Gianluca Didino รจ nato in provincia di Novara nel 1985 e dal 2013 vive e lavora a Londra come scrittore e giornalista culturale; ha scritto, tra gli altri, per Doppiozero, Internazionale, Esquire e Il Tascabile. Suoi racconti sono su Inutile, FaM e Catrame, nonchรฉ inclusi nelle antologie Jukebox letterario e Quintadicopertina. Nel 2017 รจ stato tra gli organizzatori del Festival of Italian Literatur in London (FILL) ed รจ autore di un ebook dedicato alla narrativa di Jennifer Egan (Doppiozero Books, 2016) e della postfazione a The Weird and the Eerie di Mark Fisher (minimum fax, 2018). Essere senza casa. Sulla condizione di vivere in tempi strani รจ il suo ultimo saggio, edito lo scorso giugno da minimum fax.
Case, soglie, paesaggi, fantasmi e storie: cinque capitoli sulla condizione ipermoderna, concreta e metaforica, di โessere senza casaโ. Dalla precarietร economica che rende ยซil confine tra lโavere una casa e non averla molto piรน sottile di quanto possa sembrareยป1 al capitalismo digitale, dal riscaldamento globale al terrorismo, dalle migrazioni di massa ai fantasmi di internet: sono tanti i motivi per cui โcasaโ, che sia la Terra, un paese o il nostro appartamento, non รจ piรน sinonimo di familiaritร e sicurezza. Lโalteritร striscia, pervasiva, oltre le nostre soglie domestiche, varcandone i confini: le mura, lungi dal separare lo spazio intimo da quello pubblico, sono porose come un colabrodo, varcate dai fantasmi di un mondo che non รจ piรน casa (o da un virus). La casa รจ, prima di tutto, frutto di ยซun atto deliberato compiuto dallโuomo per tracciare una distinzione tra lโesterno (il mondo) e lโinterno (il luogo dellโabitare). Tra queste due dimensioni, che sono spaziali e ontologiche allo stesso tempo, si trovano due tipi di barriera: da un lato i confini della casa, costituiti tipicamente dai muri, e dallโaltro le soglie costituite da porte e finestre, barriere porose che possono essere attraversateยป2. Oltre la soglia, cโรจ il weird: il termine inglese, come insegna Mark Fisher nel suo The Weird and the Eerie, designa lโinquietudine disturbante e sottile suscitata dallโirruzione dellโesterno in un ambiente familiare. Non รจ lo sconcerto, nรฉ il terrore, ma una strisciante weirdness il convitato di pietra dellโodierna quotidianitร . Differentemente dal freudiano unheimlich (negazione di heimlich, in tedesco โconfortevoleโ, da Heim, โcasaโ), che conferisce al familiare unโestraneitร inquietante, il weird ยซapporta al familiare qualcosa che normalmente si trova al di fuori di essoยป3. Da wyrd, โfatoโ, il weird รจ anche il disorientamento suscitato da connessioni causali e temporali estranee alla nostra comprensione. ร weird, insomma, una presenza fuori posto. Ancora di presenze, ma anche, e soprattutto, di assenze, si nutre lโeerie: lโesperienza estetica che, sempre secondo Fisher, deriva da un fallimento di presenza o da un fallimento di assenza; dallโinquietudine, cioรจ, suscitata da una presenza dove dovrebbe esserci unโassenza e viceversa. Una condizione, questa, che libera dinamiche di suspence, allerta e interrogazione molto piรน accentuate che nel weird. Questโultimo resta, comunque, la categoria prediletta in Essere senza casa: tra soglie violate e catastrofi ambientali Didino rinviene la weirdness dei nostri tempi, raccontandola, a tratti, con la leggerezza colloquiale del personal essay.
Non avere una casa, letteralmente, รจ molto comune. Tra il 1994 e il 2014 il prezzo medio di una casa a Londra รจ cresciuto del 478%: un dato che parla di crescita demografica e speculazione edilizia, prezzi stellari e homelessness di massa. Non serve non avere un tetto sulla testa per sperimentare la precarietร di vivere senza casa: lโOffice for National Statistics (ONS), unโagenzia britannica che raccoglie e diffonde informazioni statistiche, comunica che tra il 2001 e il 2011 il numero di case occupate da piรน di una famiglia รจ cresciuto del 70% e che nel 2013 erano 3,3 milioni le persone tra i 20 e 34 anni conviventi con i loro genitori, il numero piรน alto dal 1996. Ad aggravare la situazione, piรน recentemente, รจ stato il capitalismo delle piattaforme. Lโinchiesta Un gioco di societร , prima su Instagram e vincitrice della sezione sperimentale del Premio Morrione 2019, rivela che a Napoli, solo nel 2016, le richieste di sgombero sono state 6270: tasse alla mano, fittare casa a un turista รจ piรน conveniente che stipulare un contratto residenziale, complice Airbnb che non fornisce dati ufficiali, nรฉ alle istituzioni, nรฉ agli enti di ricerca. Eppure ยซAirbnb non solleva solo il problema della casa temporanea, ma anche quello della casa trasparente o aperta, la cui soglia puรฒ essere oltrepassata da chiunqueยป4: ancora una volta, la nostra intimitร รจ violata e della casa, sempre se ne abbiamo una, non resta che โlโimpressione spettraleโ5.
