Calabria
Il palazzo della regione Calabria. Fonte immagine: csvcrotone.it

Il regista Gabriele Muccino ha realizzato un cortometraggio promozionale della Calabria che, nelle iniziali intenzioni, avrebbe dovuto esaltarne le bellezze paesaggistiche e gastronomiche. Il video, commissionato dalla giunta regionale, si intitola “Calabria, Terra mia e protagonisti sono Raul Bova e la compagna, Rocio Morales. In otto minuti, la celebre coppia visita con aria svagata luoghi imprecisati della Calabria, mette in scena dialoghi discutibili a livello grammaticale, si rende spettatrice e partecipe di diversi luoghi comuni. Un esempio fra tutti è l’immagine di due ragazzi seduti a gambe aperte al tavolino di un bar con indosso una coppola. Come se l’immagine della Calabria attuale fosse assimilabile a quella della Sicilia di almeno cinquant’anni fa.

A giudicare dalla pioggia di critiche successive alla diffusione del video, i calabresi hanno faticato a riconoscersi in ciò che hanno visto e sentito. E in effetti, una parola – forse eufemistica – può definire il corto di Muccino: inadeguato. Ma i calabresi sono abituati all’inadeguatezza. Etimologicamente, s’intende: tutti i tentativi per risollevare la Calabria sono maldestri, e non riescono a pareggiarne il potenziale. C’è un’inesorabile scollatura fra ciò che si fa – poco e male – e ciò che si potrebbe e dovrebbe fare.

La politica calabrese, fra ieri e oggi

Innegabile è, anzitutto, l’inadeguatezza della politica calabrese. Lo scorso 15 ottobre è venuta a mancare la presidente della giunta della regione Calabria, Jole Santelli. Secondo l’art. 126 della Costituzione, una delle cause di scioglimento del consiglio regionale è proprio il decesso del presidente della giunta. Le nuove elezioni del consiglio dovrebbero avvenire entro sessanta giorni, ma con la seconda ondata della pandemia da Covid-19 questi tempi non verranno rispettati. Una prima ipotesi iniziata a circolare è che le elezioni regionali slitteranno in primavera.

A sostituire Jole Santelli fino alle nuove elezioni è Nino Spirlì, vicepresidente della giunta calabrese. Esponente della Lega e blogger de Il Giornale, in passato è stato attore ed autore di format di alcuni programmi televisivi e di fiction su Mediaset. Omosessuale dichiarato e fervente cattolico, Spirlì ha fatto scalpore per una sua frase, pronunciata durante un comizio della Lega a Catania lo scorso agosto: «userò le parole “negro” e “frocio” fino all’ultimo dei miei giorni», alludendo al fatto di essere orgogliosamente contro il politically correct linguistico.

Nino Spirlì, attuale presidente facente funzioni della giunta regionale calabrese. Fonte immagine: occhionotizie.it

In un clima di incertezza generale, la politica calabrese si trova ad un bivio: continuare con le vecchie dinamiche, fatte di discutibili vicinanze alla massoneria ed alla ‘ndrangheta pur di preservare lo status quo oppure aprirsi al nuovo. Infatti nonostante l’indubbio e umano dispiacere per la perdita improvvisa di Jole Santelli è stato fatto notare che la presidente, nei suoi appena otto mesi di mandato, ha dato continuità ad un certo stato di cose in Calabria. A partire dalle persone che ha voluto nel suo entourage, fra rinviati a giudizio per corruzione e soggetti contigui alle logge massoniche. Né è possibile affermare che la prima ondata dell’emergenza coronavirus in Calabria sia stata gestita con competenza.

I deficit strutturali della sanità calabrese: fine commissariamento mai

E a proposito, balza agli onori delle cronache l’inadeguatezza della sanità calabrese. Secondo l’ordinanza del ministero della Salute, varata in attuazione dell’ultimo decreto emesso dal presidente del consiglio Conte, dal 6 novembre la Calabria è ufficialmente zona rossa insieme a Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Contrariamente alla Lombardia, con i quasi 8 mila contagi ed almeno 90 decessi giornalieri, la Calabria non è zona rossa per la criticità dei dati pandemici (sinora non sono mai stati superati i 400 casi al giorno), ma perché il sistema sanitario è già al collasso.

