Odino e gli Hávamál: il testo sacro degli antichi vichinghi
Odino Hávamál (Mitologia Antica)

Gli Hávamál – la voce di Odino – sono un componimento sapienziale di 164 strofe appartenenti alla raccolta dell’Edda Poetica, conservati in un unico manoscritto – del 1270 circa –  medioevale islandese: il Codex Regius. Tale manoscritto è la principale testimonianza del culto, della poetica e della visione del mondo degli uomini e delle donne prima che il cristianesimo approdasse nelle terre norrene. Nell’Edda Poetica vengono preservate sia memorie storiche riconducibili al tempo delle migrazioni dei popoli in Europa del IV e V secolo d. C., sia saghe e racconti mitologici su Dèi ed eroi delle civiltà germaniche antiche.

I carmi nel Codex Regius sono ordinati per argomento. Nella prima metà vi sono i carmi degli Dèi, nella seconda metà i carmi degli eroi: nove carmi divini e diciotto carmi eroici. All’interno dell’Edda Poetica s’alternano racconti di storie gioviali a declamazioni austere. Dunque, nei carmi si celano l’antica saggezza e l’ethos popolare da cui scaturiscono i valori normativi di giusto e sbagliato, i valori e dis-valori umano-esistenziali quali amore, onore, amicizia, invidia, avidità,  vendetta, ambizione.

Codex Regius (Wikipedia)

Gli Hávamál all’interno del manoscritto costituiscono il carme più lungo e si presentano come una raccolta di racconti-esempi, di massime e consigli sulla vita. La parola Hávamál deriva dalla composizione di due elementi: il primo è Háva che si può tradurre con «Alto, Elevato, Eccelso»; il secondo è mál che si può tradurre con «parole, discorsi, detti». Quindi Hávamál  può essere tradotto con «parole dell’Alto», ossia di Odino (Óðinn), la massima divinità del pantheon nordico.

La tradizione vuole che gli Hávamál siano stati composti da Odino stesso. Egli è il padre, il supremo e più savio degli Dèi nella mitologia norrena, ragion per cui a lui viene lasciato il compito di esporre la saggezza di cui l’intera umanità non può fare a meno. Odino dispensa consigli sulla vita quotidiana, sulle relazioni inter-umane e sulla spiritualità, inoltre riporta aneddoti su se stesso cercando di tracciare l’impervio e sacrificante sentiero che bisogna percorrere per ricercare la vera conoscenza. Nel paganesimo il rapporto tra l’uomo e gli Dèi non presuppone alcuna verticalità, infatti Odino testimonia la pienezza del divino nella sua incarnazione nella condizione d’uomo. La trascendenza non sovrasta l’uomo: egli ne diviene il portatore privilegiato.

 Gli Hávamál affondano le proprie radici nella comune esperienza del paganesimo nordico degli antichi vichinghi e nel «pensiero delle origini».

Odino – Hávamál (Wikipedia)

Gli insegnamenti di Odino

Il contenuto degli Hávamál è eterogeneo, infatti per necessità viene suddiviso in sette parti.

La prima parte è denominata Gestapáttr, ovvero il capitolo degli ospiti. Il discorso è incentrato sul viaggio, sull’ospitalità, sulla saggezza e sull’amicizia. Le parole di Odino arrecano importanza al senso della misura e del coraggio basi essenziali per un uomo e il suo destino. Necessario è per l’individuo il minimo indispensabile per placare le esigenze corporee e per coltivare la conoscenza del proprio sé.

«Moderatamente saggio deve essere ogni uomo, mai troppo saggio sia, poiché il cuore d’un uomo saggio di rado diviene lieto se estremamente saggio è chi l’ha».

Il messaggio di Odino è chiaro: la ricchezza materiale o immateriale è come il più subdolo dei nemici, inoltre non bisogna scrutare troppo nell’abisso del destino, ciò è fonte di indomabile angoscia.

La seconda parte è denominata Mansǫngr, la sezione in cui si affrontano i problemi della vita quotidiana e  il rapporto tra i due sessi. La finalità è quella di liberare l’individuo dalle inutili frenesie figlie dell’inconsapevolezza.

«Nessun male è peggiore per ogni saggio che in niente trovar gioia».

Il disincanto liberatorio sussiste solo nella conoscenza d’una profonda serenità interiore che squarcia il velo dell’illusione, del dolore (dukkha).

La terza parte è denominata Billingsmeyarpáttr, capitolo dedicato alla vicenda del corteggiamento fallimentare da parte di Odino della donna di Billingr. È colpito da una struggente passione che non può essere ricambiata perché ciò sarebbe causa d’adulterio. Nonostante Odino faccia uso del suo mistico potere di seduzione, la voluttuosa donna si beffa di lui.