ร altrettanto ยซspettrale e stupefacente al tempo stessoยป la vista dellโยซesoscheletro della torreยป, che ยซsimile a un waffle, si staglia contro il sole che sorgeยป: a parlare รจ Deborah Hardt, nel 2001 assistente di Steve McCurry. La mattina dellโ11 settembre erano entrambi nello studio del Greenwitch Village, quando unโallarmante telefonata dal Nebraska li fece precipitare alla finestra, per assistere al crollo del World Trade Center. Alle tre del mattino successivo, Hardt e McCurry, eludendo i posti di blocco, attraverso polvere e fumo, sarebbero saliti al primo piano del Two World Financial Center, a immortalare lโalba dalle finestre in frantumi. Come puntualmente nota Didino, ยซi caratteri di paranoia assunti dalla cosiddetta “guerra del terrore” seguita allโ11 settembre, si spiegano con la sensazione strisciante che il nemico si nasconda non visto dentro i confini della casaยป6. Il terrorismo ha bucato lo schermo, trasformandosi nella violenza reale che infesta la nostra casa che, come in un film horror, รจ percorsa da alteritร imprevedibili. Non a caso lโIsis si รจ deliberatamente servito dellโimmaginario gore, trasformandolo in uno strumento di propaganda: torture e decapitazioni, compiute e filmate, vengono sottoposte alla pubblica attenzione. Dalla decapitazione del giornalista James Foley, avvenuta nel 2014, a quella, recentissima, dellโinsegnante Samuel Paty, il terrorismo ha assunto i caratteri di una forza eerie, che agisce inaspettatamente e si presta ad incarnare paure inconsce; una forza liminale, che รจ dove non ci saremmo aspettati di trovarla: itโs weird.
La minaccia da cui, per eccellenza, una casa non puรฒ difendersi รจ il fantasma che, attraversandone i muri, ยซne mette in discussione il fondamento ontologicoยป7. Come ricorda Mark Fisher, lโOxford English Dictionary riporta tra i primi significati di haunt quello di โfornire di una casaโ; il verbo, perรฒ, significa anche โinfestareโ: sembra che case e fantasmi siano intrinsecamente legati. Il topos letterario vuole che una casa sopravviva ai propri inquilini, che ne diventano i fantasmi, gli โinquilini originaliโ, rispetto a chi vi si trasferisce; la dimora infestata, dunque, รจ porosa e inefficace non solo perchรฉ popolata da entitร estranee, ma anche perchรฉ queste contaminano il presente con un passato eterno. Lโhauntologia del digitale consiste proprio in questo: il continuo riproporsi, attraverso internet, di un passato remixato, che annichilisce la spinta verso il futuro. Lโeterno presente del virtuale accoglie quel che non cโรจ piรน e quel che non cโรจ ancora, trasformandosi in uno spazio infestato da spettri che, talvolta, scavalcano il confine del reale. Dโaltronde, lo spiega bene Davide Sisto, le impronte digitali che lasciamo sul web hanno alterato profondamente il nostro modo di ricordare e dimenticare: basti pensare, semplicemente, alla sezione โRicordiโ di Facebook, che ci consente di โrivivereโ le esperienze condivise in passato e, eventualmente, di riattualizzarle con una nuova condivisione. Le tracce che seminiamo negli spazi digitali non si decompongono, al contrario possono riemergere, a nostro piacimento o a discrezione di chi le ricondivide, accessibili da qualsiasi dispositivo. ร cosรฌ per i ricordi che custodiamo da vivi, come per le nostre identitร digitali, dopo la morte corporea: il numero di utenti registrati a Facebook, e morti nella vita reale, cresce ogni giorno; se Yorkie chiedesse a Kelly ยซHow many of them are dead? Like what percentage?ยป, ma al posto di San Junipero (Black Mirror, 3×04) ci fosse Facebook, forse Kelly non saprebbe rispondere, ma avrebbe un gran daffare nel conteggio.
Nel mondo pervaso dalle estranee forze della contemporaneitร , non siamo capaci di raccontarci una storia convincente: abitiamo una casa demondificata, perchรฉ non riusciamo ad attribuirle un senso complessivo. Come ricorda Didino, ยซquando le metanarrazioni vengono sostituite dalle microstorie non stiamo piรน “cooperando in maniera efficace”: siamo soli davanti agli schermi dei nostri computer e ci stiamo raccontando una storia che non siamo in grado di confrontare con la realtร ยป. Senza il potere di riconfigurazione di un racconto condiviso siamo privati, come vorrebbe Paul Ricoeur, della nostra “identitร narrativa”, che ci consente di riconoscerci a partire dal racconto che costruiamo di noi stessi. Ma per costruire un racconto, serve aprirsi ยซall’esterno, avere il coraggio di uscire dalle pareti protette della casa e guardare il buio profondo e gli improvvisi lampi di luce di questa nostra epoca stranaยป8: solo cosรฌ il futuro diventa possibile.
Siria Moschella
- Gianluca Didino, Essere senza casa, minimum fax, 2020, p.29.
- Ivi, p. 52.
- Mark Fisher, The Weird and The Eerie, minimum fax, 2018, p. 10.
- Gianluca Didino, Essere senza casa, minimum fax, 2020, p. 35.
- Ivi, p. 34.
- Ivi, p. 44.
- Ivi, p.115
- Ivi, p. 165.
Ciao, Syria, complimenti per il tuo scritto. Molto coinvolgente e attuale.