Care italiane, sarete voi a stabilire se questi sorteggi europei sono andati bene. L’urna di Nyon consegna alle squadre del nostro campionato, impegnate in Europa, dei sorteggi solo all’apparenza abbordabili. Atletico Madrid, Porto, Rapid Vienna, Zurigo e Siviglia non sono affatto avversari semplici, anzi forse sono più temibili perché meno conosciute rispetto alle corazzate che si potevano incrociare. Il pericolo ovviamente è quello di sottovalutare l’avversario e di credere di essere già ai quarti o agli ottavi a seconda della competizione che si affronta. Il sorteggio europeo stabilisce ancora una volta che il pericolo numero uno delle nostre squadre sono lore stesse con le proprie paure, le proprie incertezza e con quel gap mentale che tanto ci separa dai grandi club d’ Europa.

Alla Juve tocca sicuramente l’avversario più difficile dal punto di vista tecnico. La velocità di Griezmann, la qualità di Koke, la forza di Godin sono armi devastanti e sicuramente non basterebbe un intero articolo di giornale per esaltarne le qualità dell’intera rosa. Certo la Juve non ha niente da invidiare sul piano tecnico. Ronaldo, Bernardeschi e Chiellini sono una bella risposta ai tre fenomeni citati, e allora ecco che il problema vero e proprio può tranquillamente manifestarsi dal punto di vista tattico e ambientale. I Colchoneros sono, dunque, l’avversario più ostico che la Juve potesse incontrare. La clamorosa media di 0,75 gol subiti la dice lunga su quanto sia solida la sua difesa e quanto perfetta e collaudata l’organizzazione di gioco. Gioco, che ai più sembra invisibile, ma che mira precisamente a stressare l’avversario per poi colpirlo al momento opportuno. Non si tratta di semplice contenimento, ma è qualcosa in più. È un pressing costante, asfissiante, che induce l’avversario in errore, non concedendogli spazi. Quegli stessi spazi che la Juve riesce a sfruttare con la precisione e la freddezza di pochi. È la mentalità di Simeone, il Cholismo, e Allegri ne sa qualcosa, considerando quanto fece rumore all’epoca la sconfitta della sua prima Juve rimediata nel 2014 all’allora Vicente Calderón. Questa volta, però, il teatro dell’evento sarà il Wanda Metropolitano, uno stadio nuovissimo, molto caldo e, soprattutto, una vera e propria fortezza per l’Atletico che ad oggi lì non ha mai perso in questa stagione. Certo, la Juve parte con i favori del pronostico, perché quando hai CR7 non può che essere così, ma la situazione sarà molto più complicata del previsto. Il Cholismo è vincente in ambito europeo, rispetto all’“Allegrismo”, che nel momento decisivo non è riuscito a dare i risultati sperati. L’Europa League dello scorso anno e la Supercoppa europea di questa estate hanno dato grande fiducia ad un gruppo, che mira, esattamente come la Juve, alla conquista delle tre competizioni in cui è inserita. Insomma l’Atletico Madrid, nonostante a detta dei più fosse il Liverpool, è forse il più grande pericolo che la Juventus potesse incontrare, soprattutto se gli uomini di Allegri dovessero cadere nel tremendo errore di sentirsi vinti o vincitori.

