Nerd, informatico, impacciato. Messa così sembra il personaggio di una qualunque serie tv leggera, dove alla fine il protagonista supererà i suoi limiti e pareggerà i conti con la sfiga, fidanzandosi con la più figa della scuola.
E invece no, Miss High School l’ha appena mollato, si è data all’ecstasy e agli addominali di un altro tipo, con il nostro cervellone che farà di tutto per riconquistarla.
È questo l’incipit di Come vendere droga online (in fretta), una serie che dice già nel titolo come si svilupperà dato che il protagonista, Moritz, nel tentativo disperato e folle di mostrarsi della stessa apertura mentale (e autodistruttiva) dell’ex, si ritroverà a vendere online un enorme quantitativo di droga.
La serie, nonostante cio, sorprende per la sue originali soluzioni registiche e narrative, derivative dal cinema di Fincher (nelle tematiche del disagio esistenziale, nei movimenti di camera), ma soprattutto per il suo modo intelligente di integrare tecnologia informatica e social media nella diegesi, sulla quale gioca sul sicuro, abbattendo a più riprese la quarta parete attraverso lo slang comunicativo dei nativi digitali: social, privacy, Facebook, Instagram, Dark Web, chat, queste ultime mostrate sovraimpressione allo spettatore tramite le loro interfacce familiari, segnalandole come parti integranti della nostra esperienza visiva e interattiva quotidiana.
Un’esperienza, quella umana, guidata in ultima istanza dai significati. La serie è brava nel mostrare quanto i significati muovano i comportamenti e i pensieri dei protagonisti: Moritz si affaccenda, si sacrifica totalmente in nome di ciò che ritiene significante in un dato momento. Rompe legami, cambia vita, accetta i massimi rischi senza badare alle conseguenze. Per cosa? La sua ex ragazza, colei che più di tutte da senso e significato alla sua esistenza. Questo sentimento, però, in Moritz si trasformerà presto in affezione morbosa, le cui origini vanno rintracciate nella paura di non rimanere solo (Mortiz è un nerd isolato, abbandonato dalla madre, un padre che non riesce a comunicare con lui, e con l’unico amico malato terminale). Si aggrappa, insomma, con tutte le forze al proprio significato (e lo facciamo tutti, e a seconda dei casi può essere a turno una persona, un ideale, una speranza o un insieme di queste ultime).
Ma la profondità della serie Netflix non finisce qui:
Il rapporto tra il protagonista, Moritz, e la sua (ex) non è descritto come il classico legame di coppia, ovvero come una struttura vincolante che ricade nei canoni classici di ruolo. Bensì, come l’osmosi fra individui che si riempiono e si svuotano (di emozioni, significati, predicati d’esistenza) a seconda delle vicissitudini.
Ma torniamo al sodo.
Come vendere droga online (in fretta) parla di droghe, appunto. Non solo delle sostanze stupefacenti, ma della vera droga della nostra epoca: il mondo social e l’esigenza di raccontarsi sugli stessi. Un mondo che, al di la degli inutili giudizi di valore, è il mezzo costante e mediatore delle nostre esperienze, filo connettore delle nostre emozioni, catalizzatore dei nostri impulsi, specchio del nostro io idealizzato (e a volte corroborato esternamente), ripostiglio e museo dei nostri pensieri, riparo e confessionale delle nostre fantasie estatiche.
Un “es” fatto desktop, che spesso ci permette di sfuggire da un mondo che non ci soddisfa o che, in altre occasioni, diventa lo strumento per cambiarlo.
Insomma, Come vendere droga online (in fretta) è una serie leggera nei toni, ma tremendamente seria nelle tematiche e intelligente nel suo confezionamento pop.
Non farà la storia delle serie tv, ma è una frivola e arguta testimonianza di quel processo che stiamo vivendo, che condurrà, in ultima analisi, nell’evoluzione in homo virtualis: mente, corpo e anima umani trapiantati nel mondo digitale.
Enrico Ciccarelli