Carta igienica, pulcini e pistole: così l'America affronta la Covid-19
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Gli Stati Uniti sono ormai il primo Paese al mondo per numero di contagi da Covid-19 e anche oltreoceano si stanno osservando da settimane misure di distanziamento sociale. Una cosa della quarantena, però, l’abbiamo capita: la sua capacità di mostrare senza tanti indugi le priorità delle popolazioni a cui viene applicata. Gli italiani, per esempio, hanno preso d’assalto il lievito, non potendo certo rinunciare al pane e alla pizza. Così come in Olanda il timore di una chiusura dei coffee shop ha trascinato in strada un fiume di persone per accaparrarsi sufficienti scorte di cannabis, anch’essa a suo modo un bene di prima necessità. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, il coronavirus ci ha mostrato di cosa la popolazione americana non può fare a meno in un momento simile: carta igienica, pulcini e armi.  

La carta igienica è stata la protagonista indiscussa delle prime settimane della quarantena in America. In realtà, l’acquisto compulsivo di questo prodotto sembra essere una caratteristica comune in tutto il mondo anglosassone. Anche nel Regno Unito e in Australia si sono verificati assalti di massa ai supermercati per aggiudicarsi il soffice velo, ma è negli Stati Uniti che il fenomeno ha avuto una maggiore risonanza. Che la toilet paper sia oggettivamente un bene di prima necessità è indubbio, così come è un dato di fatto che in periodi di maggiore permanenza a casa ne aumenti il consumo. Ma ciò comunque non basta a spiegare l’enorme fobia americana di rimanere senza carta igienica. 

A darne una spiegazione scientifica è stato Steven Taylor, professore del dipartimento di psichiatria della British Columbia University e autore del libro The Psychology of Pandemics. Secondo Taylor, la carta igienica è diventata un simbolo di sicurezza: quando ci sentiamo minacciati da un virus o da un’infezione aumenta la nostra sensibilità verso tutto ciò che ci disgusta, e questo ci spingerebbe a comprare in grandi quantità prodotti che aiutano a mantenerci puliti. Altri invece, senza tanti giri di parole, sostengono che la carta igienica vada a ruba semplicemente perché in periodi di stress le persone tendono a imitare gli acquisti degli altri per paura di rimanere privi di qualcosa. È quindi bastato qualche carrello pieno di rotoli da quando l’emergenza Covid-19 è iniziata a scatenare la caccia alle confezioni, come se fossero le ultime rimaste in America.  

Quale che sia il motivo di questo impellente bisogno, sembra comunque che l’emergenza carta igienica sia rientrata. Al suo posto è emerso invece un altro tipo di comportamento compulsivo, altrettanto particolare: l’acquisto di pulcini. La questione è stata sollevata in un recente articolo dal New York Times: «Apparentemente, quando i tempi sono difficili – scrive il giornale americano – la gente vuole i polli. Le vendite di pollo crescono durante le fasi di calo del mercato azionario e negli anni delle elezioni presidenziali». E a quanto pare anche in caso di pandemia, vista la carenza di pulcini di queste settimane. Sempre secondo il New York Times, che cita i dati del Dipartimento dell’Agricoltura, nelle ultime settimane i prezzi delle uova all’ingrosso sono aumentati in alcune zone del Paese di più del 50%, a causa dell’aumento vertiginoso della domanda.   

In America c’è chi si dedica ai pulcini per combattere la noia, chi per amore degli animali, altri invece per far trascorre il tempo ai propri figli con un’attività costruttiva. La maggior parte sono comunque allevatori alle prime armi e bisognosi di consigli che non possono trovare nei libri per via della chiusura delle librerie. In molti si sono quindi affidati a e-book specifici sul tema o a forum specializzati che mai si sarebbero aspettati così tanta popolarità come, per esempio, BackYardChickens.  

Covid-19, America, armi
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Carta igienica e pulcini, dunque, ma ovviamente non potevano mancare le armi. Con lo scoppio della pandemia da Covid-19 gli americani si sono riversati in massa nelle armerie formando code fino a cento persone per comprare armi e munizioni. Sempre secondo il New York Times, che ha analizzato i dati federali, negli Stati Uniti – nel solo mese di marzo – sono state comprate 1,9 milioni di pistole. Un record quasi assoluto, che segue solamente quello del gennaio 2013 quando a seguito della strage alla scuola elementare Sandy Hook (28 vittime, di cui 20 bambini) gli americani hanno acquistato in massa armi di ogni genere temendo una stretta da parte delle autorità sulla vendita delle stesse.  

Questa volta, però, a spingere gli americani a comprare armi è un altro tipo di paura, quella che la Covid-19 possa portare al disordine sociale e che gli organi dello Stato, in una situazione simile, non siano in grado di difendere la popolazione. Poi, però, succede che si finisca per favorire quel disordine sociale dal quale ci si voleva difendere. Per fare un esempio il 22 marzo la polizia di Alpharetta, nello stato della Georgia, ha arrestato un uomo che per timore di contrarre il virus ha puntato la pistola in un ufficio postale contro due donne che indossavano guanti e mascherine. E certamente questo non è un caso isolato.  

Ad applaudire l’aumento delle vendite di armi, ovviamente, tutta la filiera di sostenitori del secondo emendamento, dai proprietari dei negozi fino allo stesso presidente americano. Il 30 marzo l’amministrazione Trump ha dichiarato le armi beni essenziali, di conseguenza le armerie possono rimanere aperte al pari di farmacie e negozi di beni alimentari. Da parte sua, invece, la National Rifle Association (NRA), la potente lobby americana delle armi, il 27 dello stesso mese ha fatto causa al governatore della California, il democratico Gavin Newsom, per aver dichiarato le armi beni non essenziali.  

Insomma, nulla riesce a limitare la vendita di armi in America, nemmeno la lotta alla Covid-19. Che negli Stati Uniti il possesso di armi sia un diritto garantito costituzionalmente non è scoperta recente, ma lasciare che la popolazione in un momento di panico generale come questo trasformi le proprie case in trincee è illogico e terribilmente pericoloso. Ma in America va bene così. D’altronde Paese che vai, quarantena che trovi. 

Edoardo Venditti

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