Se non ora, quando? Il bisogno della mobilità sostenibile nel post pandemia
Credit: catania.liveuniversity.it

La pandemia che stiamo affrontando ci sta mettendo sempre più di fronte a sfide e problemi non più rimandabili, come quelle inerenti la salvaguardia ambientale. Le città sono piene di automobili, strade e parcheggi occupano mediamente il 50 per centro dello spazio urbano. L’Italia si colloca al secondo posto, a livello europeo, per il tasso di motorizzazione. Nel post pandemia bisogna necessariamente pensare ad una mobilità sostenibile, in linea con le iniziative che diverse amministrazioni comunali e governi stanno proponendo, sia in Italia che all’estero.

Il settore dei trasporti deve subire un radicale cambiamento in vista di una ripresa green che tuteli l’ambiente e quindi anche la salute delle persone. È pertanto necessaria una mobilità sostenibile che favorisca un ambiente più sano e che influisca sulla progettazione di parchi verdi e spazi comuni sostenibili.

Quando si parla di mobilità sostenibile vengono subito in mente due importanti città del nord Europa: Amsterdam e Copenaghen. Nella capitale dei Paesi Bassi, come in quella della Danimarca, la vera regina è la bicicletta.

Ad Amsterdam sono circa 881 mila le bici ed anche per questo è una delle città europee con meno emissioni di CO2. Per rispettare gli Accordi di Parigi la città olandese si è prefissata anche tanti altri obiettivi riguardanti la mobilità sostenibile: gli autobus a diesel infatti, sono stati progressivamente sostituiti con modelli a zero emissioni di CO2 e si sta aumentando anche l’utilizzo di taxi elettrici.

A Copenaghen, città con 602.481 abitanti, la bicicletta è l’emblema della mobilità sostenibile assieme alle tre grandi linee della metropolitana. Nel 2015, non a caso, la città è stata premiata dal magazine americano Wired come la città più “Bicycle-friendly” del mondo.

Se non ora quando? Il bisogno della mobilità sostenibile nel post pandemia
Nel 2016 il 56% dei cittadini di Copenaghen utilizzavano la bici, il 20% i trasporti pubblici e solo il 14% l’auto privata.
Immagine: lifegate.it

Anche in Italia il lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19 ci ha messo di fronte, ancora di più, alle sfide ambientali che non possiamo più rimandare. Ogni anno nel nostro Paese ci sono più di 14 mila morti premature probabilmente causate dal biossido di azoto, prodotto in grande misura dai veicoli circolanti e causa principale dell’inquinamento atmosferico.

Il momento di ripensare ad una mobilità sostenibile è adesso: stanno infatti prendendo piede molte iniziative delle amministrazioni comunali in questa direzione. A Roma, per esempio, verrà potenziato l’utilizzo di biciclette e monopattini, e saranno poi trasformate in strutture permanenti le già presenti “bike lane” collocate in diverse zone della città. A Milano invece si punta ancora più in alto:  35 km di strade saranno riconvertiti in zone per la mobilità pedonale e ciclistica.

Misure come queste però da sole non sono sufficienti. Manovre e iniziative concrete per la mobilità sostenibile dovrebbero partire proprio dal trasporto pubblico, che necessita di maggior finanziamenti e incentivi. «Quello che va fatto è in generale seguire, accelerare e potenziare le misure che le città hanno individuato nei loro Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (PUMS), che devono quindi (se ben scritti e ambiziosi) tracciare la direzione degli interventi.», afferma Greenpeace Italia.

A livello nazionale ci sono alcune iniziative positive volte ad incentivare la mobilità sostenibile, ma ci sono anche ingenti preoccupazioni derivanti dalle richieste delle lobby automobilistiche. Per questo, Greenpeace e altre associazioni ambientaliste hanno chiesto al Governo italiano che le misure da varare per la ripresa post pandemia siano conformi ai principi del Green Deal europeo e agli Accordi di Parigi. Nella ripresa post pandemia la parola d’ordine dovrà essere “mobilità sostenibile”, «Perché è evidente che l’inquinamento atmosferico ci rende più deboli, influendo negativamente sulla nostra salute al di là della pandemia. È necessario quindi, per il benessere dei cittadini, mettere al centro della fase 2 un nuovo modello di mobilità sostenibile. Per far ciò è indispensabile un impegno da parte di tutti, cittadini, sindaci, società di trasporto e Regione, consapevoli che sono necessari provvedimenti che mettano al centro le città e i comuni, perché è da qui che bisogna prima di tutto ripartire», sottolinea Barbara Meggetto presidente di Legambiente Lombardia.

Il momento giusto per invertire la rotta e investire sulla mobilità sostenibile è adesso. Non possiamo permetterci di perdere anche questa occasione.

Martina Guadalti

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