Diritti umani (fonte immagine: sites.uab.edu)

Una selezione di buone notizie sui diritti umani del 2021, scelte una per mese su un totale di più di 200 selezionate direttamente da Amnesty International.

Paesi Bassi, 29 gennaio – Il 29 gennaio 2021 la Corte d’Appello dell’Aja ha giudicato il gigante petrolifero Shell responsabile dell’inquinamento da idrocarburi nel delta del fiume Niger, in Africa Occidentale. La causa era stata intentata ben 13 anni fa, dalle accuse di 3 agricoltori locali che incolpava Shell di aver inquinato e reso sterili i terreni agricoli e di aver avvelenato le vasche degli allevamenti ittici. In primo grado la giustizia olandese aveva dato loro torto. Ma questa decisione è stata per fortuna ribaltata in appello: ci troviamo di fronte a una sentenza storica e senza precedenti per i diritti umani.

Germania, 24 febbraio – Il 24 febbraio l’Alta Corte Regionale di Coblenza, in Germania, ha condannato il funzionario della sicurezza del governo siriano Eyab al-Gharib a quattro anni e mezzo di carcere per crimini contro l’umanità e violazioni dei diritti umani. Il tribunale tedesco ha processato e giudicato colpevole al- Gharib per le torture commesse nei confronti di manifestanti arrestati a Damasco, la capitale siriana. Si tratta della prima condanna per crimini di diritto internazionale commessi da un funzionario del governo siriano.

Stati Uniti d’America, 24 marzo – La Virginia diventa il 23° stato abolizionista degli Usa. Alle 14 ora locale del 24 marzo il governatore Ralph Northam ha firmato la legge che era stata approvata all’inizio del 2021 dalla Camera dei rappresentanti e dal Senato dello Stato. Una decisione di portata storica, intrapresa da uno Stato che dal 1977 è secondo solo al Texas per numero di condanne a morte eseguite: ben 113.

Turchia, 14 aprile – Lo scrittore turco Ahmet Altan è stato scarcerato e ha potuto rientro nella sua abitazione nelle ore serali del 14 aprile. Nelle ore precedenti la Corte Suprema era intervenuta per la sua scarcerazione dopo che anche la Corte Europea dei Diritti Umani si era pronunciata contro la sua detenzione. Altan e suo fratello Mehmet erano stati incarcerati nel 2016 con l’accusa di appartenere a una organizzazione criminale e di aver diffuso, tramite una serie di articoli, messaggi subliminali che evocavano un colpo di stato. Nel 2018 i fratelli Altan erano stati condannati all’ergastolo.

Diritti Umani. fonte immagine: rainews.it

Liechtenstein, 7 maggio – Il Parlamento del Lichtenstein ratifica con 23 voti su 25 la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica: la Convenzione di Istanbul.

Burundi, 4 giugno – Il  1° luglio è stato scarcerato Germain Rukuki, difensore dei diritti umani del Burundi. Rukuki era stato arrestato nel 2018 e condannato a 32 anni di carcere per le sue attività in favore dei diritti umani. “Oggi è un grande giorno per Germain, per la sua famiglia e per le centinaia di migliaia di persone che, in ogni parte del mondo, hanno preso parte alla campagna per la sua scarcerazione. È un grande giorno per i diritti umani”, ha dichiarato Deprose Muchena, direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale.

Italia, 9 luglio – La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo a 14 persone legate alla dittatura del Cono Sud, un’area geografica dell’America Latina,  per omicidio volontario pluriaggravato nei confronti di una dozzina di cittadini italiani, negli anni Settanta e Ottanta, nell’ambito del cosiddetto Piano Condor.

Marocco, 23 agosto – Il 23 agosto è stata rilasciata Ikram Nazih, cittadina italiana di origini marocchine condannata a 3 anni di carcere con l’accusa di “offesa alla religione”. Questo solo per aver condiviso, nel 2019, una vignetta satirica sul profilo del social network Facebook.

Francia, 9 settembre – La Corte d’Appello di Grenoble, in Francia, ha annullato la condanna per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti di sette attiviste e attivisti – conosciuti come i “7 de Briançon” – che nell’aprile del 2018 avevano partecipato, con altre centinaia di persone, alla marcia antifascista e contro le frontiere da Claviere, in Italia, a Briançon, in territorio francese. Lo avevano fatto in risposta alle provocazioni dei fascisti di Generazione Identitaria che cercavano di impedire l’ingresso dei migranti in territorio francese lungo il confine alpino.

Diritti Umani. fonte immagine: amnesty.it

Arabia Saudita, 27 ottobre – Dopo quasi 10 anni torna in libertà Ali al-Nimr, nipote del leader della minoranza sciita dell’Arabia Saudita Nimr al-Nimr, messo a morte nel gennaio 2016. Era stato arrestato nel 2012 per reati contro lo stato connessi alle proteste della minoranza sciita nel paese. Insieme a lui erano stati arrestati Dawood al-Marhoun e Abdullah al-Zaher: tutti e tre i ragazzi all’epoca erano minorenni. Condannati a morte nel 2014, nel 2020 un decreto reale aveva ordinato che le condanne a morte emesse nei confronti di rei minorenni venissero commutate, e il 7 gennaio 2021 le tre sentenze erano state sostituite con la pena di 10 anni di carcere. Ali al-Nimr è stato rilasciato con alcuni mesi di anticipo, Amnesty International continua e continuerà a inviare appelli affinché anche al-Marhoun e al-Zaher vengano scarcerati.

Germania, 30 novembre – L’Alto Tribunale regionale di Francoforte ha condannato all’ergastolo Taha Al J. per genocidio e crimini contro l’umanità, alla fine del primo processo teso ad individuare le responsabilità del genocidio contro la minoranza religiosa degli yazidi. Si tratta della prima condanna per genocidio di un ex membro del gruppo armato Stato Islamico. L’imputato Taha Al J. è stato riconosciuto colpevole di genocidio per aver comprato come schiave una donna yazida e sua figlia di cinque anni nel 2015, quando l’ISIS occupava parti consistenti di Siria e Iraq. L’Alto Tribunale regionale ha ritenuto che Taha Al J., come membro dello Stato Islamico, volesse annientare la minoranza religiosa yazida riducendo le due donne in schiavitù. Il miliziano lasciò morire la bambina yazida ammanettandola a una finestra, sotto il sole cocente. È stato per questo riconosciuto colpevole di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

Egitto, 7 dicembrePatrick Zaki è stato rilasciato dopo 22 mesi di detenzione. Dopo quasi due anni è stato scarcerato ma non assolto, ed è stata fissata una nuova udienza per febbraio. Zaki è un “prigioniero di coscienza”, è stato arrestato per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui suoi social: istigazione alla violenza, alle proteste, al terrorismo e gestione di un account social che punta a minare la sicurezza pubblica sono alcune accuse che sono state formalizzate allo studente egiziano.

Valentina Cimino

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