Jago, Pietà. Photo Massimiliano Ricci, credits: artribune.com
Jago, Pietà. Photo Massimiliano Ricci, credits: artribune.com

Dopo due anni dall’esposizione in Piazza del Plebiscito del 2021, Jago torna a Napoli, questa volta per l’apertura del suo museo presso la chiesa barocca di Sant’Aspreno ai Crociferi, nel Rione Sanità, già precedentemente adibita a studio nel quale hanno preso vita buona parte delle opere dell’artista.

Nella prima serata inaugurale la Chiesa ha riaperto al pubblico dopo circa 40 anni dalla sua chiusura per ospitare ben 5.000 visitatori che hanno avuto modo di ammirare le meravigliose sculture presentate da Jago in persona.

L’apertura del nuovo polo museale è di duplice importanza in quanto non solo raccoglie in un unico luogo tantissime sculture dell’artista, ma si inserisce inoltre in un contesto di recupero e riqualificazione dei luoghi d’arte e dei territori napoletani caduti nel dimenticatoio e vittime di usura e degrado.

Chi è Jago

Definito dalla critica il nuovo Michelangelo, Jacopo Cardillo, in arte Jago, è artista scultore originario di Frosinone. Prediligendo il marmo come materiale da plasmare e formatosi prevalentemente da autodidatta, la sua ricerca artistica affonda le radici nei grandi della tradizione scultorea, come si può facilmente constatare, e si fonda in modo armonioso con tematiche di attualità, con l’obiettivo di far riflettere attraverso l’arte. L’utilizzo dei social come strumento per annullare le distanze con il pubblico è parte integrante della sua concezione artistica: Jago registra e condivide l’intero processo di creazione, mostrando cosa si cela “dietro le quinte”.

Inizierà a farsi notare all’età di 24 anni, quando alla Biennale di Venezia del 2009 espone il busto di Papa Benedetto XVI, scultura vincitrice della Medaglia Pontificia e che, dopo le dimissioni del Pontefice, diventerà una delle sue opere più famose con il titolo di “Habemus Hominem” (2016).

Il 2016 è anche l’anno della sua prima mostra a Roma, dove vivrà e lavorerà alternando soggiorni in Europa, Americhe e Cina. Ipirandosi al Cristo Velato di Sanmartino, nel 2018 realizza a New York il “Figlio Velato”, meravigliosa scultura esposta a Napoli nella cappella della Chiesa di San Severo Fuori le Mura. L’anno seguente la sua creazione “The first Baby” sarà la prima opera in marmo a essere inviata alla Stazione Spaziale Internazionale, in occasione della missione Beyond.

Dopo l’estenuante pandemia da COVID19, a Piazza del Plebiscito viene installata furtivamente una scultura raffigurante un bambino in posizione fetale e incatenato al suolo. L’opera, intitolata “Look down”, ha colpito molto il pubblico partenopeo e non solo: giocando con la fonetica del titolo look down – lockdown, l’artista fa riferimento alla condizione in cui si è rimasti immobilizzati durante il lockdown e invita a “guardare in basso”, look down appunto, prestando attenzione a chi non ha voce ed è incatenato a una condizione di marginalità.

Negli anni numerose sono state le mostre, le performance e le istallazioni che hanno avuto Jago come protagonista. Molte delle sue opere hanno visto la luce nella chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, a Napoli nel Rione Sanità, una chiesa abbandonata per anni che da studio a porte chiuse è diventata oggi un museo dedicatogli, il Museo Jago.

Jago e la città di Napoli

«Fare “scultura” significa anche riuscire a cambiare le dinamiche di un luogo», citazione che probabilmente meglio di tutte incarna l’animo della sua arte, così come lo spirito che ha portato all’apertura del suo museo.

Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, credits: napoli-turistica.com

La Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi è un edificio del XVII secolo, un magnifico esempio di architettura barocca e rococò, rimasta purtroppo per circa 40 anni in stato di abbandono e conseguente degrado.

Dal 2021 la chiesa è diventata il laboratorio artistico dello scultore. È qui ad esempio che ha preso vita la “Pietà”, opera di grande patos, una reinterpretazione in chiave moderna dell’omonima rappresentazione che raffigura un momento di dolore universale, come anche il gruppo scultoreo inedito di “Aiace e Cassandra”, esposto per la prima volta proprio nella chiesa dove è stato realizzato.

Lo scorso 20 maggio la Chiesa ha riaperto le sue porte e sarà quindi d’ora in poi possibile visitarla per ammirarne le bellezze dei suoi interni e i suoi spazi, custodi di alcune delle opere di Jago, tra le quali le già citate “Pietà” e “Aiace e Cassandra”. Inoltre, visitare il Museo Jago significa anche prendere parte alla rivalorizzazione del territorio e delle sue bellezze. Il museo si inserisce infatti in un progetto più ampio che vede come scopo la riqualificazione del Rione Sanità e dintorni e la sua apertura è stata possibile soprattutto grazie ai progetti privati “Luce al Rione Sanità” e “Tornaccantà”. Una figura fondamentale per la rivalorizzazione di tali luoghi abbandonati del capoluogo campano è Don Antonio Loffredo, rettore della chiesa che ha creduto nel territorio e soprattutto nei giovani che popolano il quartiere e ha deciso di investire fondi ed energie nella riqualificazione del patrimonio della Sanità. È grazie a Padre Loffredo che Jago ha avuto il suo studio e il suo museo nel Rione Sanità, come sottolinea in un’intervista:

A Napoli ho compreso cosa vuol dire fare scultura grazie a Padre Antonio Loffredo, il quale togliendo il superfluo arriva all’essenza delle persone, accendendo una luce nei cuori e aprendo una porta nei luoghi

Jago ha scelto Napoli, in particolare il Rione Sanità, dove, come afferma in un’intervista per Artribune, ha trovato non materia fredda, bensì materiale umano, materia viva che può essere plasmata ed “educata” all’arte, al bello.

Nel quartiere Sanità c’è il futuro, c’è terreno fertile e creatività. Ho scoperto persone che si danno da fare; sono scultori dell’umanità, sono persone che plasmano materiale umano. È un luogo che ha tutte le carte in regola per essere uno dei centri culturali più importanti d’Italia, perché è una realtà che sta già vincendo tutto dal punto di vista della qualità e dell’accoglienza”.

La riapertura della Chiesa al pubblico è solo un punto di partenza per ridonare luce ad un quartiere ricco dal punto di vista artistico-culturale, lasciato tuttavia per anni al degrado. Il Museo, uno spazio antico dedicato all’arte contemporanea, farà del Rione Sanità un punto culturale vivo e brulicante di turisti e visitatori a pochi passi dal centro di Napoli, un passo decisivo verso il riscatto dei territori “dimenticati” di Napoli.

Nunzia Tortorella

Nunzia Tortorella
Avida lettrice fin dalla tenera età e appassionata di ogni manifestazione artistica. Ho studiato Letterature e culture comparate all'università di Napoli L'Orientale, scegliendo come lingue di studio il tedesco e il russo, con lo scopo di ampliare il mio bagaglio di conoscenze e i miei orizzonti attraverso l'incontro di culture diverse. Crescendo, ho fatto della scrittura il mio jet privato.

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