Mentre la burocrazia sulla Brexit continua, con il braccio di ferro tra Londra e l’Unione Europea, che stanno mettendo a punto le decisioni tecniche su migliaia di aspetti economici, sociali e politici, sono in molti a chiedersi cosa succederà quando l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa diventerà finalmente realtà. Per il momento gli italiani possono stare tranquilli, soprattutto quanti pensano di visitare Londra nei prossimi mesi, un po’ meno i connazionali che vivono e lavorano nel Regno Unito.

La Brexit dovrebbe concludersi il 29 marzo del 2019, termine ultimo per il saluto finale del Paese alla UE, quando l’accordo preliminare al vaglio in questi giorni diventerà definitivo, concludendo l’iter avviato dopo il risultato del referendum popolare del 2016. Complessivamente sono circa 3 milioni i cittadini europei che vivono in Gran Bretagna, mentre gli inglesi presenti in Europa sono quasi un milione.

Cosa accadrà con la Brexit? Innanzitutto bisogna fare una precisazione. Fino al 29 marzo 2019 le normative non cambieranno, quindi si potrà continuare a viaggiare a Londra e nelle altre città inglesi con la carta d’identità italiana, senza nessuna necessità di portarsi anche il passaporto. Lo stesso non varrà per le persone che lavorano nel Regno Unito, per le quali faranno fede gli accordi presi per la loro permanenza all’interno del Paese, ma dovranno mettersi in regola con le nuove normative sull’immigrazione.

Differente invece la situazione per quanto riguarda il periodo successivo, in particolare quello dal 29 marzo al 31 dicembre del 2019, la fase più critica per l’operazione Brexit. Le ultime notizie provenienti dal Governo guidato da Theresa May, attuale Primo Ministro britannico e leader del Partito Conservatore, sembrano accendere qualche barlume di speranza per un’intesa sul turismo.

Secondo indiscrezioni, infatti, i cittadini europei potrebbero continuare a usufruire di speciali accordi bilaterali, che permetteranno di visitare Londra con la sola carta d’identità. L’obbligatorietà del passaporto potrebbe dunque non essere convalidata, soluzione che consentirebbe di viaggiare nel Regno Unito senza alcuna differenza rispetto agli ultimi anni. Diverso invece il discorso per la copertura sanitaria, l’accesso alle cure mediche da parte degli europei in visita nel Paese.

In questo caso sarà indispensabile munirsi di una polizza assicurativa privata, come avviene per gli USA, oppure richiedere una tessera sanitaria inglese come turisti, per poter beneficiare delle prestazioni medico-sanitarie di base. Inoltre si perderanno probabilmente altri vantaggi, tra cui un cambio valutario euro-sterlina sicuramente meno conveniente, costi più elevati per l’utilizzo del cellulare con piano tariffario europeo, oltre ad aumenti dei voli aerei e delle tasse scolastiche, nota dolente per migliaia di ragazzi che si recano ogni in Gran Bretagna per studiare l’inglese.

Per i residenti italiani invece diventerà tutto più complicato, a partire dai controlli a tappeto già annunciati da diversi esponenti del Governo inglese. Non saranno verificate soltanto le posizioni di chi vive nel Paese da poco tempo, ma anche di chi nel Regno Unito abita da decenni, per monitorare accuratamente l’immigrazione europea. Tuttavia le persone in possesso di regolare permesso potranno stare relativamente tranquille, infatti non dovrebbero esserci problemi in questo senso.

Chi è già iscritto all’AIRE, l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, ed è in regola con quanto previsto dalle normative inglesi, dovrebbe incorrere soltanto in un aumento della burocrazia, tra cui l’adesione al Residence Permit, il nuovo permesso di residenza obbligatorio dal 2019. In totale sono circa 500 mila i connazionali che vivono in Inghilterra, di cui soltanto la metà sono iscritti all’anagrafe inglese.

Bisognerà quindi regolarizzare velocemente la propria posizione, poiché dopo il 29 marzo le maglie sull’immigrazione verranno strette, soprattutto per chi verrà trovato sprovvisto del certificato di residenza temporanea o permanente. Al contrario i disagi per chi vuole fare turismo a Londra dovrebbero essere minimi, nonostante l’arrivo della Brexit, un escamotage del Governo britannico per non perdere gli introiti miliardari provenienti dal turismo.

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