Carlo Lucarelli (fonte immagine: ilLibraio.it)

Carlo Lucarelli non ha bisogno di presentazioni. Né hanno bisogno di presentazione i suoi romanzi. Men che meno i suoi programmi televisivi, radiofonici e i podcast.

Ospite del Festival del Giallo Città di Napoli, ha raccontato i suoi esordi nel Gruppo 13, un gruppo di scrittori con un interesse letterario in comune: il genere poliziesco. Abbiamo avuto il piacere di ascoltarlo e di parlare con lui. Ripercorriamo un po’ la sua storia.

Chi è Carlo Lucarelli

Carlo Lucarelli nasce a Parma il 26 ottobre del 1960. Nel 1990 esordisce, per Sellerio, con Carta Bianca, romanzo in cui compare per la prima volta il commissario De Luca; sempre per Sellerio escono L’estate torbida (1991) e Via delle Oche (1996). Della serie con l’ispettore De Luca escono anche Intrigo italiano (2017) e Peccato mortale (2018). Dal 1990 ad oggi ha pubblicato più di 20 romanzi, saggi e raccolte di racconti. Per Einaudi ha pubblicato la serie che vede protagonista l’ispettrice Grazia Negro: Lupo Mannaro, Almost Blue (1996), Un giorno dopo l’altro (2000), Il sogno di volare (2013), e la serie con l’ispettore Coliandro: Falange armata (1993) e Il giorno del lupo (1994).

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Sempre con Einaudi ha pubblicato: L’isola dell’angelo caduto, Guernica, Laura di Rimini, L’ottava Vibrazione, Albergo Italia e Il tempo delle Iene. Molti suoi racconti sono stati raccolti nell’antologia “Il lato sinistro del cuore”. Per la RAI è stato autore e conduttore del programma Mistero in Blu, Blu Notte, Blu Notte Misteri Italiani, Lucarelli Racconta e La tredicesima ora. Dal 2014 al 2018 è autore sul canale Sky Arte HD del programma Muse Inquietanti, e dal 2019 di Inseparabili. Dal 2015 al 2016 cura sul canale Crime Investigation “Profondo Nero”.

Due suoi personaggi, Coliandro e De Luca, sono approdati in TV dando il nome alle serie omonime di sceneggiati televisivi per la RAI. Ha scritto per la radio, per il teatro (Via delle Oche, Tenco a tempo di tango, Pasolini un mistero italiano). Ha pubblicato alcuni libri per ragazzi (Nikita, Il trillo del diavolo, Febbre gialla) e nel 2015 è uscito il suo primo libro per bambini: Thomas e le gemelle ovvero, la strana faccenda del mostro con gli occhi di luce gialla, per Rose Sélavy Editore, le cui protagoniste sono le sue figlie gemelle Angelica e Giuliana.

Léon è il suo ultimo romanzo, edito da Einaudi, pubblicato nel 2021, e vede il ritorno di Grazia Negri. La sinossi:

L’Iguana, il più feroce fra i serial killer, è scappato. La notizia è di quelle che fanno davvero paura: ora la sua ossessione potrebbe essere vendicarsi della poliziotta che lo aveva arrestato. Torna Grazia Negro. E con lei Simone, il ragazzo cieco di Almost Blue. «Credo di aver sentito un rumore. È come quando ti accorgi che qualcuno sta parlando da un po’ ma non hai capito cos’ha detto perché non stavi ascoltando. Da qualche parte, perso nella memoria, ho il ricordo di un suono, sempre più lontano e indistinto, come un sogno dopo il risveglio. Ma c’era, l’ho sentito. C’è qualcuno qui con me». Bologna, Ospedale Maggiore. Grazia Negro è ancora stordita dall’anestesia per il cesareo eppure sorride. Finalmente, a dispetto di tutto, è quello che ha scoperto di voler essere: una madre. Basta con le indagini, basta con i morti, basta con la caccia ai mostri. È felice. Ma un attimo dopo capisce che qualcosa non va. Un’infermiera le porta via la culla con le gemelle appena partorite, mentre un agente spinge il suo letto fuori dalla stanza. L’Iguana, il pazzo assassino che anni prima aveva preso di mira gli studenti dell’università, è scomparso dalla struttura psichiatrica in cui era detenuto, lasciando due morti dietro di sé. Era stata Grazia a catturarlo. Per questo trasferiscono lei e le bambine in un luogo segreto. E per questo conducono lí anche Simone, il suo ex compagno, il giovane non vedente che l’aveva aiutata nell’indagine. Però non è sufficiente. Ci sono zone buie, in questa storia, che nascondono sorprese molto pericolose. Nessuna fra le persone coinvolte nel caso è al sicuro.

Blu Notte

Blu Notte – prima Mistero in Blu poi Lucarelli racconta – è stato il programma televisivo che ha portato la cronaca nera e i misteri italiani sugli schermi degli italiani. Programma seguitissimo e apprezzato, trasmesso dalla Rai dal 1998 fino al 2012, normalmente in seconda serata, a un certo punto – per presunte e non confermate ragioni di budget – venne cancellato. Quando Lucarelli tornò con La tredicesima ora anche qui, stessa sorte.

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Le prime tre stagioni raccontavano fatti di cronaca nera. 22 puntate su 33 hanno raccontato storie di femminicidi, quando ancora il femminicidio non era cristallizzato nella cronaca quotidiana ( e nel linguaggio giuridico): ha raccontato in televisione le storie di donne come Francesca Alinovi, giovane insegnante del Dams; Nada Cella, segretaria di uno studio di un commercialista; Antonella Falcidia, docente universitaria trovata morta nel suo appartamento, uccisa da 23 coltellate.

