L’estate della Nazionale è stata, fino ad oggi, un enorme chiaroscuro in termini di risultati e anche semplicemente dal punto di vista dell’umore generale. L’entusiasmo enorme per i ragazzi dell’under-20 al Mondiale è stato interrotto solo sul più bello, nella finale persa contro i pari età dell’Uruguay, che però non ha cancellato quanto di buono fatto in Argentina. L’altro lato della medaglia ha visto invece la nazionale maggiore fallire nuovamente l’appuntamento con le finali di Nations League in maniera piuttosto controversa, e con non poche polemiche. E con l’Europeo U21 ormai iniziato, è il momento di capire di inquadrare l’attuale bilancio del calcio Italiano.

La spedizione degli azzurrini di Carmine Nunziata è stata estremamente positiva pur non avendo portato a casa il trofeo, poiché mai l’Italia era arrivata alla finale del Mondiale U20 nella sua storia, fermandosi al massimo al terzo posto del 2017 con Orsolini e Barella protagonisti. In più, è un risultato che arriva in un momento di profonda stasi del calcio italiano, che in due anni ha fallito tutti i principali obiettivi post-Euro 2021, tra cui la partecipazione al Mondiale sfuggita per la seconda volta consecutiva, a dimostrazione di un progetto che non è andato veramente mai avanti su moltissimi aspetti. Casadei, Baldanzi, Pafundi e Desplanches sono stati di gran lunga tra i migliori giocatori del torneo, in particolar modo il centrocampista in forza al Chelsea con i suoi 7 gol che gli sono valsi, oltre al titolo di capocannoniere, l’MVP della competizione. Un favoloso dominio tecnico e atletico che però si è sciolto di fronte alla partita estremamente fisica dell’Uruguay. Ma per ragazzi così giovani questo può essere solo, per quanto doloroso, un incidente di percorso in una carriera che per diversi elementi sembra promettere molto bene.

Un discorso di gran lunga diverso per i “grandi”, impegnati nelle finals della Nations League. La Nazionale del CT Mancini è apparsa come spaesata e confusa nella semifinale con la Spagna, con diversi elementi in chiara ed evidente difficoltà atletica, tra cui il capitano Bonucci di cui – pur non compromettendo il valore di quanto fatto negli ultimi anni – si fatica anche a comprendere la convocazione stessa, rispetto ad elementi come Scalvini, che invece è stato “retrocesso” all’U21 nonostante l’ottima stagione. Una confusione che è stata resa evidente anche nella scelta del 3-5-2 come modulo per affrontare gli impegni di giugno: una soluzione tattica che questa Nazionale ha dimostrato a più riprese di non saper digerire soprattutto in fase offensiva, dove i tanti esterni offensivi convocati hanno scarsissima collocazione tattica e pochissima abitudine nei club di riferimento. In più la reiterata scelta di relegare i vari Scalvini, Tonali e Udogie ai tornei Under (come già successe nel 2019 quando Chiesa, Meret, Pellegrini e Zaniolo furono convocati a sfavore della Nazionale maggiore) dimostra l’incapacità di affidarsi ai più giovani per la Nazionale maggiore, e questo a prescindere dalla forma fisica dei giocatori e della loro abitudine a giocare nei campionati maggiori.

L’esempio dato dall’Italia U20 è invece di un sistema calcio che sta tornando a vivere e a sfornare giocatori capaci di fronteggiare i pari età, e non solo. La distanza da colmare infatti non è tecnica, ma concettuale. Ed è l’idea che nella nostra Nazionale non c’è nessun Gavi, nemmeno da lontano, nemmeno in grado di giocarci contro o di calcare lo stesso terreno di gioco, e probabilmente lo stesso Gavi sarebbe all’Europeo U21 se fosse nato in Italia. L’U20 di Nunziata è stata una inaspettata ventata di aria fresca nello stagnante livello delle nostre nazionali, che volutamente provano a non eccellere, sia per il poco coraggio nel cambiare ciò che per anni ha funzionato che per quella reiterazione del non voler rischiare i giovani azzurrini. Perché per Mancini è troppo facile nascondersi nella retorica del “Pafundi più altri 25 convocati”, senza mai fargli giocare un minuto e consegnandolo sostanzialmente a ciò che già fa nell’Udinese, ma a Coverciano. Ben vengano nuove U20, e ben venga un grande Europeo U21, perché siamo già in ritardo disastroso per il Mondiale 2026. E mancare la più grande competizione di tutte per la terza volta sarebbe un male ben oltre l’immaginabile.

Andrea Esposito

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