponenti quali il blocco sovietico da un lato e l’impero statunitense dall’altro. Oggi, invece, appare frammentata, debole e facilmente influenzabile. Nelle fessure causate da terremoti e scismi diplomatici che caratterizzano l’Europa, si è insinuata l’America di Trump.

In particolare il 2018 è stato un anno di scontri e ripensamenti tra UE e USA. Ad agosto 2018 Trump nel corso di un comizio in West Virginia ha minacciato di imporre dazi del 25% sulle auto europee:
«Metteremo una tassa del 25% su ogni auto che arriverà negli Stati Uniti dall’Unione europea» (Cnbc). La situazione si risolse con la mediazione di Jean-Claude Juncker promettendo un maggiore acquisto di prodotti americani.

La corda USA-UE è tesa, continuamente sottoposti al rischio di una guerra commerciale.

L’altro guinzaglio a cui è legata l’UE è la NATO: quell’alleanza militare istituita in difesa dalla minaccia sovietica (attualmente anacronistica) cui l’Italia devolve l’1,1% del PIL ovvero 20 miliardi all’anno, 56 milioni di euro al giorno. Nonostante ciò Trump ha da ridire e dal suo piedistallo può permettersi di rimproverare i Paesi che non versano le tasse per finanziare missioni di opinabile “peace-keeping”, a partire dalla Bosnia Erzegovina, all’Afghanistan all’Iraq.  Una NATO in controtendenza rispetto a quanto previsto dall’ONU e dalla stessa CEDU. C’è un accanimento sull’analisi costi-benefici inerenti al TAV, mai una volta che questa analisi includa la possibilità di uscire dalla NATO.

Tirando le somme: i sogni primordiali dei fondatori dell’UE sono rimasti inattuati in una cassetto sigillato a chiave. I sogni, poi, si trovano a fare i conti con la realtà e la realtà è che l’Europa oggi risulta essere una clamorosa débâcle.

Melissa Bonafiglia

2 Commenti

  1. Io credo che la redattrice abbia già risposto alla domanda, quando ha sottolineato il solo legame economico-finanziario che lega i Paesi all’ UE. Chiunque altro volesse rispondere, può leggere il trattato di Altiero Spinelli.

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