Don Maurizio Patriciello, Caivano e la Terra dei Fuochi
Fonte immagine: Vatican News

Puzza “di una notte di mezza estate” non è un puro gioco retorico, ma l’inizio di una battaglia contro la criminalità e le ingiustizie. A condurla è un uomo che nella vita mai avrebbe pensato di diventar prete né impegnarsi socialmente laddove avrebbe dovuto esserci lo Stato: Don Maurizio Patriciello. Con parole semplici, ma pungenti, braccia accoglienti, però decise, da anni intraprende la sua lotta contro il male che stringe nella sua morsa le periferie napoletane, in particolare Caivano, terra divenuta ormai tristemente nota per i roghi che hanno dato il nome di “Terra dei fuochi”, per le piazze di spaccio, la malavita, fino all’episodio più recente di stupro nei confronti delle due cuginette.

La vita di Don Maurizio Patriciello

Nasce a Frattaminore nel 1955. Nel corso della vita, mentre lavora come paramedico, si avvicina alla chiesa evangelica. Un giorno, però, arriva la conversione al cattolicesimo; semplicemente per aver dato un passaggio a un francescano, fra Riccardo, che faceva l’autostop in virtù di un severo voto di povertà. Lascia il lavoro ed entra in seminario a ventinove anni. È in questo periodo però che il quasi sacerdote scopre di avere un cancro, che avrebbe potuto ostacolare la sua ordinazione. Tuttavia, dopo mille difficoltà, riesce a superare quel doloroso momento, in cui, forse più che mai, scopre la presenza di Dio. Un giorno, infatti si reca a trovare un’amica malata, che gli dirà: «Maurizio tu rientrerai in seminario, diventerai sacerdote e romperai le … a parecchia gente. La grazia è giunta … la battaglia è vinta …»

Così succede. Don Patriciello si laurea in teologia e a 34 anni inizia la sua nuova vita da sacerdote e l’allora arcivescovo della diocesi di Aversa lo destina alla chiesa di San Paolo Apostolo nel quartiere Parco Verde di Caivano, tra Napoli e Caserta, costruito per accogliere gli sfollati dopo il terremoto dell’80. Le strade hanno i nomi dei fiori, i palazzi sono del colore che dà il nome al luogo, ma di idilliaco c’è ben poco. È un luogo che somma le povertà e le problematiche, e dunque le fomenta piuttosto che risolverle, come fa notare lo stesso Don.

Caivano e la Terra dei Fuochi, una missione di fede

La prima lotta inizia a Caivano in una notte d’estate del 2012. Una puzza asfissiante, «che ruba anche l’aria e la salute» a chi è già povero, non permette a Don Patriciello di dormire; subito la condivisione e la protesta mediante i social network con i fedeli. Ma non è la sola notte insonne. Nella parrocchia dove esercita il proprio sacerdozio, Don Maurizio si rende conto di celebrare troppi funerali di bambini. Inizia a porsi delle domande, inconsapevole che le risposate sarebbe state ben peggiori di ciò che pensava. Cumuli di amianto contaminavano la terra coltivata, e nei roghi che bruciavano non c’erano semplici residui dell’immondizia domestica, ma scarti del lavoro nero.  

Da quel momento si fa sempre più forte la voglia di lottare per tutelare un territorio inquinato dalle discariche industriali e radioattive, che ancora oggi continuano a disseminare cancri e altre malattie, sempre in agguato dietro la vita di adulti e bambini. Scrive al giornale Avvenire, che leva la prima voce contro quei problemi, poi l’incontro con Nadia Toffa, di cui celebrerà anche il funerale per volontà della stessa. La “Iena” si era recata a Caivano per un’intervista comica mettendo a confronto due sacerdoti (l’altro era Don Gallo), ma riceve l’invito a compiere un’inchiesta sui fumi neri che tolgono il diritto alla salute a molti. Da quel momento, la questione diventa nazionale. Attira giornalisti da ogni parte del mondo, risveglia le coscienze dei locali, si inserisce tra le attenzioni di politici, parlamentari, il Presidente della Repubblica Napolitano, fino al pontefice; Papa Francesco infatti dirà che lo spunto per scrivere l’enciclica ambientalista “Laudato sì”, l’ha derivata mentre guardava, sorvolando sulla Terra, le ecoballe che da decenni occupano il suolo di Giugliano, e che Don Maurizio paragona alle tombe dei Ciclopi. Nel 2013, durante il governo Letta, arriva il decreto “Terra dei fuochi” con cui «si prevedono il monitoraggio e la classificazioni dei suoli, l’accertamento dello stato d’inquinamento dei terreni, la riforma dei reati ambientali, l’accelerazione e la semplificazione degli interventi necessari, oltreché risorse per le bonifiche indispensabili per territori a forte condizionamento criminale». Finalmente la questione entra nell’agenda politica italiana e si pone all’attenzione del parlamento europeo, Caivano non è più nota solo a chi la abita.

Le opere e la scorta

Nello stesso anno pubblica “Vangelo dalla terra dei fuochi” (Imprimatur editore, 2013) che raccoglie gli articoli scritti per “Avvenire”, in cui denuncia il dramma di Caivano e delle zone limitrofe. Ad esso si aggiunge “Non aspettiamo l’Apocalisse”, scritto con Marco Demarco (Rizzoli editore, 2014), in cui racconta la storia di un uomo svegliato in una notte di giugno da una puzza che scuote l’anima e la mente a porsi delle domande e intervenire, pur non sapendo bene come. In entrambe l’invito alla speranza, un richiamo all’ascolto delle coscienze, alla verità e alla bellezza che ancora può esistere. Da allora Don Maurizio si reca nelle scuole per sensibilizzare al rispetto per l’ambiente, alla lotta contro ogni forma di sopruso; è al fianco dei più poveri e di chiunque ogni giorno combatte per la giustizia e la verità. Un personaggio oramai scomodo per i malavitosi, ma anche per chi non vuol vedere, e preferisce trincerarsi dietro l’omertà e l’indifferenza.  

Oggi Don Maurizio Patriciello vive sotto scorta, da quando nel 2022, prima del suo compleanno, gli viene fatta recapitare una bomba presso la sua chiesa. Tuttavia, la sua luce al Parco Verde di Caivano continua a splendere come il sole tra gli alberi: illumina il buono che c’è o lo fa nascere.

Alessio Arvonio

Alessio Arvonio
Classe 1993, laureato in lettere moderne e specializzato in filologia moderna alla Federico II di Napoli. Il mio corpo e la mia anima non vanno spesso d'accordo. A quest'ultima devo la necessità di scrivere, filosofare, guardare il cielo e sognare. In attesa di altre cose, vivo.

1 commento

  1. Nella vita conta molto la determinazione e l’impegno nel portare avanti la propria missione.In questio caso annunciare ilVangelo inteso come buona novella. .Sicuramente difficile in un luogo come il Parco Verde di Caivano ,ma proprio qui e’necessario annunciarlo con forza e senza paura.

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