Catania

La notizia del fallimento del Calcio Catania è stata un fulmine a ciel sereno, arrivata (quasi) senza alcun tipo di preavviso e che ha colpito al cuore della Serie C, che si è dimostrata ancora una volta troppo fragile. Perché per quanto ci si possa abituare a certe notizie, una squadra che viene rimossa nelle ultime giornate di campionato, con ancora tutti i risultati in ballo, fa male a chiunque provi passione per questo sport, e la Serie C è stata per troppo tempo più tribunali che calcio giocato.

Il caso Catania è però un anomalia anche per gli standard a cui ci ha abituati la terza serie del calcio italiano, perché non è propriamente una prassi assistere alla riduzione di un campionato a 19 squadre alla 33esima giornata, ed è al tempo stesso una vera e propria onta che non può essere cancellata. Il Catania ha problemi societari dal 2015, quando l’inchiesta I treni del gol fece venire alla luce le possibili combine di cinque partite di Serie B, e che portò all’arresto dell’allora presidente Antonino Pulvirenti. Da quel momento in poi è iniziata una crisi senza fine, che ha portato al quasi fallimento del 2020 e poi alla revoca dell’affiliazione da parte della Federcalcio di questo mese. Un susseguirsi di eventi, con punti di penalizzazione e stipendi non pagati che si sono alternati fino all’ultimo giorno, il cui finale era stato scritto già diversi anni fa. Una vera e propria tragedia sportiva annunciata, che ha costretto il girone C a riscriversi completamente. E ci sono state squadre che hanno visto la propria classifica cambiare nell’arco di una notte, come ad esempio il Catanzaro, ritrovatosi al quarto posto invece del secondo in cui si trovava prima, e tutto questo perché il Catania è stato escluso all’improvviso.

La classifica del girone C di Serie C, prima e dopo l’esclusione del Catania

Le colpe della Federcalcio, che ha permesso che questa storia durasse anche troppo, e i dubbi sulla gestione della terza serie iniziano a essere davvero troppi. Dal 2011 a oggi in Serie C ci sono stati 76 fallimenti e 465 punti di penalità. Un dato raccapricciante che mette in mostra la debolezza di un sistema che ormai è obsoleto e non funziona da anni. I tre gironi di Serie C iniziano a essere troppi, e per quanto il presidente Gravina sia contrario alla riduzione del numero di squadre, è innegabile che ciò che succede in Italia non si veda in altri paesi. Siamo l’unico sistema calcistico in Europa che divide la terza serie in 3 gironi differenti, e che quindi deve ogni anno trovare 60 squadre abbastanza forti economicamente da poter sostenere le spese di un campionato di Serie C, e il Covid-19 non ha fatto altro che peggiorare una situazione già di per sé complicata, con società che ormai non riescono più a far quadrare il bilancio e sponsor che latitano. Questo ovviamente si traduce in situazioni grottesche come quelle delle stagioni 2010/11 o 2018/19, in cui il totale dei punti di penalizzazione furono rispettivamente 135 e 107, decisamente troppi anche solo per poter pensare di parlare di campionato regolare. Eppure questo sistema malato prosegue indisturbato nel suo cammino, continuando a macchiarsi ogni anno di fallimenti e penalità, fino a quando non arriva un altro Catania a far capire che le cose non possono continuare così.

Per quanto sia triste pensarlo, la Federcalcio dovrebbe porre un freno a questa situazione il più rapidamente possibile, e purtroppo siamo ben consapevoli che riformare vorrebbe dire tagliare la maggior parte delle partecipanti alla Serie C. E spezzare il sogno di società e calciatori desiderosi di raggiungere la cadetteria non può rendere felice proprio nessuno. Ma scenari come quelli verificatisi quest’anno sono troppo gravi per essere ignorati, e gli unici a pagare, sia a Catania che nel resto d’Italia, sono solo i tifosi.

Andrea Esposito

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