Migranti Lampedusa
Fonte immagine: Ilgazzettinodisicilia.it

Nei giorni della fase 2 alcune notizie passano in secondo piano. Di Lampedusa non si parla molto. Di migranti nemmeno, almeno di quelli che sono in mare. Eppure gli sbarchi continuano a essere numerosi: uno nella notte tra il 12 e il 13 maggio, l’ultimo il 16 maggio. Senza contare i salvataggi in area Sar, area di ricerca e soccorso, competenza di Malta ma vicina a Lampedusa. Sono poi giorni di accoglienza difficili con hotspot al collasso perché già superato il limite massimo di capienza. Molti migranti sono lasciati in attesa sulla banchina del molo per ore. In soccorso arrivano le navi quarantena, ma qui si apre un capitolo a parte.

I numeri di Lampedusa

Nei primissimi giorni di maggio arrivano a Lampedusa, in meno di 24 ore, quasi 140 migranti. Nella notte tra il 12 e il 13 maggio altre due imbarcazioni. Una con 10 tunisini, l’altra ha a bordo 43 subsahariani e proviene dalla città libica di Zawiya. Le condizioni del mare impediscono al traghetto che percorre la linea Porto Empedocle – Lampedusa di giungere a destinazione. Così i migranti sono lasciati in attesa. Anche perché l’hotspot di contrada Imbriacola ospita 116 persone ma ha una capienza di 96 posti ed è in stato di quarantena. E ancora, il 16 maggio una barca in legno con 68 migranti arriva direttamente e in autonomia sugli scogli di Cala Madonna. Intanto il 17 maggio viene segnalata un’ altra imbarcazione in acque Sar maltesi, pare che un peschereccio abbia soccorso quasi 100 migranti.

A Lampedusa cresce il malcontento

Dopo giorni di attese, dovute anche alle condizioni del mare, arriva a Lampedusa la Moby Zazà, nave destinata alla quarantena. Non si fermano gli appelli del sindaco Totò Martello per garantire la sicurezza dei migranti e la tutela degli abitanti.

«Chiedo al governo un intervento urgente e determinato in questo senso altrimenti non si comprende, anche gli occhi dell’opinione pubblica, a cosa serve aver fatto un bando per una nave per la quarantena se poi viene lasciata a Porto Empedocle e non a Lampedusa, dove i migranti arrivano», aggiunge ancora Martello. La nave infatti necessita rifornimenti e deve smaltire i rifiuti, è probabile che farà avanti e indietro in base alle necessità. Già per metà è adesso occupata. Le preoccupazioni per Lampedusa restano alte: essendo l’estate alle porte, gli sbarchi di certo aumenteranno. Intanto cresce il malcontento tra gli abitanti che scendono in piazza: si chiede un ospedale come si deve per l’isola e si chiede una soluzione agli sbarchi.

Il resoconto dei numeri sui migranti

Arrivano intanto i dati sugli arrivi di migranti in Europa. Frontez, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, segnala che da gennaio ad aprile, mentre le rotte verso la Grecia e verso la Spagna hanno subito un notevole calo, il Mediterraneo centrale ha vissuto un aumento notevole: nei primi 4 mesi del 2020 ha raggiunto un incremento del 331% rispetto allo scorso anno. L’Oim, l’organizzazione per le migrazioni delle Nazioni Unite, evidenzia poi un calo dei decessi verificati in mare anche se la situazione non può essere confermata da organizzazioni indipendenti, dato che per adesso non sono in mare.

Il dibattito politico che dimentica Lampedusa

«In questi giorni le condizioni meteo favorevoli stanno determinando un incremento delle partenze dalla Libia e in assenza di un dispositivo navale di soccorso che copra l’intera area trasformata ormai in un deserto questo determinerà una tragedia immane: nessuno sia abbandonato in mare o respinto verso un Paese in guerra come la Libia», si legge in una lettera inviata nelle scorse settimane a Conte da un gruppo di deputati nazionali e europarlamentari di Pd-Iv-Leu. E ancora: «Ci sono persone in attesa di un Pos (Place of safety, ndr) al limite delle acque territoriali italiane, più di 100 si trovano da giorni sul molo di Lampedusa in condizioni non degne di un Paese come il nostro». Non c’è al momento un vero dibattito politico sulla questione. «Italiani chiusi in casa, ma porti sempre aperti», scriveva Salvini su Facebook lo scorso 28 aprile. E poi ancora: «Neppure il Covid-19 ferma il business dell’immigrazione: il governo blocca in casa gli italiani, fa uscire i delinquenti e i boss da galera e spalanca i porti». Nei giorni successivi poca roba sui migranti che arrivano.

Il rischio della tragedia

Quella che prima era una battaglia quotidiana adesso si è affievolita. Guardando a una parte della politica, si nota che per mesi il motto “chiudiamo i porti” è rimbalzato su qualsiasi mezzo di comunicazione. Non che l’intenzione sia cambiata, ma di certo si è affievolita dal punto di vista comunicativo. Intanto i giorni continuano a trascorrere, con la paura sempre più grande che l’estate possa portare spiacevoli notizie. Lampedusa continua a vivere la sua battaglia quotidiana ma lontana da quanti in passato gli hanno tenuto continuamente gli occhi addosso. Come se ciò che era appetibile prima adesso lo fosse meno. Eppure i migranti continuano ad arrivare. E cresce l’esigenza di una proposta di governo nazionale ed europeo. Il rischio più grande – sempre lo stesso – è che nell’indifferenza si consumi l’ennesima tragedia.

Alba Dalù

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