A mancare non sono state le risorse: nel dicembre scorso il commissario straordinario alla sanità calabrese Saverio Cotticelli ha autorizzato uno stanziamento di spesa di 86 milioni di euro – di cui 4 milioni provenienti dalla regione – per l’ammodernamento tecnologico del settore. Fondi che sono rimasti inspiegabilmente inutilizzati: il centro Covid regionale, le strutture ad hoc per ospitare i contagiati, i piani di assunzione di personale sanitario, più di duecentocinquanta posti di terapia intensiva e sub-intensiva sono stati richiesti dal governo per fronteggiare la pandemia, ma mai concretamente realizzati in loco.

Saverio Cotticelli, attuale commissario straordinario alla sanità calabrese. Fonte immagine: corrieredellacalabria.it

Il 5 novembre Nino Spirlì ha annunciato che la giunta calabrese impugnerà l’ordinanza del ministero della salute con la quale la Calabria è stata dichiarata zona rossa. Secondo il presidente facente funzioni, infatti, i dati epidemiologici della regione non giustificherebbero misure così restrittive, e si andrebbe semplicemente ad «annichilire in modo definitivo una regione come la Calabria». Spirlì ha puntualizzato che attualmente i posti occupati dai malati Covid in terapia intensiva sono il 6% del totale, quando il 30% è il limite minimo per un lockdown, e che regioni ben più preoccupanti per numero di contagi e decessi giornalieri sono state poste nell’area gialla (quella di minor gravità). Tuttavia, i dati forniti dalla regione non sembrano essere affidabili. Ad esempio, a ridosso dell’emanazione del nuovo d.p.c.m. e per evitare che la Calabria finisse fra le zone rosse, il numero delle terapie intensive fornito dalla regione al governo è passato nottetempo da 26 a 10 unità. Un’interlocuzione Stato-regione fumosa, che non fa scommettere sul fatto che la regione Calabria possa fronteggiare adeguatamente la seconda ondata pandemica.

Non è un caso che il consiglio dei ministri, contestualmente all’ultimo DPCM, abbia deciso di prorogare il commissariamento della sanità calabrese fino al 2023; una misura che era stata prevista col decreto Calabria, convertito in legge nel luglio 2019. A quanto pare non è ancora possibile levare la stampella governativa alla sanità regionale, considerando, si legge nel testo, «il reiterato mancato raggiungimento, nella Regione Calabria, del punteggio minimo previsto dalla griglia dei livelli essenziali di assistenza (Lea) in ambito sanitario e degli obiettivi economico-finanziari previsti nei programmi operativi». Il risultato è la riconferma a commissario ad acta di Saverio Cotticelli con previsione di ulteriori due subcommissari. Questi avranno il compito di fare ciò che non è stato fatto sinora: potenziare i reparti di terapia intensiva e sub-intensiva, ripristinare i Lea e provvedere ai buchi di bilancio delle aziende sanitarie provinciali con una serie di controlli.

Gli scenari politici nella Calabria post Santelli

Quanto agli scenari politici post Santelli, la partita è tutta da giocare. La guida provvisoria della regione è in mano a Nino Spirlì, quindi la Lega e il leader Matteo Salvini potrebbero usare questa parentesi – la cui chiusura non ha una data certa – per conquistare terreno durante le prossime elezioni e imporre un proprio candidato. In effetti proprio nel centrodestra si registra una spaccatura sui futuri candidati, specie tra Forza Italia e la Lega. Roberto Occhiuto, deputato forzista e fratello di Mario, sindaco di Cosenza, sembra puntare al coordinamento regionale di Forza Italia, attualmente vacante, per aspirare alla presidenza della giunta. Ma spunta anche il nome di Sergio Abramo, attuale sindaco di Catanzaro che, contrariamente ad Occhiuto, gode delle simpatie di Matteo Salvini.