«Molte sono le fanciulle, se ben si osserva, dall’animo ingannatore verso gli uomini. Questo imparai quando di saggio consiglio femmina indussi a falsità: d’ogni dileggio mi ricoprì la giovane avveduta e non ebbi nulla di tale donna».

Questa strofa è il resoconto morale attraverso cui Odino ammette la propria sconfitta contro la tenacia della donna.

La quarta parte è denominata Gunnlaðarpáttr ed evoca le gesta ardimentose di Odino nell’impossessarsi dell’idromele della saggezza – il nettare degli scaldi: mjǫdr – nascosto nella montagna dopo aver sedotto e giaciuto con la gigantessa Gunnlöð figlia dell’avaro Stuttungr. Odino agisce sotto mentite spoglie prima come anziano alla presenza di Stuttungr,  poi come serpente all’interno del monte e infine come aquila per fuggire verso Ásgarðr.

Odino simboleggia l’uomo che si fa Dio da sé: l’archetipo magico dell’auto-divinazione. Il suo è un atto di risolutezza spirituale che si palesa sia nel conquistare Gunnlöð sia nell’appropriarsi del nettare della suprema sapienza. Inoltre il suo volo è espressione della comprensione delle verità metafisiche.

«Chi capisce possiede ali».

La quinta parte è denominata Loddfáfnismál, qui si trovano le norme etiche impartite a un misterioso Loddfáfnir. La concezione cosmologica stabilisce un asse tra le tre zone essenziali del cosmo: Cielo, Terra, Inferi. Intorno a tale asse vi sono delle aperture attraverso le quali i mondi comunicano tra loro. Uomini e Dèi, morti e Inferi.

Yggdrasil (Mitologia Odino)

Questo asse nella tradizione nordica è concepito anche come albero cosmico: Yggdrasill. L’insegnamento a Loddfáfnir infatti è impartito alla fonte di Urðr (destino), presso cui sorgono le radici dell’albero. Ciò dà inizio alla dottrina odinica.

«Consiglio a te Loddfáfnire e tu accetta i consigli, […] ti gioveranno se li farai tuoi: l’ospite non irridere né mettere alla porta, largisci in gran copia agli indigenti!»

Tra i tanti precetti ve n’è uno essenziale secondo Odino: la sacralità dell’altro.

Nelle ultime due parti: Rúnatal e Ljóðatal, avviene in primis il solenne sacrificio di Odino. Dà in pegno il suo occhio fisico  per ricevere l’occhio dello spirito e poi s’impicca all’albero cosmico per conquistare mediante il ciclo di morte\rinascita la conoscenza delle rune, gli arcani simboli della magia nordica. Dopo il risveglio di Odino vi sono i canti runici che donano grandezza e vigore spirituale sbaragliando miseria, ignoranza e dolore. Il canto della guarigione e della trascendenza rende inattaccabili, inaccessibili e inespugnabili. Conoscendo il proprio sé è possibile conoscere il tutto.

Odino – Yggdrasil (Pinterest)

«Ora sono le parole dell’Alto cantate nella dimora dell’Alto, molto vantaggiose per i figli degli uomini, […] Salute a chi cantò! Salute a chi sa! Goda chi apprese! Salute a coloro che ascoltarono!»

Gli Hávamál ci riconducono alla filosofia di vita degli antichi vichinghi. Tuttora hanno lo scopo di vivificare la felicità e la libertà dell’essere uomo.

Citando Thoreau: «Se sei un uomo libero allora sei pronto a metterti in cammino».

Gianmario Sabini

Gianmario Sabini
Sono nato il 7 agosto del 1994 nelle lande desolate e umide del Vallo di Diano. Laureato in Filosofia alla Federico II di Napoli. Laureato in Scienze Filosofiche all'Alma Mater Studiorum di Bologna. Sono marxista-leninista, a volte nietzschiano-beniano, amo Egon Schiele, David Lynch, Breaking Bad, i Soprano, i King Crimson, i Pantera, gli Alice in Chains, i Tool, i Porcupine Tree, i Radiohead, i Deftones e i Kyuss. Detesto il moderatismo, il fanatismo, la catechesi del pacifismo, l'istituzionalismo, il moralismo, la spocchia dei/delle self-made man/woman, la tuttologia, l'indie italiano, Achille Lauro e Israele. Errabondo, scrivo articoli per LP e per Intersezionale, suono la batteria, bevo sovente per godere dell'oblio. Morirò.

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