F.U.L.A.: «Per me la musica è un respiro di libertà»
Fonte: fulaofficial.bandcamp.com

Frutto di un’attività artistica perfezionata nel tempo ed insaporito da suggestioni, energie e tinte sonore tipicamente africane, il nuovo singolo di F.U.L.A. dal titolo “Tutti i colori” è disponibile a partire da venerdì 30 ottobre in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme digitali.

L’indagine riguardo le proprie origini e la propria identità rientra in un percorso storico, politico e sociale alquanto astruso che la musica è in qualche modo in grado di propagare. Assunta questa consapevolezza, attraverso il suo ultimo inedito, Oumar Sall – questo il nome all’anagrafe dell’artista italo-senegalese – si fa cantore delle storie e delle commistioni dei popoli, facendoci al contempo riflettere su quanto nel nostro tessuto sociale sia ancora lunga la strada verso l’equità.

Impreziosito dal featuring con Mama Marjas,“Tutti i colori” è un mosaico di suoni composto da innumerevoli tasselli, ciascuno con distinte peculiarità, ma posti a stretto contatto e in costante dialogo tra loro. La frattura della realtà causata dal pensiero dicotomico alla base degli atteggiamenti estremistici consiste nell’elaborare il contesto sociale di riferimento in modo binario: tenendo conto delle gradazioni intermedie della società odierna nella sua complessità, ambiguità e mutevolezza, F.U.L.A. ci insegna a guardare il mondo con occhiali arcobaleno in modo da riuscire a coglierne le differenti tonalità.

Mama Marjas, artista che ha collaborato con F.U.L.A. nell’ultimo singolo pubblicato ”Tutti i colori”

Ai microfoni della nostra redazione, F.U.L.A. ha raccontato alcune curiosità in merito la canzone lanciata di recente e, più in generale, riguardo il suo operato:

Ciao F.U.L.A., è un piacere averti qui con noi! Il termine da te utilizzato come nome d’arte parrebbe essere un acronimo. Puoi spiegarci per quale motivazione lo hai scelto e il significato?

«Ciao, a tutti! L’acronimo F.U.L.A. significa Free and United Lands of Africa. Ho preso inoltre spunto per il mio pseudonimo dal popolo Fulani, conosciuti anche come Fula, Peul o Fulbe. Pur essendo considerati minoranza etnica, sono una popolazione presente in Africa Occidentale, Africa Centrale e in alcuni territori del Nord Africa che vanta all’incirca ventisette milioni di individui che si caratterizza per i loro particolari ornamenti e vestiti colorati. In lingua fulfude il loro nome vuol dire “libero”. Oltre ad essere il veicolo con il quale comunico le mie visioni, per me la musica è un respiro di libertà!»

Vivendoci da parecchi anni, ti sarai accorto che l’Italia è una nazione piuttosto conservatrice sul piano sociale, quanto su quello artistico. Ciononostante sei riuscito nell’ardua impresa di mantenere integro il marchio stilistico che da sempre ti ha contraddistinto, ossia uno stile urban con sonorità etniche e testi conscious. Come hai abbattuto lo spesso muro del giudizio?

«Il mio obiettivo e quello del team con il quale collaboro è portare una ventata di Afrobeats in tutte le sue sfaccettature nel mio paese di adozione, non abituato ad un certo tipo di melodie. Siamo in costante lavoro per proporre sonorità in continua evoluzione: personalmente amo miscelare il nuovo che avanza ai ritmi tradizionali della mia terra d’origine, l’Africa. Nonostante nei brani mi faccio portavoce di ideali fra cui multiculturalismo, unione e fratellanza il mio vuole essere prima di tutto un progetto musicale, non ideologico. Sento la necessità di esprimere in note il mio vissuto personale e quello di un’intera comunità della quale mi sento parte integrante, la bellezza e le contraddizioni di una generazione che ha, a mio parere, parecchio da dire.»

Recentemente hai pubblicato il tuo inedito Tutti i colori”. Oumar, c’è un episodio della tua vita che ti ha ispirato nella scrittura del singolo?

«Da bambino mi riprendevano spesso perché coloravo fuori dai bordi. I miei disegni erano privi di alcuna logica, utilizzavo tutti gli acquarelli che avevo a disposizione non curandomi di colorare all’interno delle linee prestabilite. Ancora oggi sono fatto così: amo rompere gli schemi, entrare nella diversità ed astrarre. “Tutti i colori” è una perfetta sintesi di ciò che è F.U.L.A.!»

Il nostro vissuto personale non si legge sull’opinione che l’altro ha di noi ma sulle nostre labbra; per questo, per capirlo, dovremmo porre tutti nella condizione di raccontarsi ed essere ascoltati. Il tuo brano vuole essere un invito a non giudicare prima di conoscere il vissuto di una persona oppure ha un significato fine a sé stesso?

«Purtroppo si tende ad avere pregiudizi in merito quanto non si conosce. Dal mio canto posso dire di essere sempre stato una persona dalla mente aperta alla quale piace apprendere, stare tra la gente e ascoltare il prossimo. Tuttavia, il mio intento non è pormi in maniere critica nei confronti di chi non è disposto all’accoglienza, ma raccontare la mia persona attraverso la metafora del colore nel rispetto dell’opinione di tutti. Chi vuole vivere insieme a me questi sprazzi del mio quotidiano, ed anche chi non, è più che benvenuto!»

Quali valori vuoi esternare attraverso le tue note?

«Onestà, giustizia, compassione, gentil cortesia, completa sincerità, onore, dovere e lealtà sono quelli che ritengo i miei principi cardine; spensieratezza e voglia di rivalsa perenne quanto vuole esprimere F.U.L.A.»

Vincenzo Nicoletti

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