Guerra
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Ci sono cose di cui non si vorrebbe mai parlare ai bambini, eppure quelle cose esistono e prima o poi dovranno essere note anche ai più piccoli, se c’è la voglia di coltivare un mondo migliore, un posto senza guerre. Ora più che mai, il tema bellico assedia le roccaforti domestiche, tiepide e sicure, per mezzo di televisioni e giornali, ed anche quando le sirene suonano lontano e le scintille delle armi rompono un cielo di stelle distante, il dolore di quei luoghi è vicino e le sofferenze che ne conseguono sono evidenti a tutti. Nella sua “Poesia per la pace”, Madre Teresa di Calcutta esordisce così: «c’è una guerra/ ed io non ho le parole». La stessa indisponibilità rischia di investire ogni adulto, che non senza difficoltà vorrebbe spiegare ai bambini cosa siano le armi, cosa siano i campi di battaglia e, forse ancora più difficilmente, cosa sia la pace, quando intorno pervade il rancore. Per questo motivo esistono fiabe, poesie, filastrocche e consigli finalizzati a prestare le parole e la sensibilità giusta a chi intende parlare della guerra agli innocenti, a coloro che un domani dovranno custodire gli equilibri del mondo.

In primo soccorso per raccontare la guerra ai bambini vengono sei consigli stilati da Save the Children. Secondo quest’ultima: “1 bambino su 5 vive in aree colpite da conflitti”. A quel bambino probabilmente sarà chiaro in cosa consista uno scontro armato, meno chiaro invece il perché, un dubbio che ancora può, si spera, condividere con qualche adulto consapevole degli orrori e dell’inutilità di ogni conflitto.  Il primo consiglio infatti è quello di ascoltare i più piccoli, «creare nei diversi contesti educativi e a casa dei momenti in cui si analizzano insieme le notizie e, soprattutto, si lascia spazio alle loro domande.» Un secondo consiglio consiste nell’informare adeguatamente su ciò che di bello esisteva nei posti devastati dalla guerra: la cultura, i luoghi e le tradizioni, al fine di combattere i pregiudizi: «dalla storia del sapone di Aleppo che ora un rifugiato siriano realizza in Francia, alla storia di Damasco, una delle città più antiche al mondo

Tra gli altri modi da adoperare per i bambini vi sono indubbiamente i supporti forniti da libri illustrati, poesie, favole e testimonianze di coetanei, che permettano di creare empatia e allontanare la minaccia di possibili guerre future. Di poesie e filastrocche rivolte ai bambini sul tema della guerra e della pace ve ne sono tante, e tra esse non poteva naturalmente mancare la voce semplice e delicata del poeta Gianni Rodari. “Promemoria” è il primo alleato per ragionare coi bambini sui contrari di cui nessuno mai, per colpa della guerra, dovrebbe privarsi:

«Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare
preparare la tavola,
a mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.

Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte
né per mare né per terra:
per esempio, LA GUERRA»

Se difficile è spiegare la guerra, altrettanto può esserlo per la pace. Ancora una volta i versi di un poeta, Bertolt Brecht, si prestano a una spiegazione chiara e semplice di cosa voglia dire un mondo senza guerra per i bambini del domani:

I bambini giocano alla guerra.
È raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
È la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

Se i versi non bastano, allora le favole possono continuare a raccontare la guerra ai bambini in una forma semplificata ma mai minimizzata. È il caso ad esempio dello scrittore Marco Lodi e della sua “Strabomba”, tratta dalla raccolta “Favole di Pace”. Attraverso la storia di un ricco produttore di bibite e un re cattivo, l’autore inventa una storia in cui riesce a parlare non solo della guerra, ma di quanto sia facile talvolta convincere gli altri che la scelta giusta sia un’altra. Il produttore, infatti, grazie a una potente e costante pubblicità, racconta Lodi, riesce a convincere il re a conquistare il mondo in cambio di denaro e con l’aiuto di una grande bomba da lanciare. Per fortuna l’umanità, mai scontata, di un soldato riesce a sventare il pericolo e da quel giorno i cattivi non avranno più posto in una nuova storia senza guerre. La semplicità del racconto e il suo lieto fine avvolgono il gelo di un’attualità spesso sfuggente anche a chi potrebbe facilmente interpretare il mondo che lo circonda, ma che troppo spesso è distratto dal “considerate” leviano nelle sue “tiepide case” lontane.

Alessio Arvonio

Alessio Arvonio
Classe 1993, laureato in lettere moderne e specializzato in filologia moderna alla Federico II di Napoli. Il mio corpo e la mia anima non vanno spesso d'accordo. A quest'ultima devo la necessità di scrivere, filosofare, guardare il cielo e sognare. In attesa di altre cose, vivo.

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