Nazionale femminile

Ad un anno di distanza dalla richiesta da parte della Nazionale femminile di calcio degli Stati Uniti di un risarcimento di 66 milioni per il trattamento differenziato in termini di diritti rispetto ai colleghi dell’altro sesso, le ragazze capitanate da Carli Lloyd hanno ricevuto un secco ‘no’ dal tribunale di Los Angeles alle proprie richieste di adeguamento dei loro stipendi a quelli degli esponenti della nazionale maschile.

Il tema dell’uguaglianza tra calciatrici e calciatori è stato a lungo oggetto di dibattito e sembrava anche che, dal Mondiale femminile dello scorso anno, il mondo sportivo avesse iniziato a sensibilizzarsi su un tema che non poteva più essere ignorato, sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati. Eppure, negli Stati Uniti, nonostante i 20 milioni di guadagno da parte della federazione sulle spalle delle ragazze a stelle e strisce – dominatrici incontrastate nello scenario calcistico internazionale -, di parità sembra non si voglia parlare.

L’esultanza della Nazionale femminile dopo la finale del mondiale 2019

Anche stavolta è doverosa una premessa per coloro ai quali il discorso sulla parità non è chiaro: il bacino d’utenza del calcio femminile è di gran lunga più basso di quello maschile, ed anche una competizione di successo come Francia2019 non è paragonabile lontanamente al successo di un qualunque mondiale maschile. Pretendere che Megan Rapinoe possa guadagnare come Cristiano Ronaldo è ovviamente una follia, vista la differente copertura televisiva e pubblicitaria e tutti i vari interessi che orbitano attorno al calcio. Ma la guerra portata avanti, in primis, dalle donne della nazionale a stelle e strisce e, conseguentemente, da altre calciatrici in giro per il mondo è ben diversa e non riguarda certamente (solo) l’adeguamento degli stipendi dei club a quelli dei più blasonati colleghi maschili, ma un ragionamento che abbraccia in maniera più ampia il tema dei diritti.

Le calciatrici della Nazionale erano già la parte calcistica più conosciuta e apprezzata negli USA, spesso e volentieri più di quella maschile, e il successo in Francia non ha fatto altro che rafforzare questo legame tra il pubblico e la squadra, che ha anche permesso alla USSF di avere introiti di molto superiori alla media annuale. Nonostante ciò, le donne non ricevono dalle federazioni gli stessi premi in denaro degli uomini, e questo a prescindere dai risultati e dalle prestazioni, e questo è solo uno dei motivi portanti della lotta di cui Rapinoe e compagne si fanno portavoci dal 2016; una questione che però, appunto, parte sì dai compensi, ma arriva fino alla richiesta di strutture mirate e alle critiche riguardo le cure mediche, che per le donne sono spesso e volentieri carenti sotto ogni punto di vista. Tra l’altro, ironicamente – nonostante di ironico ci sia ben poco – la squadra femminile ha vinto quattro volte il Campionato del mondo, di cui gli ultimi due consecutivamente, mentre gli uomini dell’US Soccer non sono riusciti a qualificarsi per Russia 2018, e, in generale, tanto sul piano continentale quanto su quello internazionale, non sono – eufemisticamente – il fiore all’occhiello del sistema sportivo americano. Al netto di queste premesse, questi ultimi hanno continuato ugualmente a ricevere dalla federazione il 40% in più di guadagni rispetto alle loro colleghe.

Megan Rapinoe, simbolo della lotta politica all’interno del movimento calcistico femminile americano

Sulla base di queste considerazioni, insomma, sarebbe quantomai opportuno valutare e ragionare meticolosamente su un argomento che continua ad essere troppo sottovalutato o comunque strumentalizzato per il proprio tornaconto. Le statunitensi sono state continuamente prese di mira da attacchi mediatici squallidi e fuori luogo, come quello dell’ex Presidente della USSF Carlos Cordeiro, che aveva banalmente provato a dimostrare che la Nazionale femminile fosse inferiore a livello scientifico rispetto a quella maschile – salvo poi doversi dimettere mentre cercava di riparare, senza successo, alla sua “uscita a vuoto” – e che aveva portato ad una vibrante protesta da parte delle calciatrici, presentatesi in campo con una maglia senza stemma che è poi diventata virale negli USA.

L’accusa di misoginia nella federazione statunitense è vera, non è un’invenzione mediatica montata ad hoc per fare pubblicità. E mai come in questo caso l’esempio di un calcio meno seguito è quanto di più sbagliato ci possa essere, visto che è la nazionale femminile ad essere il vero riferimento per il calcio in America, rispetto ad una controparte maschile che ormai fa fatica anche ad imporsi nella Gold Cup contro le nazionali nord e centro-americane. Ed è quindi giusto più che mai, sia dal punto di vista umano che dal punto di vista economico, un adeguamento gli stipendi maschili per quella che è da considerare come la vera forza trainante di un Soccer che, senza esse, si reggerebbe sui calciatori stanchi dall’Europa e in cerca di una pensione d’oro in MLS. Significa attribuire il giusto valore alle donne, che poi è lo stesso che viene già attribuito in maniera scontata agli uomini. That’s it.

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La protesta delle ragazze del calcio americano. “[…] Ogni donna merita una giusta retribuzione e ogni istituzione che non attribuisce lo stesso valore a donne e uomini deve cambiare ora.”. Fonte: ig @mrapinoe e @christenpress

Carlos Cordeiro era solo la punta di un iceberg che Megan Rapinoe, Carli Lloyd e altre prima di loro stanno cercando di abbattere da ormai troppo tempo senza successo. I risultati sportivi ed il successo delle ragazze non può essere ignorato, e nonostante la battaglia per il risarcimento danni si sia rivelata momentaneamente inutile, continuiamo ad augurarci che il calcio per le donne in America (e nel mondo) cambi il più in fretta possibile, perché, se è già anacronistico e fuori luogo pensare a delle discriminazioni di qualsiasi tipo tra donne e uomini che svolgono lo stesso mestiere e che ricoprono le stesse cariche, è ancor più giusto che il tuo “miglior alunno” riceva la gratificazione che gli spetta: che finalmente anche il calcio femminile possa assumere i connotati di una realtà professionistica a tutti gli effetti.

fonte immagine in evidenza: newsweek.com

Andrea Esposito

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