La Scena Dischi, la riscoperta della musica nella sua forma più nobile
Fonte: www.lascenadischi.it

Numeri alla mano, la prognosi per il futuro del vecchio formato, che poco più di vent’anni fa davamo per spacciato, sembrerebbe rosea, tant’è che anche l’imprenditoria italiana parrebbe aver compreso quanto possa considerarsi un ottimo investimento. Un’esempio lampante è l’etichetta discografica “La Scena Dischi”, nata recentemente al fine di consolidare la passione per la musica dei bei tempi andati in chi ha avuto l’opportunità di viverli e per farla emergere nelle nuove generazioni tramite la ristampa in vinile di dischi storici, con particolare attenzione alla scena alternative.

Ci sono oggetti che hanno un ciclo di vita ben definito: nascono in una specifica era al fine di adempiere una determinata funzione per poi man mano avviarsi verso il loro sgargiante declino, rievocando nella memoria di chi ne ha usufruito un ricordo elegiaco. Fortunatamente ce ne sono altri che subiscono una sorte del tutto differente conservando, malgrado l’avanzare del tempo, un fascino eterno, come se fossero al di fuori e al di là dello spazio e delle stagioni. Una di queste invenzioni umane in costante dialogo con chi la guarda e la usa, è indubbiamente il protagonista assoluto del secolo scorso, ossia il vinile.

La piastra circolare in cloruro di polivinile che ha conosciuto il suo momento di gloria nella fase del boom economico portando nei meandri più remoti del pianeta la musica nella sua forma riproducibile è riuscita ad interpretare correttamente il rapporto col tempo trasformandosi in icona. Nonostante il suo predominio sia stato soppiantato dagli anni Ottanta ai primi anni Duemila dall’avvento in primis della audiocassette e in secondo luogo del compact disc, nell’epoca del virtuale e dello streaming – vuoi per l’attrattiva vintage, vuoi per il calore acustico emesso – è ritornato in auge segnalando un notevole incremento all’interno del mercato italiano e internazionale (basti pensare che secondo le stime di vendita certificate da Fimi, nel primo trimestre 2021 gli LP muovono 4,7 milioni contro i 4,4 dei compact disc).

Flyer de La Scena Dischi

Mai come oggi per i nostalgici della golden era del microsolco è il momento di cavalcare l’onda. Lo sa bene “La Scena Dischi”, giovane realtà che è riuscita nell’arduo intento di fare della propria passione la propria arte e che nella nostra intervista abbiamo avuto modo di conoscere. Ecco quanto raccontato ai nostri microfoni da Pietro “Piters” Loscavo:

Ciao, benvenuto ai nostri microfoni! Oggi ti rubiamo un po’ di tempo per parlare de “La Scena Dischi”, progetto autentico e con tanta dedizione di fondo. Quando e come è nata l’esigenza di una simile avventura?

«Ciao a tutti! Durante il lockdown ho avuto modo di catalogare la collezione di vinili di famiglia. Trattandosi di circa quattromila dischi, è stato un lavoro alquanto certosino e massacrante; da questa esperienza, che ha riacceso in me una passione che da sempre coltivavo, ho capito il vero potenziale del microsolco. In una delle tante telefonate con Christian “Skandi” Perrotta (grande amico e professionista del settore da oltre venticinque anni) abbiamo pensato di fondare, insieme anche ad Eugenio Passarini, l’etichetta discografica La Scena Dischi. Ciò che ci ha spinti ad intraprendere questo percorso è il desiderio di dare ad un pubblico attento e non superficiale all’ascolto l’opportunità di tenere nuovamente fra le mani quei dischi in vinile, ormai introvabili. Trattiamo vari generi dal punk al reggae, passando per il folk, il metal, l’indie e il rap. Le tirature sono limitate e rigorosamente numerate, quindi da collezione. Potete trovarle in distribuzione esclusivamente in piccole botteghe indipendenti che, come noi, hanno ancora a cuore l’arte e l’attaccamento al supporto in vinile.»

