Boris e Donald, la precipitosa retromarcia del sovranismo
Fonte Immagine "The Sun"

Sono trascorsi più di venti giorni da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la pandemia. Sono bastate meno di due settimane per sconvolgere gli equilibri politici di diverse nazioni. Se alcune si son mobilitate, in colpevole ritardo sia chiaro, come la Germania e la Spagna, altre hanno continuato imperterrite fino a quando la situazione non è peggiorata, a considerare l’epidemia di Covid-19 come “banale influenza”. Si tratta dell’America di Donald Trump e del Regno Unito di Boris Johnson, i due idoli del sovranismo.

Il nuovo coronavirus, ha messo in ginocchio l’intero globo. L’Italia, prima nazione occidentale colpita, ha adottato subito misure draconiane per contenere il contagio, limitando fortemente le libertà individuali e obbligando i cittadini a restare a casa, salvo necessità ineluttabili.

Mentre l’epidemia avanzava sull’intero territorio nazionale, anche a causa del divisivo comportamento di istituzioni e cittadini, all’estero i più autorevoli rappresentanti del sovranismo, minimizzavano la portata della pandemia, deridendo il comportamento del governo italiano circa l’esagerazione delle misure di contenimento.

Boris Johnson, colui che aveva proposto l’immunità di gregge, e di Donald Trump, il quale ha sempre considerato il coronavirus come una banale influenza, a causa della pubblicazione di un preoccupante studio dell’Imperial College, hanno cambiato idea, decidendo di adottare misure più stringenti.

Boris Johnson, l’incoscienza al potere

«Molte famiglie perderanno i loro cari». La frase di Boris Johnson ha fatto il giro del mondo ed è stata il fulcro del suo primo discorso in chiave Covid. L’eroe della Brexit si dichiarava pronto a sacrificare la vita di milioni di persone pur di non provocare uno shock economico.

Mentre sul continente i governi prendevano misure sempre più drastiche, Londra se ne lavava le mani, consigliando vivamente a tutti di usare acqua e sapone, di stare a casa per una settimana e di evitare luoghi affollati.

Il tutto mentre il Times idolatrava il proprio Primo Ministro, accostandolo a Winston Churchill e addirittura a Quinto Fabio Massimo, il temporeggiatore che sconfisse Annibale. Dunque, laddove la stampa lodava il sovranismo made in Johnson, i contagi in Inghilterra si moltiplicavano.

Il numero sempre crescente dei morti e dei contagiati, però, ha convinto il leader dei conservatori ad invertire la rotta. A nulla son servite le rassicurazioni circa la bontà della sua teoria, cioè contagiare tutti per raggiungere “l’immunità di gregge”, un’illazione, contro la scienza. Il Premier ha dapprima raccomandato la chiusura di tutte le attività non necessarie e poi, dopo aver letto il terrificante studio dell’Imperial College, ha imposto la quarantena obbligatoria a tutto il Paese: uscire solo per acquisti essenziali, vietati gli assembramenti, aperti solo alimentari e farmacie.

Una scelta obbligata. Johnson ha dovuto sopprimere i propri istinti liberali e limitare la libertà dei cittadini, i quali, in barba ad ogni indicazione, hanno continuato a riempire le strade e i negozi fino a pochi giorni fa. Inoltre, per rafforzare i poteri del governo in chiave emergenziale, ha proposto al Parlamento una legge, denominata coronavirus bill, che darebbe a Johnson e alla polizia piena facoltà di detenere e isolare le persone, vietare riunioni (e proteste), chiudere porti e aeroporti. Il rischio legato a provvedimenti del genere è la forte discrezionalità nelle mani della polizia, la quale potrebbe sfruttare la mano libera lasciata dall’autorità centrale per creare un clima ostile per le fasce più deboli.

Se in Italia le zone rosse sono state istituite quasi subito, nella patria del sovranismo british, Boris Johnson ha preferito aspettare che il numero dei decessi arrivasse a diverse centinaia prima di prendere una decisione.

In effetti, il Premier è stato fortemente criticato per la lentezza nel realizzare la gravità della crisi. Ha aspettato ben due settimane per presiedere alla sua prima riunione del comitato d’emergenza.

Le misure drastiche sono arrivate in ritardo. Il Regno Unito è stato l’ultimo ad imporre la chiusura delle scuole e dei locali pubblici. Nonostante ciò, Boris Johnson, che nel frattempo è stato ricoverato per il coronavirus, ha mostrato una certa sicurezza nell’affermare che lo stesso sarebbe stato debellato in dodici settimane, tesi bislacca e subito smentita dai dati.

