Emissioni di ammoniaca: utilizzare i satelliti per individuarle e combattere l'inquinamento
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Le emissioni di ammoniaca hanno effetti nocivi sia sulla salute che sull’ambiente, ma la risposta per combattere questa forma di inquinamento potrebbe arrivare dallo spazio grazie a satelliti in grado di identificare con precisione le zone che presentano concentrazioni troppo alte di questa sostanza. Le miniere di carbone in fiamme in India nei pressi di Jharia, gli allevamenti intesivi di Tulare e Bekersflied in California e il lago Natron in Tanzania sono collegati da un denominatore comune: sono tutte fonti di emissioni di ammoniaca. Con l’aiuto del satellite IASI oggi possiamo dire con esattezza quanti agenti inquinanti questi stabilimenti producano e abbiano emesso nel corso degli ultimi nove anni.

Le emissioni di ammoniaca fanno il giro del mondo

Questo è il risultato di una ricerca pubblicata su Nature dal titolo “Industrial and agricoltural ammonia point sources exposed” (“Scoperti i punti di origine di ammoniaca di tipo industriale ed agricolo”), portata avanti da un team di scienziati guidati da Martin Van Damme e Clarisse Lieven dell’Université libre di Bruxelles. I ricercatori sono stati in grado di identificare con certezza le zone nel mondo che presentano le maggiori emissioni di ammoniaca nell’ambiente grazie ai dati raccolti in quasi nove anni di osservazioni giornaliere fatte dal satellite IASI, una tecnologia installata su satelliti meteorologici Metop dell’Agenzia Spaziale Europea che permette di monitorare il clima e diverse componenti atmosferiche, tra cui proprio l’ammoniaca (NH3).

L’ammoniaca emessa nell’atmosfera è uno dei molteplici agenti inquinanti verso cui diverse istituzioni e organizzazioni in difesa dell’ambiente prestano attenzione già da tempo. Qualche anno fa il Guardian pubblicò un articolo che denunciava alti livelli di inquinamento da ammoniaca che riguardavano ben due terzi del territorio del Regno Unito. È difficile collegare questa sostanza, che al massimo ci fa pensare allo sgradevole odore dei prodotti per la casa che acquistiamo, ad un pericolo per noi e per l’ecosistema. In realtà le emissioni di ammoniaca nell’ambiente danneggiano la salute delle persone esposte a queste zone insalubri, provocando malattie respiratorie e coronariche, ma colpiscono anche gli ecosistemi, soprattutto i più fragili, intossicando il suolo e le acque.

Fino ad ora, avere una chiara idea delle emissioni di ammoniaca nell’atmosfera a livello globale era praticamente impossibile perché in molte nazioni è assente una legislazione che richieda il controllo di questo agente inquinante. Grazie al satellite IASI sono stati trovati 248 “punti caldi”, zone che presentano un aumento della concentrazione di ammoniaca e in cui sono stati definiti precisi punti di origine di tali emissioni, a cui si aggiungono altre 178 regioni nelle quali la fonte di emissione è rimasta incerta. Questi punti incriminati sono collegati soprattutto ad allevamenti intensivi di bestiame, campi agricoli e ad attività industriali.  La grande pianura settentrionale che attraversa l’India e il Pakistan, solcata dall’Indo e dal Gange, e la pianura cinese settentrionale sono le zone più estese con la maggiore concentrazione di ammoniaca. Stupisce però che siano stati identificati per la prima volta proprio grazie a questa ricerca alcuni luoghi in cui vengono prodotte naturalmente alte concentrazioni di NH3.  È il caso del lago Natron in Tanzania, le cui distese fangose seccandosi rilasciano grandi quantità di ammoniaca nell’ambiente.

Gli allevamenti intensivi sono la causa principale di emissioni di ammoniaca, seguiti dalle fabbriche che producono fertilizzanti a base di questa sostanza. In Colorado è stata rilevata una zona in cui sono presenti due allevamenti intensivi di grandi dimensioni, così come nei pressi di Bekersfield e Tulare, in California, o di Térron in Messico. A Milford invece, nello Utah, le emissioni sono legate ad allevamenti di maiali. Seguendo invece gli stabilimenti che producono fertilizzati possiamo notare che tale problematica riguarda molte aree sparse in tutto il mondo, da Pingsongxiag in Cina a Beech Island in South Carolina, USA, passando per Uzbekistan, Iran ed Egitto. Aprendo una cartina si possono tracciare fitte linee che collegano tutti gli oltre quattrocento punti evidenziati dalla ricerca di Van Damme e Lieven.

La salvezza é nello spazio?

Poter osservare e catalogare le fonti di ammoniaca dallo spazio ci permette di controllare l’operato di quei Paesi che hanno già riconosciuto nelle emissioni di ammoniaca un pericolo per il futuro, ma anche di osservare quelli in cui tale consapevolezza tarda ad arrivare. Secondo i dati del 2017, i livelli di ammoniaca presenti nell’atmosfera erano in aumento anche all’interno dell’Unione europea con una crescita del 2.5% dal 2016 al 2017, principalmente a causa dell’assenza di misure di riduzione proprio nel settore agricolo che produce da solo il 90% delle emissioni ammoniaca dell’UE. Usare i satelliti ci permetterebbe di mettere in agenda quelle forme di inquinamento vecchie e nuove che altrimenti sarebbero rimaste fuori dalle politiche pubbliche perché mai osservate o dichiarate. Abbiamo l’occasione di guardarci dall’alto per vedere con obiettività, senza scuse fasulle messe in atto per giustificare la nostra indifferenza, l’entità dei danni che stiamo causando a noi stessi e all’ambiente, per controllare i passi avanti che abbiamo fatto e che ci restano da fare per un futuro ecosostenibile.

Carlotta Merlo

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