La mission de “La Scena Dischi” è la ristampa in vinile di uscite discografiche a cavallo tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila. Quanto l’idealizzazione di un’età perduta in cui la musica era novità e controcultura ha influito in questa vostra scelta aziendale?

«Identità e attitudine sono due concetti fondamentali all’interno di questo progetto. La scena l’abbiamo vissuta in prima persona da Nord a Sud, così come tantissime altre persone; avvertiamo pertanto un forte aspirazione di rivederla viva. Immaginate di cercare da tempo il disco della vostra band preferita durante la vostra adolescenza, quella che vi ha fatto pogare sotto al palco o magari il lavoro discografico meglio riuscito al vostro artista prediletto che oggigiorno è diventato introvabile. Quanto sareste felici di ritrovarlo in vinile dopo tanti anni? Quanti ricordi rivivreste? Questo è quanto vuole essere “La Scena Dischi”, amore per la musica.»

Quando decidete di rilasciare una nuova ristampa, quale iter seguite? Potresti gentilmente illustrarci come avviene il processo?

«Abbiamo stilato una lunga lista di artisti ed etichette da contattare con i quali ci piacerebbe collaborare che di giorno in giorno si allunga e prende forma. Nel nostro lavoro influisce principalmente la parte irrazionale: valutiamo la valenza artistica e comunicativa facendoci rapire dalle sensazioni primordiali che solo e soltanto la musica sa regalare. Non stiamo più di tanto a pensare a cosa potrebbe funzionare maggiormente e a fare economia. Quando poi dobbiamo fare i conti con le fatture della stamperia e della SIAE arrivano le grane!»

Se il fattore praticità va a favore dei nuovi formati, la musica emessa da un vinile risulta molto più gradevole e a tratti più vera dei suoni numerici del digitale. Sapresti spiegarci per quali fattori la riproduzione del suono in forma analogica resta ancor’oggi imbattibile dal punto di vista qualitativo?

«Per quel che riguarda noi ragazzi de “La Scena Dischi”, non disprezziamo affatto la facilità e l’immediatezza nella fruizione della musica che Spotify o YouTube offrono quotidianamente ai propri utenti: la possibilità di passare da un ascolto all’altro è qualcosa di veramente innovativo. Nonostante ciò, siamo convinti al 101% che avere tra le mani un supporto fisico è una sensazione più unica che rara. Preferiamo la fisicità alla liquidità, la rarità alla massificazione, l’approccio DIY alla produzione di massa. La musica per suonare bene ha bisogno di quanto più spazio fisico: è per questo che il vinile offre delle dinamiche di suono migliori rispetto ai vendutissimi CD o ai compressissimi MP3. Avete mai provato a mettere la puntina sul disco con l’impianto spento? Sentirete il disco suonare anche in sottofondo. Esiste un qualcosa di più appagante?»

La passione per i dischi spesso e volentieri si accompagna anche ad un’immensa devozione per l’artwork delle cover. A tuo parere, che ruolo assume l’artisticità della copertina nella predilezione verso il vinile rispetto ad altri formati?

«Hai perfettamente ragione, la potenza ed il fascino del vinile è probabilmente da ricercare, oltreché nelle sue caratteristiche sonore, anche in quelle fisiche. La copertina dei trentatre giri non può essere paragonata ad alcuna delle custodie degli altri supporti musicali. Non è un soltanto un contenitore di emozioni, ma è essa stessa motivo di emozione. Il fascino della COV è proprio uno dei motivi essenziali per cui il vinile non si è mai estinto. Sfogliare la inner per guardare le immagini in essa contenute e leggere i testi dei brani che si stanno ascoltando è un momento da godersi da soli oppure in compagnia. Grazie a Libero Pensiero News per lo spazio concessoci! Ne approfitto per invitare tutti a seguire “La Scena Dischi” sui nostri canali in modo tale da non perdere le segnalazioni delle nostre uscite, limitate e numerate.»

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Vincenzo Nicoletti

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