Pigneto Film Festival
Dal 20 al 26 settembre torna il Pigneto Film Festival a Roma

Ciack, si riparte! A settembre torna il Pigneto Film Festival. Arrivato alla sua terza edizione, il festival raccoglie le luci e le ombre del quartiere romano, trasformandolo in un set cinematografico dove 5 film maker avranno 144 ore per immaginare e realizzare un prodotto audiovisivo e coinvolgendo i residenti nella produzione di cortometraggi girati, montati e prodotti in 6 giorni – entro il perimetro del proprio triangolo.

Ne abbiamo parlato con Simone Vesco, che insieme a Nicola Parolini e Chiara Leone forma parte del gruppo di lavoro per la realizzazione della rassegna del Pigneto Film Festival.

Pigneto Film Festival
La vision del Pigneto Film Festival

Il quartiere Pigneto

A Roma, tra via Prenestina e via Casilina c’è voglia di socialità. Il quartiere Pigneto è un punto di ritrovo e di raccolta per tanti, dove creare sinergie e mettere in rete esperienze variegate. Storicamente antifascista, il cinema e il Pigneto si sono incontrati diverse volte prima del Pigneto Film Festival: fu scelto come cornice di alcune celebri pellicole come “Roma Città Aperta” di Rossellini e, ancora, location per Visconti, Risi, Monicelli, Sordi e Pasolini, che lì volle girare “Accattone“: «Via Fanfulla da Lodi, in mezzo al Pigneto, con le casupole basse, i muretti screpolati, era di una granulosa grandiosità, nella sua estrema piccolezza; una povera, umile, sconosciuta stradetta, perduta sotto il sole, in una Roma che non era Roma».

Per questa terza edizione, «la particolarità è che ci stiamo concentrando sempre di più sul quartiere. Se l’anno scorso attori e maestranze andavamo anche a pescarle al di fuori, quest’anno al 100% tutti gli attori saranno abitanti del Pigneto. Coloro che lavorano per il Festival sono liberi professionisti e ragazzi, quasi tutti, che vivono qui. Quest’edizione ci ha permesso di riguardare dentro il quartiere per prendere il meglio per far sì che fosse quasi a km 0» – dice Simone Vesco. La selezione dei film maker è stata chiusa ad aprile: sono arrivati 400 profili da tutto il mondo, da cui sono stati selezionati i 5 registi che soltanto al momento del kick-off scopriranno il tema, gli attori e i team con cui gireranno durante la settimana.

Pigneto Film Festival
Dalla gallery del Festival, prima edizione 2018

Continua Simone, «il Pigneto è una piccola isola pedonale, ma non è un’isola felice, anzi. In questo momento è triste perché la chiusura ha tolto tanta dinamicità e fatto chiudere co-working che vivevano con il supporto giornaliero degli abitanti. Vorremmo che il festival, insieme ad altri eventi che aiutano a far emergere positività e gioia nel quartiere, possa dare una spinta innovatrice che purtroppo ora non c’è».

L’importanza della dimensione collettiva

Entro questo triangolo, tanto si trasmette anche dal punto di vista umano. Simone racconta cosa succede, ogni anno, alla fine del Pigneto Film Festival: «Durante la settimana si vedono solo scleri, pianti e litigi, momenti divertenti. Ad un certo punto, si spengono le luci in sala e vedi gli attori e tutti noi con gli occhi lucidi, assistendo alla creazione in diretta di quello che è successo durante quella settimana. Per una settimana vivi con gente che non conosci» – e questo legame che si instaura lascia traccia in ciascuno ed in ogni pellicola. Quando abbiamo incontrato Simone al Pigneto, in più di un’occasione, sono passate a salutarci persone che hanno partecipato alle edizioni precedenti. Tra queste, Valeria De Michele – che vinse il premio come migliore attrice nel 2018: «Collaborai con un regista spagnolo che mi ha riportato agli anni passati a Barcellona. È stato bello perché è stato un modo per confrontarsi con altri attori e registi internazionali».

Pigneto Film Festival
Registi e staff tecnico durante le riprese per l’edizione 2019

Anche sui social media si riflette questo piano locale/globale. «Stiamo indecisi tra restare un festival di quartiere o parlare al mondo. È importante la parte social perché possiamo arrivare da Odessa a Chicago con gli hashtag. Ci siamo accorti che usando bene #Pigneto, in tanti ci scoprono tramite Instagram. Questa situazione dinamica è importante ma non può sostituire quello che succede qui. Le collaborazioni più solide sono state sviluppate dal vivo» – ha ammesso Simone.

Oltre il Pigneto Film Festival

Il palinsesto del festival non esclude l’intrattenimento. All’indomani delle esperienze vissute tra marzo e maggio, Pigneto Film Festival e Cici Festival hanno dato vita a Lockdown – Corti in Quarantena, un progetto nato con l’idea di “creare una memoria audiovisiva indelebile di questi tempi unici e speriamo irripetibili“. I 5 migliori corti realizzati in quel periodo verranno proiettati al quartiere Pigneto durante il festival. Non solo: le proiezioni riguarderanno anche i 5 corti del progetto EUandMe, trasmessi grazie al patrocinio della Commissione europea.

Non manca la collaborazione con altre realtà nazionali. L’anno scorso al Festival dei 100 autori di Venezia, mentre quest’anno il corto vincitore sarà proiettato di diritto al Festival del Cinema di Roma. Come dice Simone, è una grande soddisfazione: «Ciò che ci piace è che si fidano delle nostre produzioni senza averle viste, a scatola chiusa. Questa cosa sta producendo effetti positivi come passaparola per altri festival. Poco tempo fa, mi è arrivata la notizia che uno dei nostri cortometraggi ha vinto un altro premio, che si somma a tanti altri già vinti. I cortometraggi spesso hanno una caratteristica sociale accentuata rispetto ai film: dalle ambientazioni socio-culturali ambientate al pathos, molto riflessivi, per natura stessa». All’interno del panel “The winner is…” – che vedrà la partecipazione dei direttori artistici dei festival di Torino, Umbria e Legambiente – avverrà un incontro di festival tra festival, attraverso cui diffondere i prodotti vincitori delle rispettive edizioni.

Il #PFF2020 vi aspetta dal 20 al 26 settembre a Roma, tra le viuzze del quartiere Pigneto.

Sara C. Santoriello

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