I figli del diluvio di Lydia Millet, copertina

I figli del diluvio è stato finalista al National Book Award 2020, e selezionato tra i migliori libri dell’anno da Time, Washington Post, NPR, Chicago Tribune, Esquire. L’autrice, Lydia Millet (Boston, 1968), è una scrittrice, saggista e attivista americana, che per la sua opera ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui la Guggenheim Fellowship e l’American Award of Arts and Letters.

I figli del diluvio: la famiglia e la la loro casa

Sulla scia dell’inquietudine che si respira nel Signore delle mosche, il romanzo I figli del diluvio ha come obiettivo quello di intrattenere i suoi fruitori catapultandoli in un distopico dal carattere fiabesco e accattivante, incentrato sulle tematiche della lotta generazionale e sull’emergenza causata dal cambiamento climatico. La società corre drammaticamente e fatalmente verso il disastro, ma gli adulti restano ancorati alla loro comfort zone e, indifferenti al mondo che li circonda, organizzano e partono per una vacanza con i loro figli in una villa a due passi dall’oceano. In questo locus amoenus si sentono in diritto di abbandonarsi agli eccessi: deturpano e distruggono la casa di cui sono solo ospiti, «vagano per le stanze come robot non programmati», trascorrono le loro giornate tra vizi e alcool e dimenticano ogni buon costume appreso.

La società e il suo equilibrio sembrano perdersi in balia dell’incoscienza e i figli (ragazzi dai sette ai diciassette anni) si vergognano dei loro genitori: iniziano quindi un gioco per il quale abbandoneranno la villa per rifugiarsi in mansarde e case sugli alberi e si nascondono l’un l’altro le identità delle loro famiglie. Come prevede il classico topos, solo conoscendo il nome di una persona si entra in contatto con la sua reale sostanza e con la sua identità. Già da questa scelta apparentemente goliardica i figli testimoniano la volontà di tagliare ogni legame con la propria famiglia, rinnegando il loro nome, la loro identità e, di conseguenza, la loro storia. Questo processo proppiano, e quindi tipicamente fiabesco, prevede l’allontanamento dei protagonisti e genera la formazione di due comunità eticamente e moralmente distinte.

Ma il mondo è sull’orlo di un baratro e l’arrivo di un diluvio distrugge la loro realtà. Il piccolo Jack, ispirato da una Bibbia illustrata a cui è gelosamente legato, decide di salvare più animali possibile con l’aiuto di sua sorella Eve e dei loro amici; tutti si adoperano raccogliendo viveri da custodire nelle case sugli alberi. Questa catastrofe naturale contribuisce alla distruzione della villa:
«[..] la casa ha un paio di voragini ormai, inclusa quella che ha distrutto la camera dove dormiamo. Il cortile è una distesa fangosa circondata da alberi caduti. In cantina c’è mezzo metro di acqua tossica e ci sono altri problemi di corrente. L’acqua forse non è più potabile. L’elettricità non è tornata. In breve il nostro paradiso per le vacanze è diventato un inferno. E gli insetti stanno diventando cattivi. Forse porteranno malattie
Ogni cosa è al buio e il tempo sembra fondersi, il giorno diventa notte e la notte giorno e senza corrente la casa sembra inerte e fragile contro il vento.

Gli adulti bambini

L’apocalisse ha stroncato le anime degli adulti, li ha depressi e umiliati, ma da parte loro non c’è mai stata alcuna reazione o un programma anche a dir poco vago su come risollevarsi o cercare di curare il poco che poteva essere recuperabile. Il menefreghismo, la disattenzione e l’inadeguatezza si fanno sentire in ogni ambito della loro vita: le stesse capacità nel proprio ruolo genitoriale vengono messe in dubbio quando Alycia (una dei figli) avrà ad esempio bisogno di urgenti cure mediche e i genitori mostreranno tutta la loro inconsistenza entrando nel panico e non agendo:
«“Stanno mandando i soccorsi?” Chiede il padre di Jen.
“Non lo sappiamo! Non lo sappiamo!” urla la madre.
“Non lo sappiamo” spiega il padre».

Si chiudono in loro stessi e, inetti, si rintanano in un covo di dolore e ricominciano a bere. I meteorologi intanto continuano ad avvertirli dell’urgenza climatica ma, immaturi e saturi delle loro paranoie, procrastinano ogni potenziale azione e pianificazione, ricadono nel vizio e si illudono che la realtà possa essere plasmata a loro piacimento, pur senza che muovano un dito. «Non se la cavano molto bene con gli avvisi a lungo termine. Nemmeno con quelli a medio termine.»

Dio o la Scienza?

Man mano, i figli si appassionano alla lettura della Bibbia illustrata di Jen. Ma come potrebbe essere interpretata da parte di una generazione che non ha mai approfondito l’argomento religioso se non per mezzo di intermediari di cui non hanno alcuna stima? Costretti a crescere troppo in fretta per il rapporto snaturato con gli adulti, sono molto più consapevoli riguardo sé stessi, il loro agire e la realtà dei fenomeni legati alle condizioni ambientali.  

«“Nel libro parlano di Dio ma io e Shel lo abbiamo capito. Dio è una parola in codice, lo abbiamo capito. Dicono Dio ma vuol dire Natura. E noi ci crediamo nella Natura.”
“Ok.” Fa Terry “e che dire di Abramo? È stata la natura a suggerirgli di pugnalare a morte suo figlio Isacco?”
[..] “La natura viene interpretata male [..] in più è una storia. Le cose sono simboli.”»

I figli del diluvio creati da Lydia Millet sono ingenuamente razionali, credono nella scienza e non sanno cosa sia la speranza né l’illusione. Con tale prospettiva è assurdo pensare che possano affidarsi a una qualsiasi fede che non sia quella scientifica, e la lettura biblica diventa quindi un’allegoria fatta e fabbricata dall’uomo, così come tutto il resto (apocalisse compresa), ogni cosa è decifrabile e interpretabile se si hanno le capacità giuste per coglierne il senso profondo e reale. Ogni azione avrà una reazione uguale e contraria: questa lezione l’hanno compresa bene loro malgrado poiché, senza esserne i reali attori, hanno subito passivamente i risultati di una politica e di uno stile di vita dettato dalla mancanza di oggettività e concretezza.

I figli sono arrabbiati con i loro genitori, vivono di frustrazioni e di rancori, guardano il mondo, la loro casa, fatto a pezzi ma sono disarmati: hanno ricevuto solo cocci come eredità e ora non vedono più un futuro. Il diluvio li ha distrutti, ma ha anche lavato via tutti gli errori commessi. Cosa accadrà? Potrà andar meglio o l’umanità è destinata a non migliorare?

Alessia Sicuro

Alessia Sicuro
Classe '95, ha conseguito una laurea magistrale in filologia moderna presso l'Università di Napoli Federico II. Dal 2022 è una docente di lettere e con costanza cerca di trasmettere ai suoi alunni l'amore per la conoscenza e la bellezza che solo un animo curioso può riuscire a carpire. Contestualmente, la scrittura si rivela una costante che riesce a far tenere insieme tutti i pezzi di una vita in formazione.

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