8 marzo: voce agli uomini
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Uno sciopero per tutte e tutt*! Così Non Una di Meno invita ad aderire alla manifestazione femminista e transfemminista prevista l’8 marzo. Nella giornata dedicata alla donna, mentre si parla di violenza, patriarcato, disparità di genere, differenza salariale, di libertà e di diritti, viene chiesto anche agli uomini di scendere in campo. Così sul sito NUDM: “Ci rivolgiamo anche agli uomini che riconoscono l’urgenza e il valore della nostra lotta, affinché l’8M si astengano dal lavoro produttivo per assumersi la responsabilità e il carico del lavoro di cura di altre, garantendoci partecipazione e protagonismo nelle piazze che promuoviamo, per assumersi la responsabilità e il carico del lavoro di cura di altre, garantendoci partecipazione e protagonismo nelle piazze che promuoviamo”.

La strada è lunga: alcuni dati

Quasi a voler dire che non è una battaglia tra uguali né una lotta tra sessi, ma un camminare a fianco verso e oltre l’8 marzo ciò che può portare all’abbattimento del patriarcato. La strada da percorrere è ancora lunga. Secondo il report del World Economic Forum, Global Gender Gap Report, la pandemia ha esacerbato la disparità di genere, il divario che separa le donne dagli uomini nel lavoro. Per eliminare il gap saranno necessari 267,6 anni procedendo con lo stesso passo di oggi.  Considerando i 4 ambiti di analisi del report (politica, economia, educazione e salute), la situazione cambia ma non troppo: la parità sarà raggiunta entro 135,6 anni, rispetto ai 99,5 anni ipotizzati solo dal rapporto precedente. Che è come dire, non tre, ma solo due generazioni dovranno ancora soffrire.

Quello appena citato è soltanto uno dei numerosi esempi che riguardano la società patriarcale. Perché se si guarda al senso sociologico del termine, patriarcato è un sistema sociale in cui gli uomini detengono in via primaria il potere e predominano in ruoli di leadership mentre le donne sono relegate e incasellate in un ruolo minore.

Così la donna è debole, fragile e bisognosa di una spalla su cui piangere mentre l’uomo è potente, virile e combattivo. La donna è madre e l’uomo è padre si, ma quando assiste i figli è baby sitter. La donna è emotiva e l’uomo è contenuto. La visione della realtà che viene restituita è fuorviante perché plasmata secondo schemi, stereotipi e preconcetti, tanto per la donna quanto per l’uomo. Si tratta di una visione che condiziona ogni genere e presuppone dei limiti anche in chi in un’etichetta non si riconosce, perché in quella che è una società fluida non tutto può essere bianco o nero.

Patriarcato, una questione per uomini e donne

Riconoscere che esistono meccanismi costrittivi nel proprio mondo, che non concedono spesso all’uomo, nel comune sentire, sensazioni come la paura, può contribuire nel processo di trasformazione di paradigma? È il punto di partenza del gruppo Maschile Plurale, di cui parla il giornalista Adil Mauro in un articolo uscito sull’Espresso. Si tratta di una rete di uomini, come si legge sulla loro pagina, impegnati da anni in riflessioni e pratiche di ridefinizione della identità maschile, plurale e critica verso il modello patriarcale, anche in relazione positiva con il movimento delle donne. Un’associazione che discute di paternità e affettività.

Nel saggio Perchè il femminismo serve anche agli uomini Lorenzo Gasparrini scrive: “La riflessione sul proprio corpo come luogo politico è proprio la più importante mancanza che gli uomini hanno riguardo sé stessi, e che sarebbe importante imparare dalle pratiche femministe. Non nel senso che quelle pratiche – come quelle teorie – siano riapplicabili e riproducibili esattamente allo stesso modo anche per gli uomini, ma che devono essere d’esempio per capire come comprendere i condizionamenti politici, economici e sociali che nella storia si sono succeduti, e che ancora agiscono”.

Urge superare divisioni e disparità

Coinvolgere tuttǝ l’8 marzo e oltre, anche gli uomini, farli diventare parte integrante di quella voce colorata che dice no al patriarcato, no alla violenza, no alla disparità di genere, è determinante nella rivoluzione culturale di destrutturazione di ogni paradigma costruttivo. È un processo faticoso ma è l’unica via per vivere in una società più giusta. È per questo che per parlare di donne, oggi, servono gli uomini.

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