Reddito di cittadinanza e abbattimento della povertà sono i punti avanguardisti della campagna elettorale del M5S: affascinanti proposte da cui il ceto medio si è volentieri lasciato inebriare e ciò (e forse anche altro) è bastato ad investire gli autori di tali proposte dell’arduo compito di gestire un Paese, di programmare l’andamento e il rendimento economico dell’Italia.

Dopo le parole si deve passare ai fatti e Di Maio e la compagnia pentastellata non vogliono di certo deludere l’elettorato. Quindi ecco che dal 2019 entrerà in vigore il famigerato Reddito Di Cittadinanza, caricato ormai di una potenza agiografica da destare interesse e curiosità anche delle nazioni estere.

Il reddito di cittadinanza si configura come aiuto economico che lo Stato offre a chi vive sotto la soglia della povertà (oltre 6,5 milioni di italiani): i 780 euro verranno erogati in cambio di 8 ore di lavori socialmente utili nel comune di residenza, mentre se si è troppo anziani ma ugualmente poveri scatta la pensione d’inclusione.

Potrebbe suscitare ironia o pianto (dipende dal grado di disperazione) l’associazione mentale tra i lavori socialmente utili ed i lavori di pubblica utilità svolti da chi deve scontare una condanna penale per i caratteri di provvisorietà, a favore della collettività, con la differenza che se “un giorno di lavoro di pubblica utilità consiste nella prestazione, anche non continuativa, di due ore di lavoro” (art. 54, d.lgs 274/2000) per il condannato, il povero che usufruisce del sussidio quelle due ore le deve impiegare per la ricerca attiva del lavoro. Come lo Stato controllerà il computo delle due ore impiegate da ciascuno nella ricerca del lavoro, se con la tecnica di orwelliana memoria in “Big Brother” o attrezzandosi per i miracoli sui centri dell’impiego, ancora non è noto.

Un sussidio di certo non eterno, in quanto il beneficiario dovrà accettare uno dei tre lavori proposti dal centro per l’impiego. Supponiamo un caso X, diplomato, laureato magari in ingegneria, al quale vengano proposti tre lavori di meccanico, elettricista e operatore della nettezza urbana: se li rifiuta perde il sussidio, se ne accetta uno perde i soldi investiti in un futuro sperato. Dunque in assenza di altro bisogna accontentarsi e si badi bene che ciò non è un incentivo alla meritocrazia, ma assistenzialismo o un freno alla fuga di cervelli per trattenerli in patria con contentini provvisori.

C’è dell’altro: la somma di 780 euro mensili (variabile in base al reddito) va consumata esclusivamente in spese morali: chi e in base a quali criteri stabilisce quali siano spese morali o immorali? Si è parlato di spendere la cifra solo in esercizi convenzionati, in prodotti italiani, evitare il tabacco e ciascuno sarà stalkerato dalla tracciabilità statale su spese personali.

Sarebbe altresì interessante capire la definizione di moralità e immoralità, peraltro stabilita da un’élite pagata a suon di quattrini per sfornare idee geniali per il bene del popolo, o da una casta che non deve rendicontare le proprie spese a nessuno, anzi alla quale è concessa la facoltà di risarcire i 48,9 milioni di euro rubati ai cittadini in comode rate senza interessi.

Interessante capire se per la morale in questione ci si riferisca a quella kantiana, cristiana, socialista, fascista, giacché ogni governo la riformula a modo proprio. «Ma che facciamo, mandiamo in giro i preti a controllare cosa si compra?» (Oliviero Toscani per La Repubblica). Tanto vale rendere anche la privacy un concetto immorale!

Il terreno in cui è piantato il reddito di cittadinanza è lacunoso e melmoso soprattutto riguardo ai fondi per finanziarlo. Si stima occorrano 10 miliardi da rinvenire nel taglio «al gioco d’azzardo, alle banche, alle compagnie petrolifere, alla politica e ai finanziamenti per i giornali». Paragonare i giornali alle banche o al gioco d’azzardo è già un pensiero che farebbe rabbrividire Biagi. Paragonare l’informazione (tra l’altro già sottopagata e priva di tutele) alle dipendenze del gioco d’azzardo o ai ricchi banchieri, o ai commercianti di petrolio lo si potrebbe placidamente considerare immorale. Se si pensa, poi, che in Italia si evadono 100 miliardi all’anno, un buon bancomat da cui prelevare soldi da regalare ai cittadini sarebbe una lotta seria all’evasione fiscale e invece no, si opta per la pace fiscale.

Ma attenzione: il reddito di cittadinanza non è una novità.

Una buona pubblicità di slogan avvincenti ha dipinto agli occhi dell’opinione pubblica il reddito di cittadinanza come una novità, ma si sa che gli italiani hanno memoria corta.

Nel 1998 Prodi introdusse il reddito minimo di inserimento, che coinvolgeva alcuni comuni tra i quali Napoli, per incentivare le famiglie a scolarizzare i figli e arginare la dispersione scolastica, poi cancellato dai governi di centro destra.

Un’altra idea per contrastare la povertà la ebbe Mussolini in epoca fascista con la carta annonaria. La carta annonaria, chiamata in gergo tessera della fame, era un documento nominativo che consentiva di ottenere beni alimentari razionati nel secondo dopo guerra. Era la tessera dei disperati, una sorta di elemosina agli indigenti per garantirgli almeno un pasto. I tempi cambiano ma resta l’articolo 1 della Costituzione: siamo sicuri che l’Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro? E una somma di danaro super controllata e regalata dallo Stato ai cittadini poveri è lavoro o beneficenza?

Del resto nel 2015 l’allora Presidente della regione Lombardia Roberto Maroni propose il reddito di cittadinanza ai cittadini lombardi, proposta che suscitò la perplessità dell’attuale Ministro dell’interno Matteo Salvini che lo definì prontamente «elemosina di Stato» affermando: «In linea di principio sono contrario a questo tipo di provvedimenti. Non voglio mettere becco nelle libere scelte della Regione Lombardia, ma con i soldi pubblici preferirei abbassare le tasse e far ripartire il lavoro piuttosto che mantenere la disoccupazione» e tre anni dopo introduce il reddito di cittadinanza a braccetto col il M5S non solo per il popolo lombardo ma per l’intera nazione.

La storia a volte è così poco originale, da un balcone si esulta per l’entrata in guerra, da un balcone si esulta per l’abbattimento della povertà (e dei poveri?).

Non so se le perplessità esposte in merito al reddito di cittadinanza siano morali o immorali, ma fortuna che la facoltà di pensare è ancora gratuita.

Melissa Bonafiglia

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