Nuovo Cinema Palazzo: lo sgombero all’alba contro le ragioni di un decennio d'occupazione
fonte: Il manifesto

All’alba del 25 novembre il Nuovo Cinema Palazzo è stato sgomberato. L’occupazione dello stabile era iniziata nel 2011, sulla scia delle grandi manifestazioni del Movimento studentesco che durante quella stagione di lotte decise di darsi come nome l’Onda. Il Cinema Palazzo era un luogo abbandonato in cui si voleva costruire un casinò, una piccola isola felice del gioco d’azzardo che presto avrebbe attirato la malavita organizzata facendo dilagare – stavolta per davvero – la criminalità nella zona. Qualcuno, però, provò a immaginare qualcosa di diverso e lì, nel tempo, un’alternativa è stata costruita davvero.

Il quartiere in cui sorge il Nuovo Cinema Palazzo è San Lorenzo, situato dietro la stazione Termini, a due passi dal centro di Roma. Eppure, nonostante la vicinanza con quel centro che respinge ed esclude, che vieta alle persone di sedersi sui gradini di Piazza di Spagna per non meglio specificate questioni di “decoro”, San Lorenzo pare non volerci avere ancora nulla a che fare. Chi abita la zona e vive gli spazi sociali come luogo alternativo alle esperienze usa e getta offerte dagli esercizi commerciali che agiscono ai piedi delle rovine storiche della Capitale può essere inserito nella categoria che si oppone a quella di consumatori cittadini teorizzata da Wolf Bukowski nel suo libroLa buona educazione degli oppressi“. I consumatori cittadini sono quelli che «devono comportarsi bene (…) Possono essere considerati pericolosi se aderiscono a movimenti sindacali o urbani politicizzati, in quanto potrebbero bloccare il traffico o anche il semplice fluire della folla impegnata nello shopping» e che se non consumano abbastanza o lo fanno in maniera indecorosa (ad esempio sui gradini di una piazza) possono essere «manganellati, stigmatizzati e tormentati senza troppa formalità».

Un tormento che si accosta fin troppo bene alla sensazione dell’incubo che ritorna alle prime luci dell’alba, di una minaccia mai sopita che oggi assume le fattezze del mostro, della fine di un’epoca di costruzione di comunità a favore della realizzazione dell’orrido: il bingo, il casinò, gli appartamenti di lusso o il centro commerciale. Perché l’altro grande problema dei luoghi occupati è che non producono profitto. Il Nuovo Cinema Palazzo aveva già rischiato di essere sgomberato quando, nell’ottobre dello scorso anno, il quartiere si svegliò con le porte dello stabile sigillate per ordine della Corte di Appello di Roma. In quel caso gli attivisti e le attiviste fecero in tempo a radunarsi e rompere i sigilli, riprendendo lo spazio. I sigilli erano stati affissi perché l’area occupata rientrava in una lista di immobili che andavano sgomberati stilata da Matteo Salvini quando era ministro degli Interni. Una mossa sostanzialmente politica, esattamente come quella che ha avuto luogo ieri.

La concezione del decoro urbano di Virginia Raggi

Lo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo avviene, infatti, in piena (e tempestata) campagna elettorale per le elezioni del sindaco di Roma che si terranno nel 2021. L’attuale prima cittadina della Capitale Virginia Raggi ha accolto l’azione di forza con un tweet: «Ringrazio la Prefettura e le forze dell’ordine per le operazioni di sgombero di oggi. A Roma le occupazioni abusive non sono tollerate. Torna la legalità». Parla di operazioni di sgombero al plurale perché, oltre al Cinema Palazzo, nelle stesse ore veniva sgomberata una piccola sede di Forza Nuova nel vicino quartiere San Giovanni. L’indelicato accostamento tra uno spazio autogestito – che negli anni ha organizzato attività culturali, sportive e ricreative di ogni genere dedite alla costruzione di una comunità sana – e la sigla neofascista in nome della condanna agli “opposti estremismi” è sembrata inaccettabile a chi ieri ha deciso di partecipare alla protesta di San Lorenzo.

