Così il capitalismo alimenta la fame
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Negli ultimi mesi i prezzi del carburante e dei beni di prima necessità sono aumentati, in particolare a causa della guerra tra Russia e Ucraina ma anche il cambiamento climatico gioca un ruolo importante in questo caso. L’aumento dei prezzi è un fenomeno che tenderà a crescere e il capitalismo di certo non lo fermerà.

A novembre 2021 è stato raggiunto il massimo storico rispetto ai prezzi alimentari secondo il Food Price Index – una misura che calcola il cambiamento mensile dei prezzi di un paniere di beni alimentari, introdotto dal FAO nel 1996 – toccando i 134,4 punti. Ma picco massimo si è avuto a marzo 2022 quando l’FPI ha toccato i 159,3 punti, periodo in cui è iniziata la guerra tra Russia e Ucraina.

Per quel che riguarda i cereali il prezzo alimentare è arrivato a crescere del 17,1%, ma anche gli oli vegetali hanno avuto un’impennata arrivando a marzo a 248,6 punti. Un terzo del grano e del mais viene esportato dall’Ucraina e dalla Russia, fattore che favorisce l’aumento dei prezzi. Ora che il grano dell’Ucraina è bloccato si prospettano ulteriori problemi. L’Italia in realtà non rischia molto poiché il mais che ci arriva da questi due Paesi è destinato principalmente al settore zootecnico. Il Belpaese si ritrova però a fare i conti con un altro problema: la siccità.

Nelle zone settentrionali del nostro Paese si fronteggia una enorme carenza idrica: in Lombardia le riserve idriche sono al 40% della media storica, in Emilia Romagna le falde acquifere segnano il 200% in meno rispetto alle medie stagionali e anche i piccoli paesi montani soffrono della carenza idrica. Secondo la comunità scientifica, il 20% del territorio italiano è incoltivabile già da qualche anno, tant’è che la confederazione Italiana Agricoltori ha segnalato che la resa del mais così bassa potrebbe essere causata dai terreni aridi. La risposta della politica italiana, completamente asservita al capitalismo, consiste nella coltivazione di 200mila ettari in più in modo da sopperire alle mancate importazioni dall’Ucraina, ma il problema è sempre lo stesso: le risorse idriche per la coltivazione di ulteriori terreni scarseggiano. È proprio la Commissione Europea a mettere in guardia l’Italia sul non aumentare le superfici irrigue al fine di tutelare le risorse idriche ormai scarse.

Un documento di Greenpace con una soluzione alternativa per sopperire alle carenze di mais causate dalla guerra, insieme ad un set di 7 richieste, è stato consegnato alla Commissione Europea. Una delle soluzioni è di ridurre del 10% le consistenze zootecniche europee: il settore zootecnico preleva gran parte della disponibilità di mais di un Paese. Si stima infatti che il 62% dei cereali utilizzati in Europa vadano agli allevamenti. Secondo Greenpeace se si destinassero la maggior parte delle quantità di cereali per il consumo umano e i terreni per la produzione del cibo rispetto ad utilizzarle per il consumo animale, potremmo migliorare la situazione del nostro Paese.

La crisi del grano però non è l’unica che stiamo fronteggiando; secondo il Global Crisis Response Group delle Nazioni Unite dobbiamo parlare di crisi tridimensionale: cibo, energia e finanza. Il report The State of Food Security and Nutrition in the World ha stimato che nel 2020 768milioni di persone hanno sofferto la fame. Situazione allarmante confermata dal nuovo report di Oxfam in cui si evince che entro la fine del 2022 altri 65 milioni di perone rischiano di arrivare ad una povertà estrema a causa dell’aumento dei prezzi alimentari.

Il capitalismo alimenta senza alcun dubbio questa tragica condizione. Mentre la povertà dilaga, anche a causa di un sistema politico che non riesce a fornire soluzioni concrete e improntate al futuro, le lobby alimentari ed energetiche registrano guadagni sempre più alti. Occorre quindi ripensare innanzitutto il sistema economico che ci governa e chi ci ha spinti fino al baratro. Abbandonare il capitalismo è un’utopia forse, ma anche l’ucica strada da poter percorrere.

Gaia Russo

Gaia Russo
Eterna bambina con la sindrome di Peter Pan. Amante dei viaggi, della natura, della lettura, della musica, dell'arte, delle serie tv e del cinema. Mi piace scoprire cose nuove, mi piace parlare con gli altri per sapere le loro storie ed opinioni, mi piace osservare e pensare. Studio lingue e letterature inglese e cinese all'università di Napoli "L'Orientale".

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