Da zona utilizzata in epoca greco-romana come luogo di sepoltura a uno dei quartieri più popolari e discussi di Napoli: il Rione Sanità, facente parte della Municipalità 3 Stella-San Carlo all’Arena, inizia da piazza Vergini e si estende, abbracciando Piazza Sanità, fino all’Ospedale San Gennaro.

Duemila anni fa il vallone su cui oggi sorge la Sanità era utilizzato come luogo cimiteriale: la presenza delle catacombe, degli ipogei, dei tumuli era così numerosa da costituire un vero e proprio rione sotterraneo. La storia del Rione Sanità si presenta così caratterizzata sin dagli albori dal rapporto con la morte, qui più forte che in ogni altro luogo partenopeo e che per secoli ha influenzato l’esistenza dei vivi, come testimoniato dal cimitero delle Fontanelle e dalle leggende che gli ruotano intorno, sorto per accogliere le tante vittime della grande pestilenza del 1656.

Il Rione Sanità sorse così alla fine del XVI secolo, su questo terreno che sembrava unire i destini dei vivi e dei morti: non è un caso che proprio in questo posto venne edificato un lazzaretto per gli appestati che in occasione della peste del 1656 si estese divenendo l’attuale Ospedale di San Gennaro, detto dei Poveri: la sua collocazione si spiega sia con la non contaminazione della zona che con le proprietà magiche e miracolose attribuite alle catacombe, ritenute responsabili di straordinarie guarigioni.

Situato ai piedi della collina di Capodimonte, poco distante dal centro, a partire dal XVII secolo il Rione Sanità conobbe la sua prima fioritura urbanistica: qui, nobili e borghesi partenopei edificarono le loro dimore. Il quartiere vedeva anche spesso il passaggio dei reali, diretti alla Reggia di Capodimonte: tuttavia, a causa della tortuosità del percorso, fu decretata la costruzione di un ponte di collegamento diretto, il Ponte della Sanità. I lavori per la sua costruzione ebbero inizio nei primi anni dell’800 con Giuseppe Bonaparte, per poi proseguire sotto Gioacchino Murat. Il Ponte della Sanità causò l’isolamento del Rione, ragion per cui oggi si è soliti definire la zona “una periferia al centro di Napoli”. Oltre a provocare la distruzione del chiostro principale della Basilica di Santa Maria, il Ponte ha allontanato la Sanità dal resto della città e ciò ha contribuito alla precipitazione nel degrado a cui sono stati soggetti i luoghi di interesse storico-artistico del quartiere e il quartiere stesso, con lo sviluppo della piccola e grande criminalità, che ne ha determinato la ghettizzazione. Non è insolito sentire il suo nome perlopiù associato a fenomeni di furti, rapine, sparatorie, che hanno così incrementato negli anni la sua connotazione negativa agli occhi dei più.

Dal 2000 però, grazie al nuovo parroco della Basilica di Santa Maria della Sanità, la porta del riscatto sembra essersi aperta. Con l’aiuto di diverse associazioni, è stata avviata l’operazione di recupero artistico, culturale e sociale, che apre ai giovani nuove possibilità basate sulla bellezza del patrimonio artistico che li circonda.

Dal cuore del Rione, la Basilica barocca di Santa Maria della Sanità, passando per la basilica paleocristiana di San Gennaro Extra Moenia, le basiliche della Sanità costituiscono la porta di accesso al mondo sotterraneo delle catacombe di San Gennaro e di San Gaudioso e le minori di San Severo, che rappresentano la tradizione su cui si erge il quartiere: dal 2006, grazie alle cure della Cooperativa La Paranza, sono tornate ad essere una delle principali attrazioni di Napoli.

Il Cimitero delle Fontanelle invece, originariamente utilizzato per l’estrazione del tufo con cui veniva costruita la città, divenne luogo di sepoltura a partire dal 1600, un secolo difficile per Napoli che dovette affrontare un’eruzione del Vesuvio, la rivolta che diede vita alla breve esperienza della Repubblica Partenopea ed infine la pestilenza del 1656, che decimò drammaticamente la popolazione. Proprio in questo luogo, si sviluppò il cosiddetto culto delle anime pezzentelle: l’adozione e la cura dei teschi abbandonati, ripuliti e riposti, prevedeva in cambio la ricezione di preghiere, grazie e numeri fortunati mediante una comunicazione tra le anime dei vivi e dei morti che si verificava tramite il sogno.

Da non dimenticare è poi il Palazzo dello Spagnuolo, costruito nel 1738 sul progetto dell’architetto Ferdinando Sanfelice per volere del marchese Moscati: esso costituisce una delle più esemplari rappresentazioni del barocco partenopeo, esaltato dal verde e dal giallo e dall’imponenza delle scali ad ali di falco.

napoli rione sanità
Palazzo dello Spagnuolo

Infine, è da menzionare la casa che diede i natali a Totò, casa in cui visse per 24 anni e che oggi appartiene a privati, ma non per questo causa minore suggestione nell’animo di chi ama visceralmente Napoli, con i suoi problemi e con le sue contraddizioni, condensate in modo esemplare nei vicoli della Sanità.

«Sono nato nel Rione Sanità, il più famoso di Napoli»

Totò

Sonia Zeno

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