Enzo Striano
(Fonte immagine: quotidianodelsud.it)

Enzo Striano è stato uno scrittore e giornalista italiano. Ha raccontato la storia della rivoluzione napoletana del 1799 nel suo romanzo più celebre, Il resto di niente, e lo ha fatto attraverso la figura di una donna straordinaria: Eleonora Pimentel Fonseca.

Chi era Enzo Striano

Enzo Striano, nato a Napoli il 22 febbraio del 1927, era figlio di un lavoratore delle ferrovie e di una maestra elementare. Nel 1945, ancora studente liceale, affida i suoi primi racconti e interventi critici a La Giovane Fronda, piccola rivista culturale progettata insieme ad altri giovani intellettuali. Il successivo passaggio a un’assidua pratica giornalistica caratterizza gli anni della frequentazione della facoltà di Lettere e Filosofia presso l’università Federico II di Napoli. Tra il 1947 ed il 1949 scrive per il settimanale La Cronaca, per i quotidiani La Repubblica d’Italia (per cui curerà la rubrica 24 Ore, corredandola di vignette umoristiche), per l’Avanti!, per La Voce del Mezzogiorno, settimanale comunista di lotte meridionali, e per Il Vesuvio, settimanale politico. Negli anni Cinquanta si iscrive al Partito Comunista Italiano: nel 1951 collabora a «Gioventù nuova», rassegna mensile della Federazione giovanile comunista; poi entra a far parte della redazione napoletana de «L’Unità», in cui resterà fino al 1957. Nel 1954 riceve la prima significativa conferma delle sue attitudini letterarie: si classifica terzo al premio «Pozzale» con il racconto La carriera di Sassòne , che sarà pubblicato nell’anno seguente nella raccolta di autori esordienti L’Italia l’è malada.

È stato giornalista, insegnante e direttore di collane di didattica. Ha diretto la rivista Incentivi e ha collaborato con vari quotidiani e programmi televisivi. Ha pubblicato i romanzi I giochi degli eroi (1974), Il delizioso giardino (1975), Indecenze di Sorcier (1978), Il resto di niente (1986) e Giornale di adolescenza (2000). Finalista al premio Pannunzio e al Vallecorsi, ha vinto i premi Pozzale, Castellammare, e alla memoria Calabria, Mulinello, Napoli. La sua opera più famosa è Il resto di niente, romanzo da cui si evince quanto Striano fosse un attento conoscitore della storia, della storia meridionale:«Questo è un romanzo “storico” […] non una biografia, né una vita romanzata. L’autore s’è quindi preso, nei confronti della Storia, quelle libertà postulate da Aristotele («Lo storico espone ciò che è accaduto, il poeta ciò che può accadere […] dal Tasso […] dal Manzoni […] da altri grandi».

Il resto di niente e la figura di Eleonora Pimentel Fonseca

Napoli non sa nulla, Napoli se ne infischia. Tutto va come sempre, anzi meglio.

fonte immagine: ibs.it

Il resto di niente è un romanzo che ricostruisce con un assoluto rigore storico la figura di rivoluzionaria di Eleonora Pimentel Fonseca: Eleonora, marchesa di Pimentel, nata a Roma nel 1752 da una famiglia nobile di origine portoghese che poco dopo la sua nascita si trasferì a Napoli, fu poetessa, scrittrice e una delle prime giornaliste donna in Europa. La trama segue la vita di Eleonora detta Lenòr, che cresce a Napoli, che a Napoli si sposa e divorzia dal marito – Pasquale Tria de Solis. Dopo la morte dell’unico figlio inizia ad avere contatti con gli intellettuali partenopei, e inizia a respirare quell’aria rivoluzionaria che avrebbe poi portato al rovesciamento di Ferdinando IV e alla instaurazione della Repubblica Napoletana nel 1799, di cui sarà grande sostenitrice anche grazie alla direzione del giornale Monitore Napoletano. L’Esercito della Santa Fede interviene contro la Repubblica. Con la sconfitta dei rivoluzionari si rinstaura nella città il potere borbonico e i sostenitori della Repubblica vengono condannati a morte. Tra di loro c’è anche Eleonora Pimentel Fonseca, giustiziata il 20 agosto 1799 in piazza del Mercato: le viene negata la decapitazione, privilegio nobiliare, nonostante il Regno avesse riconosciuto alla sua famiglia i titoli nobiliari.

«All’impiccata non resta in pugno meno che il niente: il “resto” che si deve al niente. Ma questo è il conseguimento di “una dimensione più vera del reale”, una “verità conquistata di fronte alla morte”.»

fonte immagine: historypage.it

Dal romanzo di Striano nel 2004 è stato tratto un film omonimo, diretto dalla regista Antonietta De Lillo e presentato alla 61ª Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Valentina Cimino

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