Bellanova Spadafora
Fonte: NanoPress.it

Nel subbuglio generale delle proposte atte a disciplinare la nevrotica situazione socio-economica della Fase 2 si inseriscono di prepotenza le voci dei ministri Bellanova e Spadafora (la prima con la sanatoria degli immigrati, il secondo per la ripartenza dei campionati di calcio), ammantati da critiche e non del tutto allineati con le direttive del Governo Conte, se non proprio con Conte in persona.

Teresa Bellanova e Vincenzo Spadafora, ministri rispettivamente per le Politiche Agricole e per lo Sport, stanno sostenendo le loro proposte legislative vagliando anche le dimissioni in caso di mancato appoggio politico.

Certo è che un primo round di dimissioni danneggerebbe già di per sé la stabilità di una qualsivoglia legislatura, ma in un momento storico economicamente precario, socialmente impaurito, culturalmente smarrito e soprattutto sanitariamente sguarnito, dove il punto di forza dovrebbe essere un centro decisionale compatto e armonico (ovvero il Governo), sarebbe la spada di Damocle che da un lato indebolirebbe l’idem sentire de re publica, dall’altro lato darebbe modo di aprire i festeggiamenti ai populisti di destra (per capirci, quelli che banchettano con cocktail di razzismo, xenofobia, odio e paure sociali). 

Dietro la minaccia di dimissioni c’è la proposta di sanatoria dei lavoratori immigrati irregolari mossa dal ministro Bellanova e la claudicante intenzione di chiudere le porte degli stadi calcistici (almeno fino a quando l’emergenza Covid sarà alle spalle) di Vincenzo Spadafora. Proposte che hanno scaldato gli animi popolari, intenti a chiedersi quale sia l’ordine di priorità da seguire in queste circostanze.

Bellanova, una sanatoria per la tenuta del Governo

Riguardo alla regolarizzazione degli immigrati è tornato in voga il prima gli italiani dei sovranisti e gli scontri tra Italia Viva (partito del ministro Bellanova) e M5S, riguardo il calcio si sono scatenate le febbrili emozioni di chi non può stare senza tifare o di chi indietreggia (con il rischio di un altro lockdown) al cospetto del mastodontico flusso di denaro che move il calcio e l’altre stelle.

L’atteggiamento di Bellanova (riguardo la regolarizzazione di circa cinquecentomila immigrati) è stato decisamente più drastico: «Non è una battaglia strumentale per il consenso. Queste persone non votano. Se non passa, sarà un motivo di riflessione sulla mia permanenza al Governo. Non sono qui per fare tappezzeria. Puntiamo a concedere un permesso di soggiorno temporaneo per sei mesi, rinnovabile per altri sei, per le aziende e le famiglie che vogliono regolarizzare. Ci sarà anche un contributo per lo Stato, anche se non bisogna esagerare: si tratta di persone sfruttate per tre euro l’ora facendo concorrenza sleale alle imprese che rispettano le regole», ha affermato il ministro.

Avere una divergenza di vedute sul concedere diritti umani ai cosiddetti invisibili, coloro che sono ignorati dalla società, sfruttati dalla criminalità e piegati dal caporalato, che guadagnano tre euro l’ora se sono fortunati, è quanto meno impensabile nel XXI secolo; dovrebbe essere legge già in vigore. Tuttavia anche dinanzi a tale proposta il web si è scatenato travolgendo il ministro in un vortice di critiche: inutile sottolineare che gli autori delle critiche sono quelli che attuano una illogica parsimonia di diritti a senso unico, senza capire che attribuire diritti umani a qualcuno non significa sottrarli a qualcun altro.

Bellanova ha ragione quando sostiene che gli immigrati non vengono qui per toglierci il lavoro, ma anzi per permetterci di mangiare dato che sono fondamentali anche nel settore agricolo. Questo molti Paesi dell’Unione europea lo hanno capito e la Germania si è mossa d’anticipo stipulando protocolli d’intesa con Bulgaria, Ucraina e Polonia per far arrivare ottantamila lavoratori e ne cerca altri duecentoventimila. L’altro lapalissiano motivo a favore di una tale riforma è che il crimine organizzato si nutre di status irregolari. Far vivere nell’ombra braccianti, colf, badanti espone alla proliferazione di realtà criminali di schiavitù e abiezione dei diritti umani, quei diritti che Capograssi definisce «dell’uomo in quanto uomo».

Regolarizzare i lavoratori è doveroso, ma non basta. Contro gli annunci trionfali di grande riforma storica destinata a distruggere il caporalato, in realtà i dettagli rivelano niente di nuovo sotto il sole. In primis concedere un permesso temporaneo di sei mesi sa tanto di chewing and spitting, un disturbo nel concedere diritti a rate, uno stillicidio di attese. Varie sono state le opposizioni anche tra gli esponenti del M5S: Vito Crimi, il quale pure ha dato massima disponibilità alla lotta contro il lavoro nero, non è d’accordo con le condizioni di Bellanova, ma nemmeno ha mondato il progetto sostituendolo con criteri alternativi.

Dalle prime bozze si legge che la concessione del permesso di soggiorno è riservata ai cittadini stranieri cui il permesso è scaduto dal 31 ottobre 2019, che abbiano lavorato nel settore o dell’agricoltura, o dell’allevamento, o della cura di anziani (niente è detto sul caporalato digitale). Nel frattempo resta sia il Decreto Sicurezza, sia la legge Bossi-Fini. Ci vuole fantasia per chiamarla riforma storica che sconfiggerà il caporalato e il lavoro nero, tanto più che nessuno ha chiesto una riforma storica, semmai una disciplina efficiente. Non servono riforme eroiche, serve buon senso: Soumaila Sacko, il bracciante morto a colpi di fucile a San Ferdinando, il permesso di soggiorno lo aveva.

Per forza viene da piangere, lacrime non di gioia. Il testo è stato inserito nel decreto Rilancio e annunciato in diretta social del Consiglio dei Ministri da una Bellanova commossa, la stessa commozione di Fornero. La storia insegna che è solo un’anticipazione di una valle di lacrime generale.

Spadafora, ministro del calcio e non solo

«Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio», disse Winston Churchill, e questo è diventato chiaro anche al ministro per lo Sport Spadafora insultato da frementi tifosi per aver sostenuto che in queste condizioni, data l’emergenza Covid, «per la ripresa del campionato non se ne parla proprio».

In un primo momento Spadafora ha chiuso perentoriamente l’argomento campionati di calcio, sottolineando con toni infastiditi che non è il Ministro del Calcio ma dello Sport, in controtendenza con le mosse di Giuseppe Conte il quale invece ha mostrato segni di apertura fatti di dichiarazioni pubbliche e incontri con società sportive per far ripartire al più presto la Serie A.

L’atteggiamento di Spadafora è stato sicuramente più accondiscendente rispetto a Bellanova. Entrambi però hanno in comune l’aria falsamente sicura di chi lancia un’idea per prevenire le ripercussioni negative del Coronavirus. La realtà è che tutti i politici brancolano nel buio mascherati da superuomini e superdonne con la verità in tasca, quando invece procedono a tentoni, fanno scelte che sono esperimenti la cui efficacia è vincolata alla rispondenza negativa o positiva dei dati, delle statistiche, delle vite della gente. L’impressione (ma anche la certezza) è che nessuno sa ciò che fa, e quando quel qualcuno lo fa a nome di una nazione… si salvi chi può.

Melissa Bonafiglia

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