olly: «Nella vita è fondamentale capire cosa si è e cosa non si è»

Reduce della pubblicazione del primo album solista “Petit Mauresque”, torna in scena il rapper ravennate Polly con il singolo “Come Icaro” rilasciato da Emic Entertainment.

L’ex Il lato oscuro della costa anche per questa occasione si fa apprezzare per la ricercatezza del contenuto, per la lirica personale e per l’alto livello intimistico del suo lavoro. Forte della sua quasi ventennale esperienza nel rap-game, Federico Giovanni Medri – questo il nome all’anagrafe dell’mc romagnolo – dimostra di saper padroneggiare appieno la propria arte: nel suo nuovo singolo “Come IcaroPolly esplora linguaggi musicali stratificati e complessi, fondendo sapientemente poetica rap a paesaggi sonori onirici.

La fine di un storia e il dolore che ne deriva sono le tematiche affrontate nel brano di Polly. Una volta concluso un rapporto si prova un forte senso di smarrimento dal momento che il mondo, che fino a pochi istanti prima pareva familiare e in cui sapevamo come muoverci, ora appare ignoto. La bellezza di un nuovo inizio risulta inarrivabile: nulla è concreto se non la percezione di quell’istantanea fine. Nonostante le asperità e i rischi per riemergere dal senso di vuoto bisogna provare a spiccare il volo come ha fatto Icaro. La possibilità di una rovinosa caduta c’è ma per affrontare le intemperie della vita bisogna aver il coraggio di osare.

Abbiamo avuto il piacere di incontrare Polly. Di seguito l’intervista completa.

Hai iniziato a calarti nelle vesti di Polly nel 2001. Da allora hai avuto modo di prendere parte a diversi progetti musicali e collettivi underground affermandoti come uno dei principali artisti della scena rap emiliana. Puoi gentilmente raccontarci quali sono stati i momenti più significativi della tua carriera da rapper?

«Sicuramente i due spartiacque del mio percorso artistico sono stati il 2003 e il 2017. Nel 2003 cinque ragazzini di provincia ingenui e sognatori decisero di creare Il lato oscuro della costa, una crew capace di unire rap conscious, freestyle, djing, suono classico e sperimentazione elettronica. Inizialmente non ci aspettavamo nulla: è stato davvero incredibile arrivare con la nostra musica in tutta la penisola. Le canzoni del nostro primo album Artificious” sono state accolte molto bene dal pubblico permettendoci di realizzare il nostro sogno. Un altro anno veramente significativo della mia carriera da rapper è stato il 2017. Dopo quattro anni di ritiro dalle scene Alfre D mi ha convinto a ritornare sui miei passi. Entrare nel Colpo di Stato Poetico è stato un qualcosa di unico: mi sono sentito subito a casa. A distanza di tre anni la crew si è allargata grazie a Lady Skull, Zesta, Max Fogli, Souly G, Y0, Only Custom Beats, Geema, Onemore e dj Zira

Fin dagli albori del tuo percorso musicale hai dimostrato un approccio alla musica che si discosta completamente dai canoni estetici del rap nostrano proponendo un sound abstract electro hip-hop: le ritmiche spezzate e i fraseggi malinconici accompagnano i tuoi testi poetici e onirici. A cosa è dovuta questa scelta stilistica?

«Sono cresciuto a pane e Def Jux. Mi sono sempre ispirato al mondo underground, in particolare sci-fi e cyberpunk. Nel rap ho trovato questa attitudine nella scuola newyorkese di El-p, Aesop Rock, Cannibal Ox, Cage, piuttosto che nei deliri post-rap degli artisti anticon come Sage Francis, Sole e Dose One. Fino ad una certa età ero mosso dalla ferma convinzione che il compito di un rapper fosse prendere la sua musica e spingerla verso territori mai esplorati prima da nessuno: i miei primi due album solisti (Doublethinkers” e “La città verrà distrutta domani”) si muovono infatti in quella direzione.»

Puoi spiegarci come è avvenuta la lavorazione dell’ ultimo singolo di Polly “Come Icaro”? C’è stato un avvenimento particolare della tua vita che ti ha ispirato nella scrittura del brano?

«Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di collaborare con diversi beatmaker e musicisti eccezionali, uno di questi si chiama Niccolò Missiroli ed è un bravissimo pianista. Appena ho sentito la strumentale ho pensato a un testo molto introspettivo, capace di esplorare i miei spazi interni. Il brano parla della separazione dalla mia ex moglie ed è stata scritta a dodici mesi di distanza dal fatto. Non la considero una canzone triste: diciamo che al suo interno si respira una malinconia di fondo per quello che è stato, ma anche una speranza per quello che sarà

L’impatto emotivo di una separazione è a dir poco devastante. Realizzare che l’altro/a non ricoprirà più un ruolo centrale della propria vita e ricostruire la propria individualità su nuove fondamenta non è affatto facile. La realtà appare come un muro invalicabile: nonostante si cerchi in tutti i modi di superare la barriera, il turbinio emotivo ci fa rimanere ancorati a terra. Qual è il consiglio di Polly per superare una mancanza?

«Non credo che esistano modi giusti e sbagliati per superare la cosa: ogni storia è una storia a sé. Sicuramente prendere consapevolezza di se stessi attraverso il lavoro o l’arte può aiutarci a focalizzare meglio la nostra attenzione su cosa vogliamo veramente nella nostra vita. Prima di iniziare una nuova relazione, e nella vita in generale, è fondamentale capire cosa si è e cosa non si è. Non è una frase fatta: a parer mio sarebbe veramente utile a tutti ogni tanto fermarsi dieci minuti, respirare e chiedersi se si è veramente felici della propria routine, del proprio lavoro, dei rapporti col mondo esterno o se si può cambiare qualcosa in meglio.»

Nel tuo genere di riferimento la metrica, l’abbondante utilizzo delle figure retoriche e l’immediatezza delle immagini utilizzate risultano di vitale importanza. I confini tra rap e poesia sono quindi più vicini di quello che immaginiamo. Sei d’accordo con questa affermazione? Quanto conta il testo in un brano rap?

«I testi nel rap sono importanti ma non fondamentali. Mi spiego meglio: una canzone rappata da dio con un bel testo è sicuramente il massimo, ma ad una canzone scritta bene e rappata male potrei preferire una canzone scritta male e rappata bene. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di musica: la musicalità delle parole e delle metriche è sempre importantissima. Detto questo siamo nell’anno 2020 e su cento canzoni rap che spopolano tra i ragazzini ce ne saranno cinque o sei con dei testi interessanti. Per il resto sono solo punch line di bassa lega basate sugli stessi argomenti: droga, quartiere, donne, soldi. Essere un rapper per me è un’altra cosa.»

Vincenzo Nicoletti

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