Laura Boldrini rientra nel PD dopo la sua esperienza con SeL e LeU, subito dopo l’adesione di Beatrice Lorenzin e la fondazione del nuovo partito di Renzi Italia Viva. «Non è più tempo di piccoli partiti» per combattere «la destra peggiore di sempre» dichiara l’ex Presidente della Camera, che sostiene di voler recuperare la fiducia dei giovani che non vanno più a votare, coerentemente con quelle che sono le novità annunciate da Zingaretti e la creazione della nuova PD App.
La Boldrini nega di aver aderito al PD proprio per l’uscita di Renzi e sostiene di aver meditato sulla scelta già precedentemente, ma di aver solo aspettato il “tempo utile”, volendosi tenere fuori sia dalla crisi di governo che dalle scelte su sottosegretari e viceministri, non essendo interessata a nessuna poltrona.
Quali saranno i nuovi assetti?
Tra adesioni e scissioni l’assetto della sinistra italiana si complica con il PD che si dichiara una forza plurale, Renzi che fonda Italia Viva ma che di fatto resta all’interno della coalizione di governo e i piccoli partiti come LeU e La Sinistra.
Quindi chiedersi ora quale sia la sinistra, e forse anche quale sia la destra, dovrebbe essere ancor più lecito che in altri momenti storici. Non solo per citare vecchie canzoni, ma soprattutto per chiedersi quale possa essere lo scacchiere politico in cui si gioca la partita politica italiana. Negli ultimi anni si è parlato molto di come il sistema politico italiano essenzialmente si sia spostato da un sistema bipolare a un sistema che invece ammette l’esistenza di tre poli: un centro-destra, un centro-sinistra e il Movimento Cinque Stelle che da sempre si dichiara come un movimento post-ideologico e che non ha mai ammesso la dicitura “partito”.
Posto quindi che i partiti di massa non esistono più e che le categorie di “destra” e “sinistra” sono sostituite da centro-destra e centro-sinistra, vuol dire che c’è un po’ di centro ovunque. Se il PD, quindi, da forza dichiaratamente di centro-sinistra diventa plurale e aperta sia a esponenti di destra moderata che a esponenti di sinistra più a sinistra del PD, qual è la sua identità? È giusto dichiararsi come forza plurale, pescare da ogni parte, solo per cercare di rimediare ai possibili danni che potrà subire con la scissione di Renzi? Una scissione che forse punta a un centro che è già affollato di suo dopo un anno in cui la politica italiana sembrava spostarsi molto più a destra del centro-destra.
Lasciando inoltre perdere le categorie, che possono risultare anacronistiche o comunque non così rigide nella realtà, resta un problema di posizionamento e identificazione che diventa difficile se il centro si popola con Renzi, il PD perde pezzi e la destra che è disgregata ufficialmente si unisce elettoralmente.
E poi c’è Renzi
Il partito di Renzi secondo la Supermedia elaborata da Quorum/YouTrend vale il 4,1%. La presenza di Italia Viva nella coalizione di governo ovviamente porterà a delle conseguenze, sia perché la sua forza politica è ancora in fase di determinazione e sia perché, di fatto, il senatore Renzi potrebbe rivendicare in qualche occasione il suo apporto alla nascita del nuovo governo e rompere qualche equilibrio parlamentare.
Renzi inoltre ha dimostrato nel bene e nel male di avere ancora un ruolo all’interno di un partito che ha cercato per mesi di nasconderlo. Nel bene perché è considerato uno dei responsabili dell’accelerazione delle trattative di governo, e nel male perché ancora una volta crea disordine in un momento in cui l’appello all’unità era comune. Come e se il nuovo leader politico di Italia Viva giocherà la sua partita di rinnovamento sarà tutto da vedere. Ha sicuramente diverse alternative che guardano a più fronti e un progetto di costruzione del consenso che può avvenire senza l’ansia di elezioni imminenti e con il divenire del nuovo governo ancora da realizzarsi cui partecipare o contrariamente opporsi.
La Boldrini accoglie l’appello all’unità
Laura Boldrini forse ha risposto ad un appello all’unità lanciato dal PD. Chi meglio di lei che ha maturato un’esperienza politica importante sia istituzionale che internazionale e può inoltre attrarre porzioni di elettorato progressista, attento alla tutela delle minoranze e alle questioni di genere, che in teoria dovrebbero essere preoccupazioni tipicamente di sinistra.
Ha accolto questo appello forse implicito, lanciato proprio dopo la scissione di Renzi per recuperare da un lato quello che si potrebbe perdere, da un altro dimostrando forse di aver capito che per combattere una destra unita serva una sinistra unita, a patto che si capisca dove essa si trovi, che caratteristiche abbia e da chi sia costituita.
Sabrina Carnemolla