Sul fronte del centrosinistra si sta facendo strada l’ipotesi di quel modello civico che ha avuto fortuna con la recente elezione di Vincenzo Voce a sindaco di Crotone. A sinistra infatti si starebbe puntando su un’alleanza tra PD e Movimento 5 Stelle, con l’obiettivo di replicare a livello territoriale l’esperienza dell’attuale governo nazionale. Obiettivo più ambizioso è poi quello di un’ampia coalizione che ricomprenda anche Tesoro Calabria, il movimento guidato da Carlo Tansi, oltre che Leu ed Italia Viva. Proprio Carlo Tansi, ex capo della Protezione civile calabrese, ha confermato la sua volontà di competere alla presidenza della giunta regionale. Il leader di Tesoro Calabria era stato, insieme a Pippo Callipo ed a Jole Santelli, uno dei candidati delle elezioni regionali del gennaio scorso, ed aveva ottenuto 60 mila preferenze.

Le ingerenze statali fanno della Calabria un’osservata speciale. La politica della regione ha il compito di aprire, possibilmente, una nuova stagione fatta di competenze e progettualità. In caso contrario avrà avuto ragione il video “promozionale” di Muccino, in un’insostenibile, eterna condanna all’inadeguatezza.

Raffaella Tallarico

1 commento

  1. La Sanità pubblica calabrese, da parecchio tempo ormai, è diventata una fitta rete di corruzione, un ignobile reticolo di clientelismo politico-affaristico con ai vertici figure imposte da una politica becera, arrogante e banditesca divenuta ormai un cancro, che ha fatto dello scambio di voti e dell’inquinamento sociale una dottrina. Da qualche decennio, in Calabria si assiste a una emorragia di risorse economiche per foraggiare i grandi ospedali del nord a causa della famosa e triste migrazione sanitaria e le cliniche private calabresi quasi sempre in mano a faccendieri e quasi sempre collusi. Ma anche per mantenere una struttura commissariale, conseguenza degli scioglimenti, per infiltrazioni mafiose, delle Asp calabresi, con funzionari incapaci e incompetenti frutto della spartizione politica, i quali della salute dei cittadini calabresi se ne fottono altamente. Ci voleva un microbo per far capire come la sanità pubblica in Calabria sia vicina allo zero. Per anni è stata una miniera di soldi per gli affaristi di cliniche e aziende private. Una fonte inesauribile di bandi personalizzati per le forniture, nomine truccate di dirigenti, intrecci con consorterie malavitose e i clan politico-massoni. Tanti politici che hanno amministrato la regione Calabria finora e altri che sono stati piazzati più in alto a Roma, hanno sempre sguazzato con tali porcherie, facendo le loro fortune sulle malattie e la salute dei cittadini. Commissari ad acta cacciati dopo che essi stessi hanno scoperto per caso, davanti a una telecamera del servizio pubblico, di avere la responsabilità della stesura di un piano anticovid rivelandosi incompetenti, davanti a tutto il popolo calabrese, con pantomima finale di scuse e le giustificazioni più stravaganti che suscitano pena e…tantissima rabbia. Ma anche, ancora, nuovi commissari nemici della utilissima mascherina. Capi di protezione civile che non sanno cosa sono i ventilatori. Presidenti di regione che ammettono spudoratamente la propria ignoranza sulla situazione delle terapie intensive in regione e dati taroccati forniti per non incorrere nelle restrizioni del DPCM che inserisce la Calabria in zona rossa. Milioni di euro accreditati alla regione per potenziare il sistema in previsione della seconda ondata di contagio da coronavirus e mai spesi, lasciando che il bacillo galoppasse infettando tutti alla velocità di un tornado. Questa è la politica calabrese e così è la sanità in Calabria. Quaggiù, la salute da molto tempo non è più un diritto costituzionale ma un accessorio o addirittura un lusso. Forse pezzi di magistratura illuminata cominciano ad aprire qualche fascicolo, la speranza è che tutte le procure calabresi facciano altrettanto e finalmente comincino ad alzare il tiro mettendo nel mirino gli ‘incappucciati’ che pervadono, saccheggiano e derubano questa terra. E se anche l’antimafia si svegliasse… Gino Strada commissario? Ci sarebbe semplicemente da esserne fieri e orgogliosi, ma i calabresi continueranno a distrarsi seguendo il mago di turno, con tarantelle, cortometraggi superpagati e qualche zeppolata, cercando sempre un colpevole e un capro espiatorio ai problemi, senza capire che in ‘cabina’ di voto sono i primi della filiera, perché la politica è tutto. Come dice Orwell. Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri e traditori, non è vittima! E’ complice!
    Pasquale Aiello

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