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Il discorso Champions non potrà essere semplice nemmeno per la Roma, che contro il Porto cerca una gustosa rivincita dopo l’eliminazione ai preliminari di Champions nel settembre 2016. Era un’altra Roma, è vero, forse più compatta di quella vista in questi ultimi tempi, che sembra ostaggio delle proprie paure e delle proprie incertezze, ma comunque lontana parente di quella passata. Sarà questo il grosso pericolo contro un Porto che ovviamente per storia e per qualità tecniche non può non essere considerato un avversario temibile. Certo, tra quelle di prima fascia era l’avversario più abbordabile, ma non si può dire che l’Estadio do Dragao sia uno stadio silenzioso o che il Porto sia scarso. Basta vedere il suo cammino in questa fase a gironi: fare sedici punti sui diciotto disponibili è un risultato incredibile in Champions League. Nessuno quest’anno ha fatto meglio della squadra di Sergio Conceiçao. L’attuale tecnico può essere considerato il vero top player del club Lusitano, che è riuscito a dare una buona organizzazione ed un buon ritmo ad una squadra che tradizionalmente ha sempre espresso un buon gioco con il solito 4-3-3, e che trova in Marega un terminale offensivo davvero pericoloso. Il Porto non avrà lo stesso valore tecnico del Barcellona o del PSG, ma è una squadra che se sottovalutata è in grado di creare parecchi problemi e risultare il pericolo più grande . Spalletti docet.

Non si sono mai affrontate Zurigo e Napoli. Anzi, per dirla tutta, una volta in un match valevole per la coppa delle Alpi (competizione non riconosciuta dall’UEFA) del 1996 che il Napoli vinse 4-0 con tripletta di Vinicio e gol di Orlando. Era un altro Napoli ed anche un’altra epoca del calcio. Quella che giunge in questa Europa League è un’altra squadra rispetto a quella degli anni passati. Ancelotti, ancor più di Benitez, che la finale la sfiorò nel 2015, crede nella vittoria della competizione. D’altronde il gap con la Juve in campionato non consente di poter sperare nello scudetto e, se la Coppa Italia, non entusiasma, l’Europa League rischia seriamente di diventare il vero e unico obiettivo di questo Napoli. Non sarà facile, però. Chiedere al Bayern Leverkusen che con lo Zurigo fuori casa al
Letzigrund Stadium ha perso per 3-2. Attenzione a Magnin, allenatore degli svizzeri, 4-2-3-1 pronto a trasformarsi in 4-4-2 esattamente come fa Carletto con il suo Napoli. I giocatori simbolo sono Kololli, famoso più per una sua goffa esultanza contro l’AEK Larnata, e Marchesano, due trequartisti dotati di grande fantasia ed esplosività, pronti ad innescare Odey, velocissimo attaccante nigeriano, che sta dando grosse gioie ai propri tifosi e che può diventare un potenziale pericolo per la difesa azzurra, che contro questo tipo di giocatori ha sempre avuto difficoltà. Attenzione poi alle motivazioni di questa squadra, che di certo una volta giunta ai sedicesimi non avrà niente da perdere e, soprattutto, nulla da rimproverarsi. Responsabilità simili al Napoli sono quelle dell’Inter che sfiderà il Rapid Vienna. La squadra allenata da Kubahuer non sembra essere una squadra temibile sulla carta. Il centrocampista Kransmuller, giocatore considerato il vero talento della squadra, è in realtà una vecchia conoscenza nerazzurra, avendo militato nel settore giovanile per qualche tempo, senza però sorprendere mai più di tanto. L’Inter, così come la Roma, è ostaggia di se stessa e ad oggi ha la consapevolezza di poter vincere con chiunque, come avvenuto contro il Tottenham, ma anche di poter perdere con chiunque.

Infine, la Lazio. L’unica, che, insieme alla Juve ha il diritto di preoccuparsi. Il Siviglia è forse l’avversario peggiore che si potesse incontrare. Tre Europa League consecutivamente non si vincono per caso. A vantaggio della Lazio tanti ex Siviglia che conoscono l’ambiente. Caceres, Correa e, soprattutto quel Ciro Immobile che in Andalusia non impressionò poi così tanto. Di fronte un Andrè Silva che ad oggi sta stupendo in terra iberica e che rappresenta il grande rimpianto del Milan, grande assente in questi gironi. C’è poi il gioco, quel grande nemico che davvero fa paura.

Fonte immagine in evidenza: Il Post

Giovanni Ruoppo

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