Il ritardo ha permesso al virus di espandersi a macchia d’olio. Un rapporto della Public Health England, l’organismo esecutivo del ministero della Salute britannico, ha sottolineato come circa l’80% dei cittadini inglesi contrarrà il Covid-19, mentre perderanno la vita circa 300mila persone. Il tutto mentre il direttore del sistema sanitario locale affermava che «Se il bilancio dei decessi per il coronavirus nel Regno Unito rimarrà sotto 20mila morti, avremo fatto molto bene».

La gestione della pandemia nel Regno Unito ha dimostrato la totale politicizzazione del virus tramite narrazioni che rafforzano un’identità di gruppo e una visione del mondo che ha una base storica, la stessa che portò al disastro dell’AIDS in Africa diversi anni fa, quando la politica ebbe il sopravvento sulla scienza. Considerazione che si rafforza dinanzi le dichiarazioni di Dominic Cummings, consigliere di BoJo, circa l’immunità di gregge: una proposta di puro interesse economico.

Donald Trump e il “sovranismo del voltafaccia”

Solo quattro settimane fa, il Presidente Donald Trump, scriveva su Twitter: «L’anno scorso 37mila americani sono morti per influenza comune. In media tra i 27mila e i 70mila l’anno. Niente è chiuso, la vita e l’economia vanno avanti. In questo momento ci sono 546 casi confermati di Coronavirus con 22 morti. Pensateci». Un messaggio emblematico, di un’incoscienza epica e mirante a sottovalutare un problema “solo europeo”, tipico di un sovranismo che guarda solo al proprio orticello.

Con il precipitare della situazione negli USA, Trump è corso ai ripari. Ed ecco il primo voltafaccia: il Presidente ha ordinato lo shutdown del Paese e varato un piano economico da duemila miliardi di dollari. Come se non bastasse, il Tycoon non ha risparmiato nemmeno la Cina con i suoi cambi di regia. Il secondo voltafaccia è figlio di un’iniziale etichetta addossata a Pechino, “il virus cinese”, e di una rapida smentita arrivata la settimana scorsa al termine di una cordiale telefonata con Xi Jinping.

Anche in questo caso è stato lo studio dell’Imperial College ad imprimere una svolta decisiva. Se nel Regno Unito lo stesso ha calcolato un numero di morti vicino al mezzo milione, negli Stati Uniti le previsioni sono ben peggiori: sarebbero 2,2 milioni i probabili decessi nel caso in cui il Governo non predisponga misure di contenimento. Un numero davvero terrificante e che potrebbe crescere se si considera che la sanità americana è privata. Il prezzo di un tampone oscilla tra i mille e i tremila dollari e, a causa di ciò, molte persone rinunciano a curarsi. In poche parole vige il modello che il sovranismo italiano sta sperimentando nelle regioni in cui governa.

Oltre 1150 vittime in sole 24 ore, su 10mila, e più di 366mila contagi. È questo il bilancio di un Paese che per settimane è stato in ostaggio dei deliri del sovranismo di Donald Trump.

Riluttante, il Presidente, dopo una rocambolesca serie di agghiaccianti dichiarazioni, ha dichiarato lo stato di emergenza il 12 marzo. Nonostante ciò, gli immunologi e i virologi, come Anthony Fauci, affermano che le misure adottate sono ancora molto blande. Dappertutto si lamentano inefficienze ospedaliere, malati che non possono curarsi e tamponi annunciati e mai eseguiti.

In tutto questo trambusto, in tv e sui social si continua a sostenere che il virus sia figlio di un complotto cinese, prodotto in laboratorio per contrastare l’egemonia americana sul mondo. Le classiche teorie del complotto, puntualmente smentite nel resto del pianeta ma che negli USA hanno portato milioni di persone a riversarsi nelle armerie per acquistare pistole e fucili da puntare contro gli untori. Donald Trump, invece, ha ben pensato di diffondere sui social le sue doti da virologo sostenendo che ci si immunizzi dal Covid-19 grazie alla clorochina. Un invito raccolto da una coppia dell’Arizona, la quale ha ingerito un disinfettante per acquari contenente un principio di clorochina: l’uomo è deceduto, la donna è ricoverata.

Le amministrazioni di Trump e di suo Johnson si avviano ad affrontare un’emergenza con entrambi gli occhi rivolti al profitto. Lo stato di salute dei propri cittadini, passa in secondo piano se ci sono interessi economici da difendere. Il sovranismo scalpita per poter riaprire tutto mentre la pandemia non ha ancora raggiunto il picco. Se ancora una volta la scienza cederà il passo alla politica, gli effetti saranno devastanti.

Donatello D’Andrea

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