Coca cola - Conferenza sul cliima
Fonte immagine: flickr.com

La ventisettesima edizione della Conferenza delle Parti è alle porte e già si aprono le prime polemiche. Non tanto e non solo a causa della location – la Conferenza sul clima sarà, infatti, ospitata in Egitto, che non sembra distinguersi particolarmente né per gli impegni assunti in campo ambientale né per quelli presi in materia di diritti umani – ma soprattutto per aver scelto Coca Cola come sponsor ufficiale. La partnership con il colosso delle bevande gassate è stata suggellata con tanto di cerimonia ufficiale, tenutasi presso gli uffici del Ministero degli Affari Esteri al Cairo. In quest’occasione, il vicepresidente delle operazioni di Coca Cola in Nord Africa, Ahmed Rady, ha sottolineato «la ferma convinzione di Coca-Cola che lavorare insieme attraverso partnership significative creerà opportunità condivise per le comunità e le persone in tutto il mondo e in Egitto». Ad ora, tuttavia, ad essere stata creata è solo una straordinaria operazione di greenwashing aziendale.  

Secondo Greenpeace, infatti, Coca Cola è tra le multinazionali che producono più plastica al mondo e la sua attività contribuisce a peggiorare la crisi climatica. Come ha fatto notare John Hocevar, direttore della campagna oceani di Greenpeace USA, con 120 miliardi di bottiglie di plastica usa e getta prodotte ogni anno la partnership con Coca Cola mina l’obiettivo stesso dell’evento che intende sponsorizzare. Il 99% della produzione mondiale di plastica, infatti, ha origine proprio dagli idrocarburi, il cui sfruttamento – ricordiamolo – ha condotto il Pianeta verso la crisi climatica attualmente in corso. Ecco perché, con ragionevole certezza, è possibile affermare che inquinamento da plastica ed emergenza climatica siano due facce della stessa medaglia.

«Se Coca-Cola vuole davvero risolvere la crisi della plastica e del clima» ha dichiarato Hocevar «deve chiudere il rubinetto della plastica». Una possibilità, quest’ultima, che appare assai lontana dall’essere realizzata. Solo nel 2020, un report pubblicato dalla stessa azienda ha mostrato come dei 112 miliardi di bottiglie vendute in tutto il mondo solo il 56% è stato correttamente stoccato e riciclato, il che significa che circa 49 miliardi di bottiglie sono state, invece, disperse nell’ambiente. Di per sé, questi dati sarebbero già sufficienti a restituire un’idea sulla gravità della situazione, ma ancor più sconcertante è sapere che – ancora una volta – sono i Paesi più poveri al mondo a pagare le conseguenze di questo inquinamento da plastica.   

Un reportage realizzato e diffuso nel 2021 dall’emittente inglese BBC ha smascherato cosa si nasconde realmente dietro l’impegno di facciata portato avanti da Coca Cola per ridurre il proprio impatto ambientale ed eliminare i rifiuti. Seguendo il viaggio compiuto da miliardi di bottigliette di plastica a marchio Coca Cola, i giornalisti investigativi della BBC sono arrivati fino in Africa dove la presenza di rifiuti plastici è ormai senza controllo.

Anche il movimento internazionale Break Free From Plastic, da parte sua, considera problematica la sponsorizzazione della prossima Conferenza sul clima da parte dell’azienda di Atlanta che, per quattro anni di fila, si è aggiudicata il primo posto di una classifica molto speciale: la top 10 degli inquinatori da plastica. I rifiuti in plastica riconducibili alla multinazionale statunitense, infatti, sono risultati i più abbondanti nelle raccolte effettuate dalle varie organizzazioni che fanno parte di questa coalizione globale, dimostrando come l’impegno dell’azienda a raccogliere una bottiglia per ognuna che viene venduta stia avendo, in realtà, un impatto assai limitato sull’inquinamento ambientale causato dai suoi stessi prodotti.

E a poco valgono anche i più recenti impegni assunti dall’azienda statunitense che, tra le altre cose, si è detta intenzionata a raggiungere l’obiettivo di vendere il 25 per cento delle proprie bevande in contenitori ricaricabili e riutilizzabili. Riprogettare i sistemi di distribuzione dei prodotti in modo da poterli ricaricare e riutilizzare e far sì che siano sicuri, economici e accessibili a tutti è, però, una soluzione parziale. La riduzione dell’inquinamento da plastica, infatti, non può che passare da un taglio immediato e definitivo del monouso in plastica.

Alla luce di queste considerazioni, pertanto, ci associamo alla richiesta – già avanzata da Greenpeace – per ottenere una spiegazione su come sia possibile raggiungere gli obiettivi climatici e garantire il buon esito della Conferenza sul clima bypassando l’inquinamento provocato da Coca Cola.  

Virgilia De Cicco

Ecofemminista. Autocritica, tanto. Autoironica, di più. Mi piace leggere, ma non ho un genere preferito. Spazio dall'etichetta dello Svelto a Murakami, passando per S.J. Gould. Mi sto appassionando all'ecologia politica e, a quanto pare, alla scrittura. Non ho un buon senso dell'orientamento, ma mi piace pensare che "se impari la strada a memoria di certo non trovi granché. Se invece smarrisci la rotta il mondo è lì tutto per te".

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