Quello che si prospetta è sicuramente un mese d’agosto caldo e afoso: qualcuno si rinfrescherà al mare, altri saranno costretti a passare le ferie a casa, altri ancora potranno godersi gli splendidi panorami montani. Che sia sotto l’ombrellone o sul divano di casa, “Il Ventre di Napoli” porta in giro i suoi lettori per i vicoli e i cunicoli del capoluogo campano e sceglie di raccontare le leggende del folklore partenopeo cominciando con la storia di uno spiritello: ‘o Munaciello.

« ‘O munaciello: a chi arricchisce e a chi appezzentisce »

Un famoso proverbio del folklore napoletano è dedicato a questo spiritello particolare che angoscia e fa paura ai partenopei. In realtà si tratta di uno spirito di natura benefica ma dispettosa ed è rappresentato nell’immaginario comune come un ragazzino deforme che indossa un saio e delle scarpe con delle fibbie argentate.

‘O Munaciello raccontato da Matilde Serao

Una primissima ipotesi sull’origine del Munaciello fu data dalla napoletana Matilde Serao nel lontano 1881, quando nella sua opera “Leggende napoletane” aveva affermato che lo spiritello era realmente esistito in passato. La leggenda del folklore narra che nel 1445, anno in cui a Napoli regnava Alfonso V d’Aragona, la figlia di un noto e ricco mercante napoletano, Caterinella Frezza, intratteneva una lunga e tormentata relazione sentimentale con un giovane garzone dal nome Stefano Mariconda.

La relazione non era vista di buon occhio dalle famiglie dei due giovani innamorati che erano quindi costretti a viversi di nascosto, ragion per cui si incontravano clandestinamente durante la notte attraversando i tetti della città di Napoli. Una sfortunata notte, Caterinella fu testimone di un catastrofico evento: il suo Stefano, passando da un tetto all’altro, fu assalito e gettato nel vuoto perdendo la vita. Quando la salma fu riesumata, la giovane fanciulla decise di rinchiudersi in un convento per passare il resto della sua vita lì; qualche mese dopo diede alla luce una creatura piccola e deforme, frutto dell’amore con Stefano.

Caterinella chiese allora aiuto alla Madonna affinché le condizioni di salute fisica del suo piccolo mutassero in bene, ma fu un tentativo vano: il bambino cresceva sempre più deforme, con una testa sproporzionata al resto del corpo. Vano fu anche il tentativo di vestirlo con una tunica da monaco bianca e nera: il miracolo tardava ad arrivare e in verità, mai arrivò. Tutti cominciarono a chiamare il piccolo che si aggirava per i quartieri partenopei ” ‘o Munaciello” e vedevano in lui una creatura del male e del disastro.

Dopo la morte di Caterinella, il bambino deforme continuò ad essere visto in malo modo: gli furono attribuiti tutti i cattivi e sventurati eventi che si susseguivano, a partire dalle epidemie fino all’aumento vertiginoso delle tasse. Inoltre, i napoletani avevano notato che quando ‘o Munaciello indossava il cappuccio di colore nero stava per accadere qualcosa di male; al contrario, quando indossava la tunica che recava il cappuccio rosso, stava per accadere qualcosa di positivo. Tanti furono gli insulti e gli assalti fisici che il bambino fu costretto a subire.

Negli anni, ‘o Munaciello scomparve misteriosamente facendone perdere le proprie tracce: secondo alcune credenze del folklore, pare che sia stato trasportato via dal diavolo, altri credono che, sulla base del ritrovamento di alcune ossa, la famiglia Frezza lo abbia fatto assassinare.

‘O Munaciello e la leggenda del folklore

Esiste però un’altra leggenda sul piccolo spiritello napoletano: questa narra che ‘o Munaciello fosse in realtà un antico gestore dei pozzi d’acqua che c’erano a Napoli. Nonostante la piccola statura e la schiena ricurva, quest’uomo era capace di attraversare gli stretti canali che scavava con il secchio e riusciva a prendere l’acqua necessaria per portarla nelle case dei partenopei.

Spesse volte, il popolo era restio a far entrare in casa gente estranea, motivo per cui il gracile uomo si serviva della sua minuta statura fisica per entrare nelle case delle persone usando lo stesso escamotage che applicava per reperire l’acqua. Capitava però che il suo lavoro non venisse retribuito: quando non riceveva compenso, l’uomo ritornava nelle case partenopee a rubare soldi e oggetti di valore: da qui la leggenda che lo spiritello de ‘o Munaciello ruba e fa sparire ogni tipo di cosa.

Esiste ancora lo spiritello chiamato o’ Munaciello?

Secondo la tradizione, lo spiritello non ha mai abbandonato la città, ma si rifugia nelle chiese, nelle abbazie e nei monasteri più suggestivi di Partenope. La voce del folklore popolare ha addirittura individuato il luogo preciso in cui si nascone ‘o Munaciello: si tratterebbe di Villa Gallo, sita nella zona dei Colli Aminei. Esistono però altre leggende che riguardano l’abitazione dello spiritello: in realtà esistono addirittura diverse versioni di Munaciello che si aggira tra il centro storico di Napoli, Castellammare di Stabia, Secondigliano, Piazza Garibaldi e la zona dei Ponti Rossi.

Nel folklore napoletano, o’ Munaciello è lo spiritello del dispetto, che fa scherzi innocui, palpa il sedere delle belle donne e che rompe oggetti, piatti e stoviglie. Questo personaggio così ambivalente e così mistico ha addirittura influenzato l’arte teatrale: Eduardo De Filippo gli ha dedicato una delle sue commedie più riuscite dal titolo “Questi fantasmi”, così come Roberto Bracco ha scritto una canzone intitolata proprio ” ‘o Munaciello”.

Che sia un personaggio realmente esistito o che sia solo una delle tante leggende radicate del folklore napoletano, lo spiritello de ‘o Munaciello è senza ombra di dubbio oggetto di suggestione per il popolo partenopeo e per i turisti che si aggirano in città. Una suggestione che talvolta terrorizza e fa paura e che è alimentata da racconti di episodi realmente accaduti, e che invece altre volte diverte e stimola a una riflessione.

E voi, ci credete all’esistenza de ‘o Munaciello?

Arianna Spezzaferro

Arianna Spezzaferro
Arianna Spezzaferro, nata a Napoli il 12/04/1993, è laureata in Lettere Moderne e specializzata in Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Amante della cultura umanistica, della filologia romanza e della lettura, aspira a diventare un'insegnante di Letteratura italiana, perché crede fermamente di poter trasmettere, in futuro, ai suoi alunni l'interesse vivo per tale disciplina. Attualmente scrive per Libero Pensiero News come coordinatrice della sezione Cultura e delle rubriche ed è docente di lettere nella scuola secondaria di II grado.

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