I programmi di Lucarelli erano lontanissimi dalla tv del dolore: portava in scena il fatto, tramite sopralluoghi e interviste ricostruiva la vita e la personalità della vittima, formulava ipotesi su chi potesse essere il colpevole. Senza mai scadere nel volgare, senza mai scavare nel male, senza mai approfittare del dolore altrui, ma raccontando storie vere da un punto di vista personale, fornendo spunti per permettere a chi lo guardasse di porsi domande.

Intanto il programma viene cancellato, ma nel 2010 Lucarelli torna su Rai 3 con un nuovo programma: Lucarelli racconta. Apre una nuova serie di indagini, con lo stesso stile narrativo dei suoi programmi precedenti. L’ultima puntata, sulle ecomafie, è del 2012.

Negli anni però Carlo Lucarelli ha trovato altri spazi, televisivi e radiofonici, e da un po’ di tempo anche podcast: Dee Giallo e Profondo Nero; nell’agosto del 2020 è tornato in Rai con uno speciale sulla strage di Bologna.

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Abbiamo avuto l’opportunità di intervistarlo, qualche domanda per approfondire quello che è stato e che è il suo lavoro.

Lei è l’antesignano del true crime. Con i suoi programmi ha raccontato casi di cronaca nera, intrighi, complotti politico- economici. C’è un caso che l’ha particolarmente colpita?

«Questa è una domanda che ogni tanto capita! In teoria dovrei dire tutti, altrimenti non li avrei raccontati, e quando raccontavamo avevamo una scelta talmente ampia che ci permetteva di scegliere quello che volevamo. Io ho sempre scelto quindi cose che mi colpivano e che ero in grado di raccontare. Però se proprio devo scegliere, per il caso di cronaca c’è il caso Alinovi, perché è un caso bolognese, è un caso indicativo di quella che è la città, dello spirito che poteva esserci in città allora – ma anche adesso – , ha delle persone che diventano personaggi da giallo molto appassionanti, ed è un grande punto interrogativo. E l’altro è la strage di Bologna, perché è un nodo importantissimo della nostra storia passata, recente e sicuramente futura.»

Cosa ci può dire degli antagonisti dei suoi romanzi? Grazia Negro, in particolare, parla di “mostro”. Lei pensa che siano mostri i cattivi delle sue storie?

«No, no, è Grazia che lo pensa, ed è uno dei suoi difetti, uno dei motivi per cui non mi è particolarmente simpatica. Lei è molto concreta, quando i criminologi le spiegano perché succede lei dice non lo voglio capire, io voglio prenderlo, dimmi quello che mi serve per metterlo in galera. Lei è fatta così. Io, fin dai tempi di Almost Blue, la prima volta in cui mi confrontavo con la figura del serial killer, la personificazione di tutto il male, fin da lì ho cominciato a pensare che tutto sommato, poverino, era una vittima anche lui. E mi andava bene se Grazia lo fermava ma speravo non gli facesse troppo male. Lui non è un mostro, fa tutto parte di un meccanismo che noi mettiamo in scena.»

Perché sentiamo – da lettori e spettatori, da lettrici e da spettatrici – la necessità di addentrarci nei casi di cronaca?

«Il nostro compito è quello di far sentire il male vicino a noi. Quando uno scrive bene una cosa il lettore la sente sua e ha paura. Noi siamo così attratti perché sono eventi grossi, che ti scuotono, che hanno a che fare con la vita e la morte, il bene e il male, quindi dal punto di vista proprio narrativo sono storie enormi in cui ti ritrovi. Poi però c’è tutto il resto che secondo me le rende importanti, e io non vedo in maniera negativa l’interessarsi a queste cose. Esiste una pornografia dell’orrore, certi talk show che non finiscono mai, e allora le cose o si fanno bene o si fanno male. Però avere paura di quello che hai attorno, di quello che succede e che non deve succedere, e andare a guardarci, è una cosa positiva: la paura a volte è uno stimolo per la conoscenza. Se c’è una cosa che mi fa paura, o scappo – ed è un modo sbagliato – o vado a vedere. Questo è un esempio che porto spesso: quando uno va in autostrada e c’è un incidente nella corsia a fianco è naturale che lo guardi, perché questo fa parte della natura fisiologica; ed è naturale anche che lo guardi per vedere se c’è il morto, cos’è successo, e va bene anche questo. Poi, ed è questo quello che dovrebbe fare il romanzo giallo, se dura un secondo e torni a guardare avanti e pensi che quando torni a casa devi far controllare i freni, allora questo è un modo positivo. Se invece ti schianti contro quello davanti che, come te, sta ancora guardando l’altra corsia, questo è un modo sbagliato.»

Quali sono i suoi prossimi lavori, i suoi prossimi progetti?

«Ci sono un po’ di podcast, tante cose da raccontare di giallo; sto registrando i podcast con Massimo Picozzi su questa sorta di “storia dell’omicidio”; c’è un romanzo nuovo che sto elaborando adesso e che ancora non so dove andrà a finire, neanche cosa sarà esattamente. E poi ci sono un po’ di fiction televisive che stiamo costruendo nuove, e vediamo se tornano quelle vecchie: noi siamo pronti.»

E noi non vediamo l’ora del ritorno di Lucarelli.

Valentina Cimino

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