Paralimpiadi Tokyo 2020

Se all’inizio di Tokyo 2020 c’erano stati molti dubbi – anche a causa dello stesso comitato olimpico – sulla buona riuscita dell’Olimpiade, le Paralimpiadi sono iniziate come una grande festa e come tale si sono concluse nella giornata del 5 settembre, dopo dodici giorni di gare ed emozioni che solo la competizione a cinque cerchi può regalarci. E come accaduto il mese precedente, ripercorriamo insieme le emozioni di questi Giochi paralimpici che chiudono le competizioni sportive di questa estate.

Tokyo 2020: le Paralimpiadi dell’Italia

Come da “tradizione”, iniziamo questo viaggio parlando delle Paralimpiadi degli azzurri. Il team paralimpico italiano ha concluso la competizione al nono posto del medagliere con 69 medaglie conquistate, di cui 14 ori. Un numero di gran lunga superiore alle 39 conquistate 5 anni fa nell’edizioni di Rio de Janeiro e a solo 11 medaglie dal record di 80 fatto registrare a Roma 1960, quando però la competizione non aveva la stessa risonanza di cui gode oggi. E soprattutto a Roma non ci fu una gara dal risultato straordinario come quella vista nei 100m femminili, dove abbiamo assistito ad un podio tutto italiano formato da Contrafatto (Bronzo), Caironi (Argento) e Sabatini (Oro e record del mondo) che di fatto sono state le ultime 3 medaglie delle Paralimpiadi azzurre. Una ciliegina più che perfetta su una torta che era già meravigliosamente ricca per i successi dei giorni precedenti e che ci ha consegnato tante storie da raccontare.

Come quella di Bebe Vio, che ad aprile ha rischiato la vita per un’infezione e che ad agosto ha ripetuto il successo di Rio 2016 con l’oro nel fioretto, o come la squadra di nuoto che ha conquistato ben 39 medaglie (eguagliando di fatto da sola quelle totali guadagnate in Brasile 5 anni fa), guidata dalle 5 medaglie conquistate da Giulia Terzi e le 6 di Stefano Raimondi. E poi ancora Oney Tapia, Assunta Legnante, Arjola Trimi, Monica Boggioni. Tante storie che vanno ad unirsi a quella che è stata l’estate in cui lo sport italiano ha deciso di mettere la testa fuori dal guscio e provare a vincere ogni cosa.

I volti delle Paralimpiadi di Tokyo 2020

A vincere il medagliere delle Paralimpiadi è stata la Cina con le sue 207 medaglie, seguita da Gran Bretagna (124) e USA (104). Simbolo del trionfo cinese è stato sicuramente il nuotatore Zheng Tao, che ha portato a casa 4 medaglie d’oro in 3 specialità di nuoto diverse e nella staffetta, e ha dedicato un bellissimo messaggio alla sua piccola figlia che ha ammirato il 5 volte campione Paralimpico dominare le vasche di Tokyo. Abbiamo visto anche la leggendaria Sarah Storey conquistare il suo 17esimo oro Olimpico nel ciclismo Paralimpico, alla soglia dei 44 anni (specialità in cui ha vinto 12 medaglie su 12 tentativi), dopo i 5 ori vinti quando gareggiava come nuotatrice, diventando così l’atleta paralimpica britannica con più medaglie della storia. Sono state anche le Paralimpiadi dei primi ori per Pakistan e Sri Lanka, arrivate entrambe nell’atletica grazie rispettivamente ad Haider Ali (lancio del disco) e Dinesh Priyantha (lancio del giavellotto). Le prime volte anche di Ecuador, Honduras e Iraq con Poleth Mendes (lancio del peso), Herbert Aceituno (powerlifting) e Garrah Tnaiash (lancio del peso). Abbiamo visto Daniel Dias aggiungere altri 3 bronzi alle sue 24 medaglie Paralimpiche, e Omara Durand fare nuovamente en plein in tutte le competizioni di velocità, arrivando così a 8 ori. Infine abbiamo visto l’atleta di casa Shingo Kunieda diventare il primo atleta di tennis in carrozzina a vincere 3 titoli Paralimpici nella storia, con l’oro vinto nella sua Tokyo.

Non bisogna aspettare il 2024 per rivederli

Come accade effettivamente per tanti sport che ammiriamo durante le Olimpiadi e spariscono per i successivi 4 anni, gli sport per disabili spesso hanno poca o zero diffusione sia nei portali web che nelle televisioni, una volta terminate le Paralimpiadi. I diritti tv di questi sport praticamente non esistono e di conseguenza non esiste alcun modo per seguirli, e ciò non riguarda solo le singole competizioni ma anche per i tornei continentali e mondiali. Aumentarne la diffusione potrebbe solo darci la possibilità di osservare questi atleti con maggiore continuità, offrire loro strutture migliori in cui allenarsi e migliorarsi, e diffondere non solo questi sport ma anche l’idea che nella vita si può fare qualunque cosa, a prescindere dalle persone che siamo. Ed è di questa positività e di questi messaggi che lo sport e il mondo hanno bisogno.

Andrea Esposito

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