alleanza m5s pd
Fonte immagine: dire.it

L’attuale alleanza di governo tra PD e M5S era stata accolta con poco entusiasmo al momento della sua nascita; vuoi perché il centrodestra pregustava già le elezioni mentre era sulla cresta dell’onda, vuoi perché i grillini e i dem più ortodossi hanno dovuto ingoiare un boccone amarissimo, un esecutivo guidato dai “giallorossi” era francamente nei sogni di pochi. Sta di fatto che, dopo il periodo di assestamento iniziale e i primi impegni alle porte (come le regionali in Umbria in corso di svolgimento), l’asse tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sembra essersi finalmente consolidato. In realtà, anche chi all’inizio era scettico si è poi dovuto ricredere sulla compatibilità tra i due partiti: era inevitabile, infatti, che PD e M5S finissero insieme prima o poi. Vediamo, dunque, perché l’alleanza tra i Cinque Stelle e il (fu) centrosinistra è più che naturale.

L’unione fa la forza: il perché dell’alleanza

Il motivo principale per cui l’alleanza era facilmente pronosticabile riguarda le situazioni dei singoli partiti poco prima della crisi di governo. Il Movimento 5 Stelle era infatti ai minimi storici, con la Lega che li stava letteralmente fagocitando giorno dopo giorno e sondaggio dopo sondaggio; i numeri del “nuovo” (si fa per dire) PD di Zingaretti, invece, erano quelli di una forza politica in ripresa, ma con una lunghissima salita ancora da percorrere. Niente a che vedere con la forza della Lega, che in quel momento era in testa ai sondaggi e si apprestava a crescere sempre di più. Movimento 5 Stelle e Partito Democratico hanno così dovuto far fronte comune per salvarsi a vicenda: i grillini sono riusciti a staccarsi dal Carroccio senza subire troppi danni, mentre il PD è tornato al governo prima di ogni più rosea aspettativa. Insomma, anche alla luce dei risultati, l’unica mossa sensata era proprio quella di unire gli intenti e tentare il tutto per tutto insieme. Viene da chiedersi, a questo punto, perché non l’abbiano fatto prima.

Troppo alto il rischio Salvini

Di fatto, il Movimento 5 Stelle è stato l’artefice principale della crescita di Salvini. Formando una maggioranza con la Lega a inizio legislatura, Di Maio e i suoi non hanno fatto altro che lasciare campo libero ai sovranisti. Ma questo non sarebbe avvenuto se, in principio, il Partito Democratico avesse accettato la proposta dei pentastellati di formare un nuovo governo dopo le elezioni di marzo 2018. Ecco, dunque, che un errore di valutazione da parte di entrambi ha portato a una situazione in cui la Lega, dopo aver raddoppiato i consensi nel giro di un anno, era in grado di influenzare l’andamento dell’esecutivo (come per il caso Russiagate o per quello della Sea Watch). Così, per sventare la presa dei “pieni poteri” da parte di Salvini, non c’era altra soluzione che l’alleanza tra M5S e PD. Anche per questo, probabilmente, la mossa è stata interpretata più come un “inciucio” di palazzo che come un tentativo di salvare la legislatura.

Presentare l’alleanza anche alle prossime elezioni? Perché no…

Iniziando a dialogare, dopo anni in cui – politicamente parlando – se le sono date di santa ragione, M5S e PD hanno scoperto di avere in comune molte più cose di quanto pensassero. Entrambi, anzitutto, sono sprovvisti di qualsiasi ideologia di fondo (si definiscono, nelle parole e nei fatti, né di destra e né di sinistra). Stante questa “anaideologia”, che ha portato rispettivamente il Movimento 5 Stelle ad accettare l’alleanza con Salvini e il Partito Democratico a scindersi e a perdere moltissimi elettori di sinistra, era abbastanza naturale che le due forze politiche prima o poi si avvicinassero. E non è detto che questo sodalizio non possa avere un seguito, anzi: Roberto Speranza ha ultimamente speso parole di conforto (dipende dai punti di vista) in merito alla ipotetica longevità dell’alleanza:

Non è una semplice parentesi questa alleanza, è un’alleanza che può rappresentare il futuro del Paese, un investimento strategico per il Paese. Non mi interessa la propaganda di chi semina odio e divide il Paese. A partire dalla lotta alle diseguaglianze si può costruire un’alternativa”.

Se le cose stanno davvero così, non è impossibile che il rapporto tra PD e M5S continui fino alle prossime elezioni. Anche a livello europeo, dove entrambi hanno appoggiato l’elezione di Ursula Von der Leyen, i due partiti di governo potrebbero iniziare a coordinarsi con la possibile entrata del M5S nel gruppo dei Verdi.

Mentre la destra sembra unita, continua a mancare una vera sinistra

Chi, osservando questa unità di intenti da parte di PD e M5S, ha iniziato a parlare di una possibile creazione di un grande centrosinistra a trazione grillina si sbaglia. È vero: l’alleanza PD-M5S era l’unico modo per arginare la deriva sovranista durante la crisi di governo, ma il fatto che i due partiti siano l’unica alternativa a una destra dichiarata non li pone automaticamente dall’altro “lato” politico. E così, mentre la destra sembra sempre più unita e compatta (vedi il congresso di ottobre a Roma), continua a mancare una forza dai valori propriamente di sinistra. Certo, il discorso che in Italia manchi da tempo una vera sinistra è un po’ come quello del “non esistono più le mezze stagioni”, ma è abbastanza chiaro che l’alleanza PD-M5S – che andrà avanti almeno fin quando gli converrà da un punto di vista elettorale – abbia creato uno spazio enorme per chiunque vorrà rappresentare le idee di chi ormai non vota più. Resta da vedere, perciò, se qualcuno accetterà la sfida.

Samuel Giuliani

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