Instagram (e i social) è tossico, non serviva Facebook per saperlo
Foto di Omkar Patyane da Pexels

Negli anni le possibilità di comunicare velocemente si sono sviluppate sempre di più. A patire dalla messaggistica instantanea fino ad arrivare ai social dove si possono condividere pezzi della propria vita con gli amici. La Generazione Z oggi è completamente immersa nella vita dei social, fino ad esserne risucchiata. Il giornale americano Wall Street Journal ha pubblicato un report di Facebook sull’impatto che Instagram può avere su adolescenti e teenager.

Il Wall Street Journal è riuscito ad ottenere una serie di documenti interni del gruppo Facebook, denominati giornalisticamente The Facebook Files, che mostrano studi svolti negli ultimi tre anni dal gruppo stesso su come l’utilizzo di Instagram e Facebook influenzino gli utenti – oltre un miliardo di iscritti su Instagram – in particolare quelli più giovani, che sono il 40% degli utenti totali. 

Secondo questo studio il 14% dell’utenza giovanile maschile e il 34% dell’utenza femminile negli Stati Uniti afferma che il social Instagram li fa sentire «male con se stessi», andando a danneggiare l’auto-percezione che hanno di sé stessi. Inoltre si registrano aumenti di stati d’ansia e depressione: il 13% dei giovani utenti IG nel Regno Unito e il 6% in America avrebbe pensato al suicidio a causa di Instagram.

Il noto fondatore della società Facebook, quel Mark Zuckerberg che è proprietario anche di Instagram, già a marzo di quest’anno era stato interrogato da alcuni senatori nel Congresso che chiedevano delucidazione al CEO circa i dati relativi a questo argomento. Senza generare troppo stupore, le informazioni sensibili su questo argomento non sono state riferita alle autorità americane. Zuckerberg ha dichiarato «quello che emerge dai nostri studi è che l’utilizzo di applicazioni social che consentono di connettersi con altre persone può avere benefici per la salute mentale», difendendosi poi dalle critiche del Congresso sulla creazione di Instagram Kids, una piattaforma Instagram solo per minori di 13 anni.

Il 26 settembre il vicepresidente di Facebook Pratiti Raychoudhury ha pubblicato un articolo sul sito della società criticando i Facebook Files pubblicati dal Wall Street Journal, definendoli “non accurati” in quanto molti utenti adolescenti che sono stati sottoposti allo studio hanno riferito all’azienda che il social li avrebbe aiutati nei momenti di difficoltà tipici dell’età adolescenziale. Inoltre, per quanto riguarda l’accusa che evidenzia il problema delle ragazze che soffrono per gli alti standard di body image offerti da Instagram, il suddetto articolo ha riportato che il social media le ha fatte sentire “meglio” oppure non ha avuto impatti significativi su di loro.

Quest’ultimo punto su cui si sofferma il vicepresidente di Facebook è molto lontano dalla realtà: sappiamo che i social media hanno un forte impatto sulla nostra vita e ciò non si può ignorare. C’è chi potrebbe reagire meglio ad una foto di una modella di Victoria Secret’s durante una sfilata e chi invece, dopo aver visto sfilare corpi magrissimi, smette di mangiare per assomigliare alla modella che rappresenta lo standard estetico dei social. Questo è solo un esempio di quali reazioni possono scaturire da Instagram.

Il 30 settembre Mark Zuckerberg è tornato a sedere al banco degli imputati al Congresso. Dopo la divulgazione di The Facebook Files, ci sono state una serie di sconvolgimenti interni all’azienda: alcuni impiegati di Facebook e Instagram, in forma anonima, hanno rilasciato delle dichiarazioni contro l’operato scorretto dell’azienda per cui lavorano. Un caso eclatante è quello di una ex dipendente dell’azienda che si è rivolta al Senato degli Stati Uniti per poter mettere a disposizione di stampa e istituzioni una testimonianza di decina di migliaia di pagine di documenti riservati. L’intervista esclusiva è stata registrata per il programma “60 minutes”.

È vero che i social aiutano a connettere persone lontane, e magari possono anche mostrare esempi positivi da cui poter imparare qualcosa, ma è anche vero che possono distruggerci. Sono uno strumento pericoloso, verso il quale approcciarsi con attenzione, con spirito critico e previo percorsi educativi e formativi ad hoc.

Il sentirsi costretti a postare una foto dove non si vedono brufoli o rotoloni di pancia, condividere ogni minuto della propria vita e osservare costantemente, quasi in modo maniacale, la vita degli altri invidiando viaggi fuori porta di una persona mentre siamo seduti sul nostro divano a casa, è dovuto al fatto che Instagram ci porta a dover rappresentare la “perfezione” dietro la quale si nasconde tanta finzione. I giovani ne vengono annientati, incapaci alle volte di superare questa “patina di perfezione da social” completamente inventata e per nulla necessaria nella nostra vita.

Gaia Russo

Gaia Russo
Eterna bambina con la sindrome di Peter Pan. Amante dei viaggi, della natura, della lettura, della musica, dell'arte, delle serie tv e del cinema. Mi piace scoprire cose nuove, mi piace parlare con gli altri per sapere le loro storie ed opinioni, mi piace osservare e pensare. Studio lingue e letterature inglese e cinese all'università di Napoli "L'Orientale".

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