Vulvodinia e bisessualità di Giorgia Soleri: informazione o gossip?
Vulvodinia e riconoscimento da parte del SSN Fonte immagine: Vulvodinia Online https://www.facebook.com/VulvodiniaOnline/photos/a.123691452878793/227276025853668/?type=3

Vulvodinia: in quanti conoscono questo termine? Forse molti, ma non abbastanza. L’assenza di informazione ed il timore – per chi ne soffre – di essere etichettate come “paranoiche” o “frigide” hanno quasi ridotto la patologia ad una menomazione che a tutti i costi va tenuta nascosta, ad un mostro da cui fuggire. Si sa, però, che i problemi irrisolti fuggono sempre con noi. La modella e influencer Giorgia Soleri, compagna di Damiano, frontman dei Maneskin, ha per questo deciso di farsi portavoce di una campagna di informazione e sensibilizzazione sulla vulvodinia, e non solo. Per farlo, ha scelto di sfruttare i vantaggi di uno dei social network più utilizzati oggi dai giovani, Instagram. In uno scatto pubblicato, risalente all’Ottobre scorso, la Soleri mostra i segni di quella che viene da molti definita la “malattia invisibile”. «Io ricordo con estrema precisione tutte le rinunce e le limitazioni a cui mi ha costretta (la patologia). […] Questa foto è stata scattata in una delle infinite notti che in questi 8 anni sono state interrotte da dolore, brividi urla e lacrime. […] Mi sono sentita dire di tutto, che sono pazza, ansiosa, frigida, bugiarda, che ho paura del sesso, che dovrei masturbarmi di più. […] Ho scoperto di non essere sola. […] Non siamo rotte e non siamo difettose. Siamo malate e meritiamo comprensione e rispetto.»

Vulvodinia: cos’è e cosa comporta.

Giorgia ha scoperto di non essere sola perché in Italia la malattia colpisce circa il 15% della popolazione femminile. La vulvodinia è una percezione dolorosa a livello vulvare; può essere spontanea se dolore e fastidio sono avvertiti in assenza di stimolazione, o provocata se i sintomi si presentano a seguito di una stimolazione. Essa è inoltre distinta in generalizzata quando il disturbo interessa tutta l’area vulvare, e localizzata quando il disturbo interessa zone ben precise (nel caso in cui il dolore riguardi il vestibolo, ad esempio, si parla di vestibolite vulvare o vestibolodinia). Alla condizione di sofferenza e disagio derivanti dal dolore fisico, si aggiungono problematiche di tipo psicologico. Molte donne sentono il peso della malattia divenire sempre più ingombrante, soprattutto in relazione alla gestione della quotidianità. La vulvodinia può talvolta risultare invalidante tanto da rendere difficile un’azione basilare, quale quella dello stare seduti. L’assenza di un medico adeguatamente formato ed informato sulla patologia, non permettendo una diagnosi celere e l’inizio di una cura volta a limitarne gli effetti, acuisce il dolore delle donne affette da vulvodinia. «Uscivo dagli studi medici ogni volta con una diagnosi di vaginite e ho fatto cicli di antibiotici a vuoto. ‘Non so più come aiutarti’ mi ha detto l’ultima ginecologa. Poi un dermatologo ha ipotizzato una dermatite’. L’ennesimo buco nell’acqua. […] Avevo un dolore continuativo e insopportabile. […] Impossibile avere rapporti sessuali, stare seduta, indossare anche le mutande, lavoravo in piedi o sdraiata.» Così Silvia, 37 anni, parla del suo calvario.

Ritardo nella diagnosi
Fonte immagine: https://www.vulvodinia.online/la-campagna-di-sensibilizzazione-sulla-vulvodinia/

Tra sensibilizzazione e tabù

Considerati i commenti di solidarietà e dolore emersi dalle dirette e dai post di Giorgia Soleri, Lucia Scanu, deputata del Movimento Cinque Stelle, ha deciso di portare la questione in Parlamento avanzando una proposta di legge atta a riconoscere – da parte della popolazione ed in particolar modo dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – la vulvodinia come patologia al pari delle altre già esistenti. Giudicata di rilevante importanza da un punto di vista sanitario e legislativo, essa continua tuttavia ad essere considerata da molti un tabù. La Soleri, difatti, in una recente diretta, rispondendo ad alcune domande poste dai follower, ha rivelato la propria bisessualità destando immediato scalpore. L’interesse dell’opinione pubblica, in particolar modo delle testate giornalistiche, è stato sin da subito dirottato verso tale aspetto. Non sembra stupire tale presa di posizione dal momento che non tutti i commenti lasciati sotto i post della modella appaiono solidali e comprensivi. Al contrario, molti risultano privi non solo di conoscenza dell’argomento, ma anche di empatia. “Si preoccupa delle mutande però del corpo devastato da tatuaggi di merda no” “Quanto sei carina” “Non sei l’unica e (le altre) non vanno a sbandierare ai quattro venti”. Queste sono solo alcune delle frasi che possiamo pubblicamente leggere. La vulvodinia di Giorgia Soleri e di molte altre donne che, come lei, vivono una quotidianità minata da dolori e difficoltà, viene così minimizzata. Notiamo allora come dalla storia e dall’esperienza di Giorgia Soleri emergono importanti questioni, ancora oggi irrisolte: l’assenza di personale medico con competenze a riguardo, l’assenza generale di informazione su patologie invalidanti, l’incapacità di discernere temi su cui focalizzare la propria attenzione e temi di irrilevante importanza quale l’orientamento sessuale di una persona. Quest’ultimo aspetto, in particolar modo, contribuisce ad un preoccupante aumento del livello di ignoranza culturale, alla diffusione di immagini distorte del quotidiano, ad un utilizzo dei social network ancora molto limitato e molto poco funzionale allo sviluppo del singolo e della comunità.

Due, allora, le esigenze sempre più impellenti: la necessità di educare correttamente i giovani alla sessualità e al digitale.

Aurora Molinari

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.