Quel ritorno alla normalità che alla natura proprio non piace

Ritorno alla normalità“: è lo slogan che ci accompagna dalle primissime settimane di quarantena imposta dal Governo italiano per contrastare la diffusione dell’epidemia di Covid-19. Dal latino norma, squadra, regola, strumento utile a misurare gli angoli retti, da cui normalis, perpendicolare, retto: la normalità come rettitudine, regolarità. Condizione abituale, consueta, comune, non eccezionale o casuale. Ma chi stabilisce cosa sia la normalità? Chi determina cosa può essere definito anormale? Hermann Hesse, premio Nobel per la letteratura, affermava che «In natura non esiste nulla di così perfido, selvaggio e crudele come la gente normale». Riflessioni filosofiche che lasciano il tempo che trovano quando a pagare il prezzo più alto di questo tanto desiderato ritorno alla normalità come sempre è la natura.

Lavoro, economia, benessere sociale della specie umana sempre e solo a discapito dell’ambiente. Tra improbabili accuse contro il popolo cinese, complotti fantascientifici, razzismo e sintomi di idiozia che hanno raggiunto picchi mai registrati, si può affermare che gli esseri umani non hanno imparato nulla dalla pandemia di Sars-CoV-2. A Pachamama, termine con cui il popolo quechua indica la Dea Terra, tutto ciò non interessa. Ad ogni azione corrisponde una reazione, ogni nostro minimo gesto su questo pianeta ha una conseguenza sulla natura e quindi sulla società umana. Le conseguenze che l’uomo si ritroverà ad affrontare saranno sempre più gravi finché il “ritorno alla normalità” tanto auspicato consisterà in un ritorno alla brutalità, all’egoismo e all’avidità.

Il ritorno alla normalità della Fase 2 nient’altro è che il ritorno all’anormalità, al nulla di cui l’Italia campa da ormai troppo tempo. Un raggiro ben costruito che vede i truffatori (politicanti e capitalisti multimilionari di ogni genere) trasformare il disastro economico, sanitario, ambientale, occupazionale e sociale di cui il popolo italiano è vittima (e carnefice), in una magica opportunità di ripresa. Un nuovo risorgimento, un’ennesima illusoria, apparente rinascita sui cui costruire consensi per una campagna elettorale che sembra non finire mai.

Li abbiamo visti tutti gli effetti di questo fantomatico ritorno alla normalità. Prima vittima il già stuprato fiume Sarno, tra i fiumi più inquinati d’Europa. Con in lockdown e lo stop a tutte le attività di produzione anche per il Sarno sembrava prospettarsi una ripresa ecologica inaspettata, quasi un miracolo. Ventiquattro ore dopo l’inizio della Fase 2 il corso d’acqua che nasce alle pendici del monte Saro è stato vittima della ripresa lavorativa di alcune aziende. Gli scarichi abusivi di tali ditte criminali hanno di fatto segnato un ritorno alla normalità: natura sottomessa, acque torbide, inquinate, di un fetore nauseante, degne di uno dei fiumi più contaminati del continente europeo. Stessa sorte è toccata ai Regi Lagni, un reticolo di antichi canali rettilinei siti in un’area considerata tra le più critiche in Campania da punto di vista ambientale. Medesimo destino per il fiume Agnena, a confine tra Castel Volturno e Mondragone, che si è tinto dei tipici colori del disastro ecologico, riversando in mare tutta la distruzione di cui l’uomo è capace.

Quel ritorno alla normalità che alla natura proprio non piace
Il ritorno alla normalità per il fiume Sarno.
Immagine: erreemmenews.it

Non solo inquinamento: il ritorno alla normalità si è tradotto in ritorno delle stragi sul posto di lavoro. Nei primi tre mesi del 2020 (pre-lockdown) l’Italia ha registrato ben 166 casi di incidenti mortali sul lavoro. Secondo i dati Inail, da gennaio a settembre del 2019 le denunce di infortunio sul lavoro sono state 468.698, 780 i morti. Morti bianche che nel Belpaese rappresentano la normalità, un prezzo obbligatorio da pagare in cambio di una crescita economica che non deve e non può in alcun modo essere ostacolata.

A Ragusa la Fase 2, quella che per il premier Conte dovrebbe «riavviare il motore del Paese», ha fatto registrare un doppio incidente mortale in due diverse aziende locali. A Ottaviano, comune della città metropolitana di Napoli, l’esplosione della fabbrica della Adler, leader nel settore della plastica, ha provocato un morto e due feriti gravi. I cieli di Venezia si sono tinti di un nero tossico dopo l’esplosione della ditta 3V Sigma, produttrice di prodotti chimici destinati alla cosmesi. Numerosi feriti, di cui due gravi, in un incidente annunciato: l’azienda in questione infatti era stata accusata dagli stessi operai della non osservanza dei protocolli di sicurezza, comprese le norme antincendio. La risposta dei proprietari: minaccia verbale di denuncia per diffamazione.

Quel ritorno alla normalità che alla natura proprio non piace
Porto Marghera (Venezia): gli stabilimenti dell’industria chimica 3V Sigma dopo l’esplosione.
Immagine: Ufficio Stampa Vigili del Fuoco/LaPresse

In nome della ripresa economica, di un ritorno alla normalità in una società in cui proprio siffatta regolarità rappresenta il problema principale contro cui lottare, ricomincia la distruzione dell’ambiente da parte dell’uomo, ricominciano le stragi bianche sui posti di lavoro, riprende la malsana morbosità per il profitto. Se la pandemia che ha bloccato il mondo intero avrebbe dovuto insegnarci qualcosa, sono bastati i primi giorni della Fase 2 per comprendere di non aver imparato nulla.

Ammaliati dalle promesse di cascate di soldi, egoisticamente preoccupati ognuno del proprio destino economico, abbiamo riempito i balconi e i social di ipocrite frasi speranzose per poi tornare a essere quello che eravamo, componenti di una comunità malata, il cui unico scopo è rappresentato dal profitto economico. «Andrà tutto bene», lo slogan nato per infondere coraggio in ognuno di noi è sempre stato, è e sempre sarà solo uno slogan. Crisi climatica, distruzione della natura, tagli alla sanità e all’istruzione, meritocrazia inesistente, corruzione dilagante, tassi sempre più elevati di analfabetismo funzionale, cultura in ginocchio, sfruttamento, politici incompetenti, futuro sempre più incerto: ora guardate i vostri figli e nipoti negli occhi e ditegli ancora una volta che «andrà tutto bene».

Marco Pisano

Marco Pisano
Sono Marco, un quasi trentenne appassionato di musica, lettura e agricoltura. Da tre e più anni mi occupo di difesa ambientale e, grazie a Libero Pensiero, torno a parlarne nello spazio concessomi. Anch'io come Andy Warhol "Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare". Pace interiore!

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