Il Nuovo Cinema Palazzo sorge nel cuore di un quartiere dalla tradizione politica profondamente antifascista, in prima linea nella resistenza alle truppe tedesche, della quale facendo due passi per via degli Ausoni – dove ieri c’è stato il primo presidio di protesta contro lo sgombero – o per via dei Volsci – che inizia con la storica sede di Radio Onda Rossa e si schiude su piazza dei Sanniti dove sorge il Nuovo Cinema Palazzo – anche ieri si poteva sentire distintamente l’eco.
Perché la vocazione partigiana del quartiere è stata sempre rivendicata, perché chi oggi protegge il Cinema Palazzo resiste nei confronti delle logiche di profitto e di consumo che puntano all’omologazione dei gusti, del divertimento, del pensiero, consentendo al capitale di controllare più facilmente le società.

Lo sgombero e il presidio

Il Nuovo Cinema Palazzo è stato sgomberato quando era ancora buio: una quindicina di blindati della polizia hanno chiuso le quattro vie d’accesso a Piazza dei Sanniti, decine e decine di poliziotti a bloccare il passaggio. Qualcuno la mattina presto ha fatto girare le immagini delle camionette, dello sgombero, e allora è partito il tam tam: su Twitter la pagina dell’Atletico San Lorenzo – squadra di calcio popolare molto attiva nelle iniziative promosse dal Nuovo Cinema Palazzo – ha invitato a partecipare, altri hanno detto semplicemente «chi può venga» perché ce n’era bisogno. E tanta gente è venuta a dare sostegno. Verso le dieci c’era anche un elicottero a controllare dall’alto i movimenti del centinaio di accorsi al presidio di protesta. A mezzogiorno c’è stata una conferenza stampa gridata al megafono a difesa di una delle ultime possibilità di riscatto politico, sociale e culturale della Capitale che rifiuta alla base la necessità del consumo sfrenato come unica fonte di benessere. Il presidio è durato fino alle ore 17, quando un fiume di persone ha raggiunto via degli Ausoni per comporre un corteo che ha fatto il giro di San Lorenzo.

A metà passeggiata qualcuno si chiede quante siano le persone a partecipare: chi dice trecento, chi mille, chi più di duemila. Fonti più attendibili parlano di tremila persone, ma poco importa: bastava guardarsi intorno per capire che, tra le fila del corteo, a essere rappresentate erano tutte le categorie che nel tempo hanno animato e vissuto le attività del Nuovo Cinema Palazzo. C’erano gli occupanti della prima ora, gli studenti e le studentesse delle scuole superiori e delle università, c’era chi a San Lorenzo neanche ci vive ma che questa ennesima violenza a un’idea diversa di socialità proprio non lo vuole mandare giù, c’era chi il quartiere lo abita da quando la minaccia era rappresentata dalle bombe della guerra e dalle truppe naziste.

Una “varia umanità” riunita dopo tanto tempo nonostante il Coronavirus: ogni attività si è svolta nel tentativo di rispettare il più possibile le norme anti-contagio, tutte e tutti indossavano le mascherine.
A un certo punto il corteo ha tentato di raggiungere piazza dei Sanniti, di riprendersi ancora una volta il Nuovo Cinema Palazzo del quale, sin dalle prime ore del mattino, si diceva avessero murato gli ingressi. Quello spezzone è stato caricato dalla polizia in assetto antisommossa: ci sono stati dei feriti e, stando a ciò che scrive oggi il quotidiano Il manifesto, tre ragazzi, tutti giovanissimi, sarebbero stati fermati dalle forze dell’ordine.  

Dopo questa parentesi, il corteo tutto è tornato indietro per ricompattarsi in un’altra piazzetta di San Lorenzo. Prima di concludere (nel rispetto del coprifuoco delle 22) una lunga giornata di protesta, chi ieri è sceso in strada per protestare contro lo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo è stato invitato a non abbandonare questa lotta, a rinnovare il proprio impegno per difendere i luoghi autogestiti in nome della cultura, della condivisione, della legalità. La promessa, insomma, che non finisce di certo così.

Giovanni Esperti

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